Tirreno
Scalea, misterioso caso di botulino: Debora ricoverata due volte «sintomi gravi, febbre, ma non ho mangiato al foodtruck»
SCALEA (CS) – I casi di botulino a Diamante hanno scosso l’estate lungo la Riviera dei Cedri ed in tutta la Calabria, arrivando fino in Campania. Giovani e meno giovani sono finiti in ospedale in gravi condizioni, dopo aver consumato un panino al foodtruck sul lungomare di Diamante. E c’è anche chi ha perso la vita. A distanza di molte settimane però, emerge un nuovo racconto, quello di una ragazza di 24 anni, Debora Malvito, di Scalea, che proprio nei giorni in cui il focolaio di botulino si espandeva, è finita in ospedale anche lei per un’intossicazione alimentare. Per Debora la diagnosi immediata è stata ‘sospetto botulino’ ma lei a Diamante non c’è stata e non ha consumato nessun panino con rape al foodtruck.
Debora, finita per ben due volte in ospedale, oggi sta meglio. È in lenta guarigione e ha trovato la forza di parlare della sua storia sui social. Con noi ha ripercorso quei difficili momenti che sono ancora impressi nella sua mente.
Scalea ed il misterioso botulino. La storia di Debora: i primi sintomi, poi il ricovero all’Annunziata
È una notte come le altre, quella del 12 agosto. Sono le 3.30 circa quando Debora inizia ad accusare alcuni sintomi che la disturbano. Non ci dà molto peso, non vuole disturbare il suo compagno che riposa e resiste. I dolori però via via, si fanno più intensi: nausea, poi il vomito, il formicolio del braccio sinistro, la secchezza delle fauci, fino alla debolezza degli arti inferiori. Tutti sintomi tipici di un’intossicazione da botulino. Sopraggiunge anche la febbre, un sintomo che solo dopo, con il consulto dei medici, la 24enne scoprirà non essere tipico dell’intossicazione da botulino.
Sono le 9 del mattino e Debora non ce la fa più, chiede aiuto alle persone che vivono nel suo residence, a Scalea, che chiamano i soccorsi. Immediato il trasporto all’ospedale di Praia a Mare. Qui i primi rilievi dei medici e la prima diagnosi: sospetto di un’ intossicazione alimentare da botulino. Il trasferimento presso l’ospedale Annunziata di Cosenza è immediato.
I medici sono dubbiosi, rilevano che ci sia una intossicazione alimentare, ma sul fatto che sia botulino o meno, non hanno certezza. Debora riceve comunque tutte le cure del caso, in attesa dei riscontri, e resta all’Annunziata per ben sette giorni, ricoverata nel reparto di Malattie Infettive e Tropicali. Il peggio è passato e così la 24enne viene dimessa.
Poi la conferma del batterio arriva direttamente dall’Istituto Nazionale Superiore della Sanità di Roma grazie all’analisi della feci: è botulino. I protocolli sanitari del caso sono attuati. Debora non riceve il siero antibotulinico perchè non è necessario. I carabinieri del Nas effettuano controlli nei luoghi nei quali la giovane ha consumato dei pasti ma non trovano nulla di irregolare.
Scalea, il botulino diagnosticato a Debora: debole ma sta bene
Debora ha una ricaduta, si sente di nuovo male e viene trasportata in elisoccorso all’ospedale di Cosenza. Questa volta il suo ricovero dura sei giorni. Il medici le spiegano: “lentamente il botulino sta abbandondo il mio corpo – racconta – ma rimangono ancora gli strascichi”.
Ad oggi il suo corpo è ancora debole, la giovane di Scalea ha bisogno di riposo e non è ancora tornata al lavoro. I segni più evidenti che le restano del botulino sono alla vista. “Vedo annebbiato e a tratti offuscato – ha spiegato – e i medici mi hanno consigliato di effettuare una visita oculistica per comprendere se il nervo ottico è stato danneggiato o meno”.
Cosa ha provocato il botulino: ancora non c’è certezza
I sintomi del botulino su Debora si sono verficati tutti, tranne la febbre. “I medici mi hanno spiegato che non è tipica di questi casi – ha precisato la 24enne. – Nel corso del ricovero venivo stimolata con dei pizzicotti. Li sentivo alle gambe ma non alle braccia, era come se fossero quasi paralizzate”.
“Non ho mangiato a Diamante”
Quello che complica l’analisi del caso di Debora è che lei, non ha mangiato al foodtruck di Diamante e non ha consumato sott’olii e conserve nei giorni precedenti i sintomi. “Lavoro nella ristorazione e so quanto questi alimenti possano essere pericolosi e per questo li evito” ci ha detto. Cosa ha potuto scatenare allora l’intossicazione?
I dubbi della giovane si sono concentrati nei confronti di un kebab e di una pizza marinata, consumati nei giorni precedenti il malore, ma i dottori hanno scongiurato che questi alimenti, che vengono cotti ad alte temperature, possano aver provocato l’intossicazione. “Ad oggi non riesco ancora a capire quale alimento possa aver provocato il botulino“.
Il ringraziamento ai medici ed il messaggio per tutti
Debora resta in contatto con i medici di Cosenza e con l’Istituto di Sanità che monitorano le sue condizioni di salute. A tutti i medici e gli operatori va il suo ringraziamento per quanto è stato fatto anche se sulle cause che hanno scatenato il suo malore ancora solo nebbia. Infine, prima di salutarci al telefono, Debora ha voluto mandare un messaggio: “Mai dire mai, può succede sempre di tutto! Quello che voglio dire è di prestare sempre molta attenzione a qualsiasi alimento si mangia“.
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