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SOS Coldiretti, da Cosenza il grido d’allarme «fermare la strage di piante da frutto». Già perse 100mila 

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SOS Coldiretti, da Cosenza il grido d’allarme «fermare la strage di piante da frutto». Già perse 100mila 

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Coldiretti strage di piante

COSENZA – Addio a oltre 100 milioni di piante di frutta fresca in Italia negli ultimi quindici anni con la scomparsa che riguarda tutte le principali produzioni, dalle mele alle pere, dalle pesche alle albicocche, dall’uva da tavola alle ciliegie, dalle arance alle clementine mentre in controtendenza tengono solo il cedro e il bergamotto. È quanto emerge dall’analisi presentata in occasione della giornata nazionale della frutta italiana nel villaggio della biodiversità contadina a Cosenza dove sono scesi in piazza i giovani agricoltori della Coldiretti per fermare la strage di piante da frutto che sta provocando la desertificazione dei territori nelle regioni italiane con drammatici effetti sui consumi nazionali e sul clima, l’ambiente, il paesaggio e la salute degli italiani.

Strage di piante, la protesta dei giovani agricoltori

Nella giornata nazionale della frutta è iniziata al Villaggio Coldiretti contadino di Cosenza la protesta dei giovani della Coldiretti per fermare l’abbattimento delle piante che sta provocando la desertificazione dei territori con drammatici effetti sui consumi nazionali e sul clima, l’ambiente, e la salute degli italiani. Nella patria delle clementine in Calabria nel cuore pulsante di Cosenza è stato realizzato un vero e proprio villaggio della biodiversità contadina dove toccare con mano la qualità e la diversità della frutta italiana che i giovani Coldiretti vogliono difendere.

Nei cartelli si legge “adotta un albero”, “un frutto al giorno leva il medico di torno”, “costi raddoppiati consumi crollati”, “piantiamola: più alberi meno smog”, “dobbiamo vendere 3 chili di arance per un caffè”. Cuochi contadini sono al lavoro per far conoscere i segreti della frutta nel piatto e nel bicchiere ma sono presenti anche agronomi, nutrizionisti e tanti cittadini ai quali i giovani offrono agrumi nell’ambito del progetto di raccolta fondi a sostegno della realizzazione e dello sviluppo del Centro per lo Studio dei disturbi del comportamento alimentare in età pediatrica dell’Ospedale Bambino Gesu’.

SOS FRUTTA PROTESTA GIOVANI A COSENZA

SOS clima  “persi 560mila ettari di superficie coltivata a frutta

Complessivamente la superficie italiana coltivata a frutta – sottolinea la Coldiretti – si è ridotta a 560mila ettari con la perdita di oltre centomila ettari rispetto a 15 anni fa con conseguenze sul primato produttivo nazionale in Europa che si estende dalle mele alle pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle castagne fino al cedro e al bergamotto la cui produzione mondiale si concentra per il 90% in Calabria. La situazione peggiore si registra sulle arance, con 16,4 milioni di alberi abbattuti, sulle pesche, dove sono scomparsi quasi 20 milioni di piante, e sull’uva, dove mancano all’appello 30,4 milioni di viti, secondo la stima Coldiretti. Pesante anche la situazione per nettarine e pere dove ne sono spariti rispettivamente 14,9 milioni e 13,8 milioni.

 

LA STRAGE DEL FRUTTETO ITALIANO – SUPERFICIE COLTIVATA IN ETTARI

  2008 2022 DIFFERENZA IN % PIANTE PERSE
Melo 59.132 59.050 -0,13% 80.000
Pero 40.696 26.867 -34% 13.800.000
Pesche 60.115 40.187 -33% 19.900.000
Nettarine 32.992 18.115 -45% 14.900.000
Albicocche 18.582 18.308 -1,5% 300.000
Ciliegie 29.732 29.430 -1% 300.000
Susino 14.516 12.840 -11,5% 1.700.000
Uva da tavola 70.871 40.426 -43% 30.400.000
Arance 100.631 84.252 -16,3% 16.400.000
Clementine 27.920 25.387 -9% 2.500.000
Limoni 26.793 25.641 -4,3% 1.200.000
Mandarini 9.489 7.581 -20% 1.900.000
Totale 665.754 563.890 -15,3% 103.380.000

 

 

Preoccupa l’impatto climatico e il caro energia

Un trend pericoloso anche dal punto di vista ambientale con degrado e all’abbandono che favorisce le alluvioni e le frane. A preoccupare è anche l’impatto climatico: le coltivazioni, come le foreste, possono generare benefici ecosistemici che non sono solo la rimozione di CO2 ma, ad esempio, il miglioramento della biodiversità e della qualità dell’aria, secondo un’analisi di Rete Clima. Una pianta adulta – precisa Coldiretti – è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili e un ettaro di piante elimina circa 20 chili di polveri e smog in un anno. In altre parole, quindi con la strage di piante da frutto è venuta a meno in Italia la capacità di assorbimento di ben 2 milioni di chili di inquinanti all’anno.

Sul settore pesano poi i rincari energetici che spingono i costi correnti per la produzione della frutta che arrivano ad aumentare del 42% con un impatto traumatico sulle aziende agricole.  L’impennata dei costi di produzione ha colpito tutte le fasi dell’attività aziendale – rileva Coldiretti – dai carburanti per la movimentazione dei macchinari alle materie prime, dai fertilizzanti agli imballaggi. Gli incrementi non hanno risparmiato neppure la plastica per le vaschette, le retine e le buste, la carta per bollini ed etichette, il cartone ondulato come il legno per le cassette. Senza dimenticare gli effetti dei cambiamenti climatici e il moltiplicarsi degli eventi estremi con danni sui raccolti anche a causa degli insetti e dei patogeni alieni e le difficoltà di reperimento della manodopera.  A causa del surriscaldamento sono arrivati parassiti “alieni”, mai visti prima, che si sono accaniti sulle produzioni nazionali, dal cinipide galligeno che ha decimato le castagne alla Tristeza degli agrumi e molti altri come testimonia la recente la biblica invasione nel Nord Italia della “cimice marmorata asiatica”.

Ma a colpire il settore è anche la concorrenza sleale delle produzioni straniere – continua Coldiretti -, con la frutta Made in Italy stretta nella morsa del protezionismo da un lato e del dumping economico e sociale dall’altro. Le pere cinesi Nashi, ad esempio, arrivano regolarmente nel nostro Paese – rivela Coldiretti -, ma quelle italiane non possono andare in Cina perché non è stata ancora concessa l’autorizzazione fitosanitaria. E finché non è chiuso il dossier pere non si può iniziare a parlare di mele, perché – spiega la Coldiretti – i cinesi affrontano un dossier alla volta. Ma porte sbarrate anche ai kiwi in Giappone perché non è ancora completato il dossier fitosanitario aperto dal 2008, in barba all’accordo di libero scambio Jeta siglato dall’Unione Europea con il governo nipponico.

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