La struttura è stata presentata oggi a Roma, mentre alcuni tifosi ricordano: “E’ la nostra casa, ma siamo stati ignorati. Investite per aiutare i poveri, non i palazzinari”.
COSENZA – “Uno dei temi principali che in questi giorni tengono bando nelle strade e nei bar della nostra città è la questione del nuovo stadio Marulla. Un progetto che già l’anno scorso venne annunciato dall’amministrazione comunale, e che oggi, grazie allo studio di fattibilità presentato oggi a Roma, pare possa cominciare a diventare una realtà. Noi come gruppo – scrivono gli ultrà Cosenza Vecchia 1989 – siamo sempre stati scettici sui progetti e sulle promesse delle amministrazioni, non per questione di colore politico, ma perché le tragedie ed il disagio che ogni giorno viviamo nelle case del nostro quartiere ci hanno fatto capire che le tante promesse e i tanti progetti in pompa magna altro non sono che fumo negli occhi di chi come noi la mattina si deve alzare per guadagnarsi da vivere.
Per questo siamo scettici appena sentiamo di proposte e progetti di grandi opere, non ci fidiamo e spesso e volentieri gli eventi ci hanno dato ragione in questi anni. Vogliamo intervenire in questa questione dello stadio, perché crediamo che come ultrà del Cosenza, dobbiamo avere una minima voce in capitolo all’interno di questo progetto, non per altro lo stadio è stato per tanti di noi una casa, un luogo da dove emanciparsi, un luogo dove poter conoscere nuove persone e crescere con ideali forti. Per noi lo stadio è tutto, è più di un luogo fisico. E’ qualcosa che solo chi è ultrà veramente può capire.
E per questo crediamo che anche a noi bisogna dare delle spiegazioni in merito, e lo vogliamo fare ponendo una serie di domande all’amministrazione comunale. Domande che ci siamo posti tra di noi, e domande che crediamo si siano poste tante persone della nostra città tra una birra ed un caffè. Noi pensiamo che uno stadio così pensato non serva a nessuno, il Marulla aveva bisogno di una ristrutturazione normale, di un adeguamento degli impianti, di favorire l’accesso dei disabili a tutti i settori, e soprattutto di un progetto sportivo serio, che al momento latita. Questi progetti ci convincono sempre di più che da qui a poco vedremo uno stadio a misura di speculazione e lontanissimo dai tanti tifosi del Cosenza”.
LE DOMANDE DEGLI ULTRA’ COSENZA VECCHIA 1989
- La prima questione che salta subito agli occhi è la questione dei posti, in una provincia grande come la nostra, con un pubblico che nell’ultima partita di play off con il Pordenone ha visto 11.000 persone affollare il Marulla, nel nuovo progetto si parla di uno stadio da 11mila posti con un ampliamento massimo di 16.000 posti, come mai questa scelta?
- Quale progettualità c’è per il calcio a Cosenza? Ci sembra che la scelta sia poco lungimirante a prescindere dagli andamenti della squadra degli ultimi anni, se dovessimo andare in serie A ci sarebbe sicuramente un’affluenza molto più ampia della capacità dello stadio che si vuole realizzare, poi cosa succederà? Ne faremo un altro?
- Chi gestirà questo stadio? Il Comune di Cosenza non sarà più gestore, ma gli verrà corrisposto un affitto da una società di gestione. Perché non poteva rimanere di proprietà del Comune? Come mai si preferisce questa soluzione aziendale, a misura della speculazione, che ci pare più favorire i soliti invece che costruire uno stadio a misura dei tifosi?
- Qual è il prezzo che la città dovrà pagare? Quali regole detterà per l’utilizzo dello stadio il Paperon de’ Paperoni che ne diverrà concessionario? Quanto bisognerà pagare per organizzarvi un concerto o qualsiasi altro evento? Sarà un impianto per un pubblico di soli ricchi, sulla scia di quanto già avvenuto in altri contesti?
- L’unica cosa che riguarderà noi comuni mortali sarà il fatto che dovremo pagare il debito che rimarrà, perché il credito sportivo e Invimit stanno facendo un prestito che tale società di gestione dovrà restituire, quindi alla fine gli indebitati saremo sempre noi, e se la società di gestione fallisce viene chiuso lo stadio?
- Viste le aree commerciali previste, il museo del club e tutto quello che ci sta intorno questo stadio sarà economicamente sostenibile? Si calcolano 15/30 anni di ammortamento e se non dovesse essere così? Cosa succederà al nostro tanto amato stadio?
- Ed ancora le attività sportive oltre il calcio che al momento affollano i magazzini dello stadio come la boxe popolare che fine faranno? Un’esperienza importante come quella verrà spostata per fare spazio ad un decathlon?
- Ci saranno dei settori con prezzi popolari? Oppure bisognerà seguire le linee aziendali e quindi pagare biglietti esosi per poter sostenere le spese dello stadio?
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