SANTA CATERINA DELLO IONIO (CZ) – Quello che gli ambientalisti temevano è purtroppo accaduto: un nido di Corriere piccolo (Charadrius dubius), specie protetta e sempre più rara, è stato distrutto da una ruspa durante le operazioni di pulizia meccanica della spiaggia, provocando la morte di un pulcino di pochi giorni. La tragedia si è consumata il 18 giugno su un tratto di litorale che, fino a ieri, era stato segnalato come area sensibile per la fauna selvatica.
Non sono bastati gli avvisi, le lettere dell’assessorato regionale all’Ambiente, né le segnalazioni della Lipu e delle associazioni WWF, Caretta Calabria Conservation e StorCal a impedire l’uso di mezzi pesanti. Le immagini del pulcino esanime (nel video in basso) e del genitore che cercava invano di salvarlo distraggendo il pericolo, secondo l’istinto tipico della specie, hanno suscitato sdegno e commozione tra i cittadini e gli ambientalisti.
Il Corriere piccolo, come il Fratino e la Tartaruga marina che nidificano sulle stesse coste, è tutelato da leggi italiane ed europee (Legge 157/92, Direttive Habitat e Uccelli, Convenzione di Berna). La distruzione di nidi ed esemplari rappresenta una violazione grave che potrebbe avere conseguenze legali.
L’area in questione è infatti un habitat prezioso: oltre al nido distrutto, sono stati recentemente individuati un secondo nido della stessa specie e la presenza di Caretta caretta, con almeno una nidificazione confermata. Nelle vicinanze è presente anche un nido di Fratino, già noto da maggio.
A seguito dell’episodio, le operazioni di pulizia meccanica sono state sospese, ma per le associazioni ambientaliste il danno è fatto e l’indignazione è altissima. «Le spiagge – denunciano – non sono solo luoghi di svago, ma habitat vitali per molte specie. È ora di dire basta all’uso indiscriminato di ruspe e trattori». Le associazioni chiedono che l’accaduto diventi un monito per tutti i comuni costieri calabresi, affinché venga finalmente adottato un approccio rispettoso e sostenibile verso l’ambiente costiero. «Quello che per noi è un posto dove piantare l’ombrellone – concludono – per altre specie è l’unico luogo dove la vita può continuare».
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