Occhiuto era “abusivo” ma non c’è chi lo sostituisca. Chi potrà indire le nuove elezioni?
Giustizia è fatta, hanno tuonato gli esponenti del Pd, che subito hanno messo il cappello sulla vittoria ottenuta ieri al Tar. Una vittoria “di sghimbescio”, perché Enrico Morcavallo, l’avvocato (e consigliere comunale d’opposizione a Cosenza) che ha gestito il ricorso vittorioso non ha attaccato frontalmente Occhiuto, reinsediatosi alla guida della Provincia a luglio. L’ha aspettato al varco in attesa di un atto che non poteva non fare: il decreto di convocazione dei comizi elettorali, data l’oggettiva impellenza del rinnovo del consiglio provinciale.
Ed ecco il paradosso emerso dalla sentenza del Tar: Occhiuto non poteva emanare un decreto ma non poteva neppure esimersi dall’emanarlo. Infatti, mentre il Consiglio provinciale dura in carica due anni, il presidente, salva decadenza, ne dura quattro. Perciò a lui tocca la convocazione. E, fin quando ci saranno le Province, sarà matematico che un presidente resti in carica e debba coabitare a forza con un Consiglio rinnovato.
Ma il Tar è stato chiaro: Occhiuto, a febbraio, è decaduto da sindaco e, contestualmente, da presidente della Provincia. Non è vero, invece, che la sua rielezione a sindaco comporti automaticamente il reinsediamento alla guida della Provincia. Occhiuto, semmai, può essere rieletto, ma la sua situazione non è stata considerata “sanabile”.
Ed ecco, quindi l’indizione delle elezioni è stata annullata.
Occhiuto è risultato, secondo i magistrati catanzaresi, un presidente illegittimo. Lui ne ha preso atto, ma fino a un certo punto: infatti ha già annunciato di voler ricorrere al Consiglio di Stato. Il che aprirebbe nuovi scenari. Infatti, il Tar non ha messo in evidenza “solo” l’illegittimità di Occhiuto. Ha pure svelato, impietosamente, le lacune dello Statuto della Provincia e le difficoltà di conciliare lo Statuto con la riforma Delrio.
Non a caso, l’ultima battaglia legale vittoriosa, non l’ha intrapresa da Graziano Di Natale, il consigliere paolano del Pd, ma Enrico Marsico. Di Natale, ricorderanno i lettori, aveva già vinto, in primo grado e in appello, l’impugnativa contro Francesco Giuseppe Bruno, il consigliere coriglianese vicino all’area politica di Fausto Orsomarso, indicato da Occhiuto come vicepresidente (e, quindi “reggente”) anche per evitare che la Provincia finisse nelle mani del Pd.
Non è un dettaglio da poco, questo: potrebbe indicare la mancanza di legittimazione legale di Di Natale, che ambiva alla presidenza in qualità di consigliere anziano, ad agire contro Occhiuto. Tradotto in soldoni: Occhiuto non può essere presidente, ma neppure Di Natale.
La legalità, quindi, è stata ripristinata. Ma sin troppo. E il risultato, a prescindere dalle denunce penali minacciate da Morcavallo, è il caos.
m.m.