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Rivalutazione delle pensioni nel 2025: chi resta escluso e perché

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Rivalutazione delle pensioni nel 2025: chi resta escluso e perché

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COSENZA – Con l’entrata in vigore della Legge di Bilancio 2024, il tema della rivalutazione delle pensioni è tornato al centro del dibattito pubblico, delineando un quadro complesso per milioni di cittadini. Il provvedimento ha introdotto un meccanismo di perequazione selettivo, garantendo l’adeguamento pieno all’inflazione solamente agli assegni fino a quattro volte il trattamento minimo INPS.

Rivalutazione delle pensioni

Per tutti gli altri, ossia per chi percepisce un trattamento superiore ai 2.500 euro lordi mensili, la rivalutazione è stata solo parziale. Secondo le analisi congiunte di Cida e Itinerari Previdenziali, questa misura interessa una platea vasta e significativa: oltre 3,5 milioni di pensionati, più di un quinto del totale, si trovano a fare i conti con un potere d’acquisto eroso. La decisione, giustificata dal governo con la necessità di contenere la spesa pubblica, che in Italia supera il 16% del PIL, ha di fatto penalizzato una fascia consistente di pensionati, il cui assegno è frutto di decenni di contributi versati.

L’impatto economico di questa mancata perequazione non è trascurabile e si proietta su un orizzonte temporale lungo. Le stime di Itinerari Previdenziali parlano chiaro: un pensionato con un assegno superiore ai 2.500 euro lordi rischia di perdere, nell’arco di un decennio, un importo cumulato di almeno 13mila euro. La perdita aumenta esponenzialmente al crescere del reddito pensionistico, arrivando a toccare la cifra di 115mila euro per chi percepisce trattamenti oltre i 10.000 euro lordi.

Penalizzazione sull’intero importo dell’assegno

A rendere la misura ancora più incisiva è un dettaglio tecnico fondamentale: la penalizzazione viene applicata sull’intero importo dell’assegno e non per scaglioni, un meccanismo che amplifica l’effetto della decurtazione. Questa scelta posiziona l’Italia in un gruppo ristretto di Paesi europei, come sottolineato dall’OCSE, dove non viene garantito a tutte le pensioni lo stesso incremento percentuale per adeguarle al costo della vita. Ne deriva una progressiva contrazione della capacità di spesa per una parte importante della popolazione anziana.

Se da un lato la scelta di tutelare con maggiore enfasi gli assegni più bassi risponde a un principio di equità sociale, dall’altro è innegabile che la perdita del potere d’acquisto sia un fenomeno che colpisce in maniera trasversale tutti i redditi, compresi quelli medio-alti esclusi dalla piena rivalutazione. L’inflazione, infatti, non fa distinzioni e l’aumento dei costi per beni e servizi essenziali erode il valore reale di ogni entrata.

Perdita del potere d’acquisto

Come evidenziato dal presidente di Cida, il problema è strutturale e di lunga data: negli ultimi trent’anni, le pensioni medio-alte hanno già perso circa un quarto del loro potere d’acquisto. Questa situazione ha conseguenze tangibili sulla qualità della vita, costringendo a rivedere le spese per la sanità, l’assistenza, la cultura e il tempo libero, e generando un clima di crescente insicurezza economica per chi contava su un tenore di vita pianificato sulla base dei contributi versati durante l’intera carriera lavorativa.

Questa progressiva erosione del reddito disponibile ha portato a un fenomeno sempre più diffuso: la necessità per molti pensionati di ricorrere al credito per far fronte alle spese correnti o per sostenere i propri familiari. In questo contesto, la cessione del quinto per pensionati si è affermata come una delle soluzioni di finanziamento più gettonate in Italia.

Le ragioni sono molteplici. Da un lato, emerge con forza il ruolo dei nonni come pilastro del welfare familiare, spesso chiamati ad aiutare figli e nipoti ad affrontare spese importanti, dagli studi all’acquisto di una casa. Dall’altro lato, per un numero crescente di pensionati, il costo della vita (specialmente nelle grandi città) è diventato semplicemente insostenibile con il solo assegno mensile. Il ricorso al credito da parte dei pensionati è quindi un fenomeno ormai strutturale e consolidato.

E nonostante i tassi di interesse siano in una fase di stabilizzazione dopo un periodo di calo, assicurarsi la rata più sostenibile rimane una priorità assoluta per chiunque debba gestire un budget fisso. Anche per questo l’immagine del pensionato poco avvezzo alla tecnologia è superata: oggi vedere un pensionato che naviga il web per simulare una cessione del quinto prima ancora di presentare la richiesta è una scena all’ordine del giorno, perché il risparmio è una necessità per tutti coloro che devono far fronte a costi della vita sempre più alti.

I dati dell’Osservatorio Finanziamenti di PrestitiOnline.it indicano che il TAEG medio per una cessione del quinto richiesta da un pensionato si attesta attualmente intorno al 6,59%, una condizione spesso più vantaggiosa rispetto ad altre forme di prestito personale. Questa consapevolezza spinge un numero crescente di persone a informarsi e confrontare le offerte online per ottimizzare le proprie risorse.

In conclusione, il quadro che emerge dalla Legge di Bilancio 2024 e dalle dinamiche di mercato è quello di una profonda trasformazione della condizione economica dei pensionati italiani. La mancata rivalutazione degli assegni medio-alti ha accelerato un processo di

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