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Tragedia del Raganello, sette anni dopo: il dolore, il peso del passato ed il monito per il futuro

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Tragedia del Raganello, sette anni dopo: il dolore, il peso del passato ed il monito per il futuro

Francesca Bloise

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CIVITA (CS) – È un giorno triste oggi a Civita e su tutto il Pollino. Sette anni fa, nel nefasto 20 agosto del 2018, la furia delle acque del Raganello ha strappato la vita a 10 persone, nove escursionisti ed una guida. Sembrava una giornata d’estate come le altre, nel cuore del Parco del Pollino, in pieno agosto, con tanti turisti e cittadini che affollavano Civita, anche e soprattutto per le escursioni da fare nelle Gole del Raganello, il canyon tra i più belli al mondo che lascia tutti a bocca aperta e porta fino al Ponte del Diavolo.

Eppure in una calda giornata di agosto, di lì a poco, le sorti di quel torrente e di un’intera comunità sarebbero state stravolte per sempre. Un’allerta meteo sottovalutata, un accesso alle Gole non propriamente regolamentato, con controlli mai applicati, ed il maltempo in arrivo dalle montagne, hanno innescato un corto circuito che ha scritto pagine tristi e dolorose per il territorio del Cosentino e di tutta la Calabria.

raganello civita tragedia agosto 2018

La valanga di acqua e fango, anomala e potentissima, alta due metri si è riversata improvvisa e furiosa nel torrente e nelle gole, travolgendo ogni cosa, senza guardare in faccia niente e nessuno, nemmeno chi si trovava lì per trascorrere una giornata di spensieratezza. 44 gli escursionisti che furono sorpresi nelle gole. Molti si salvarono, per 10 di loro non ci fu scampo trascinati per centinaia di metri dalla furia del Raganello ingrossantosi con l’arrivo della pioggia. Alcuni dei loro corpi furono ritrovati anche a quasi 3 chilometri a valle.

I soccorsi, i salvataggi e le vittime

Civita improvvisamente è sprofondata in un vero e proprio dramma. C’era da rimboccarsi le maniche. I soccorsi arrivarono in pochissimo tempo ma le condizioni nella quali dovevano lavorare erano estreme. Vigili del Fuoco, Soccorso Alpino e tantissimi volontari entrano nelle gole, lavorano senza sosta, fino a notte fonda.

Dieci le persone a cui il Raganello ha spezzato la vita, i loro corpi, chiusi nelle bare allineate nella palestra di Civita, rappresentano ancora oggi la ferita più grande ed impensabile che l’acqua ha lasciato ad una piccola comunità. Si tratta di Antonio De Rasis, 32 anni di Cerchiara di Calabria in provincia di Cosenza, la guida esperta e volontario della Protezione Civile che ha fatto di tutto per salvare le persone che si trovano nel fiume con lui.

Raganello tragedia2

Maria Immacolata Marrazzo, 43 anni, avvocato di Torre del Greco, Carlo Maurici, 35 anni, e Valentina Venditti, 34 anni di Roma, Myriam Mezzolla, 27 anni, e Claudia Giampietro di 31, pugliesi. E poi ancora Gianfranco Fumarola 44 anni, anche lui pugliese agente di polizia penitenziaria. Carmen Tammaro 41 anni e Antonio Santopaolo, 44 marito e moglie di Qualiano nel Napoletano. Le loro figlie di 10 e 12 anni si sono salvate. L’ultima vittima fu Paola Romagnoli, ricercatrice di 55 anni di Bergamo.

Sette anni dopo: il ricordo ed il monito lasciato dal Raganello

A sette anni dalla tragedia le immagini di quelle ore concitate sono ancora indelebili negli occhi di chi ha visto la morte in faccia e di tutti coloro che hanno assistito inermi ad una strage che si poteva evitare consumatasi in uno dei luoghi più belli del Pollino. Da allora l’accesso alla gole non è più consentito perchè identificato come luogo pericoloso. Civita ha perso parte della sua vivacità sul fronte turistico e porta con sè il peso di un passato che non si può cancellare e che oggi, più che mai, deve servire da monito affinché tragedia di questo tipo non si verifichino più.

Cosa ci resta oggi? Una lezione preziosissima che il Raganello ci hanno lasciato, quello del rispetto dei luoghi naturali e del monito a non sottovalutare mai la potenza della natura. Dall’altro il tema della prevenzione: la necessità di migliorare la comunicazione dei rischi e dei pericoli informando i cittadini in maniera corretta, costante e puntuale affinché determinate azioni possano non mettere in pericolo le persone e la loro vita.

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