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Rosa Vespa, gli avvocati ribattono alla controparte: “Gridare allo scandalo non è accettabile”

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Rosa Vespa, gli avvocati ribattono alla controparte: “Gridare allo scandalo non è accettabile”

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COSENZA – I legali di Rosa Vespa, la donna accusata del rapimento della piccola Sofia Cavoto dalla Clinica Sacro Cuore di Cosenza, che nella giornata di oggi ha ricevuto i domiciliari, rispondo agli avvocati che assistono i genitori della piccola che questa mattina hanno impugnato la decisione della misura cautelare agli arresti domiciliari. Ribadendo che “la sacralità dell’aula di giustizia non può e non deve essere sostituita dai processi mediatici – gli avvocati Gianluca Garritano e Teresa Gallucci – precisano alcune circostanze e spiegano le ragioni di determinate scelte difensive e processuali“.

Rosa Vespa, le precisazioni degli avvocati

“Il G.1.p. di Cosenza, su istanza difensiva e con parere favorevole del Pubblico Ministero procedente, ha ritenuto l’insussistenza, allo stato attuale, di esigenze cautelari tali da giustificare la custodia cautelare in carcerespiegano i legali di Rosa Vespa – La misura oggi applicata, arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico (appena sarà disponibile), è stata ritenuta assolutamente sufficiente a garantire un eventuale pericolo di reiterazione del reato“.

“Gridare allo scandalo – aggiungono gli avvocati di Vespa – per la modifica di una misura cautelare in carcere con altra misura meno afflittiva, ma sempre fortemente limitativa della libertà personale, è accettabile da haters dei social e non da chi esercita la professione forense”. Si continua, precisano i due, attraverso l’uso dei media, “ad insinuare dubbi sull’eventuale responsabilità anche dei familiari della Rosa Vespa. Le convinzioni personali, è risaputo, – aggiungono – non possono mai entrare nella valutazione della prova penale da parte di un Giudice”.

Garritano e Gallucci: “Nessuna partecipazione di altri soggetti”

Gli atti processuali, dicono ancora Garritano e Gallucci “smentiscono categoricamente qualsiasi partecipazione di altri soggetti nel reato contestato. Infine, per quanto attiene alla richiesta, respinta dall’imputata, di sottoporsi ad una visita da parte dei consulenti nominati dai colleghi di controparte, rappresentiamo che è stata una scelta difensiva dettata da valutazioni che verranno affrontate esclusivamente nelle sedi opportune e, in ogni caso, tali scelte non possono rappresentare spunto di conclusioni medico-psichiatriche, perché, se così fosse, gli accertamenti tecnici non assolverebbero la loro funzione”.

I due legali concludono auspicando che “le future questioni di natura tecnica-processuale
vengano affrontate nelle aule dei Tribunali, atteso che, per come recentemente ribadito dalla Camera Penale di Cosenza, la Giustizia è “In nome del Popolo” e non “Giustizia del Popolo”.

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