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Processo Bergamini, l’ex rossoblu Presicci: «Denis è stato ucciso». In aula si commuove

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Processo Bergamini, l’ex rossoblu Presicci: «Denis è stato ucciso». In aula si commuove

Bernadette Serratore

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COSENZA – Trentasettesima udienza del processo che mira a far luce sulla morte dell’ex calciatore del Cosenza calcio Denis Bergamini, avvenuta a Roseto Capo Spulico il 18 novembre 1989. Stamattina, in Corte d’Assise a Cosenza, era assente l’unica imputata per la morte del calciatore rossoblu Isabella Internò accusata di omicidio pluriaggravato e premeditato con l’aggravante dei futili motivi. Chiamati a testimoniare due ex giocatori del Cosenza Calcio nonché compagni di squadra di Denis: Nicola Di Leo e Gianluca Presicci. Di Leo racconta alla corte di aver trascorso con Bergamini solo gli ultimi quattro mesi di vita del calciatore. Più che una amicizia li legava una conoscenza professionale ‘sul campo’: “Denis era un ragazzo eccezionale”. 

“Tutti professionisti ma Denis di più”

Diverso e più profondo è stato invece il rapporto con Gianluca Presicci, per tre anni calciatore rossoblu, amico fraterno di Denis e coinquilino di Michele Padovano. “Ho fin da subito legato con Bergamini probabilmente perché, in squadra, eravamo i più piccoli, coetanei. Avevamo un rapporto splendido, eravamo sempre insieme. Un ragazzo d’oro, per bene, tra i più seri mai conosciuti e poi amava la vita. Già all’età di 24 anni era ‘Bergamini’. Eravamo tutti dei professionisti ma Denis lo era di più. Avevamo un unico obbiettivo – continua Presicci – fare carriera al meglio possibile. Noi, vivevamo per il calcio.” L’ex giocatore del Cosenza calcio racconta, in particolare, l’ultima vacanza fatta insieme a Denis, a Riccione. “Con noi c’erano anche Padovano e Ciccio Marino. Era giugno, o giù di lì. Ricordo che quella fu una “vacanza lavoro”. Andammo quasi per fare calcio mercato. Giocavamo tutto il giorno in spiaggia. Sfidammò anche dei ragazzi del posto che non sapevano di giocare contro dei professionisti. Eravamo una famiglia”.

“Denis è stato ucciso”

“Ero a Modena quando ho saputo della sua morte. Non giocavo più con il Cosenza Calcio. Ricordo che quel sabato sera il mister entrò nella mia stanza e spense la tv. Dovevo giocare il giorno dopo e forse voleva che dormissi. L’ho saputo la mattina di domenica“. A questo drammatico ricordo cade in silenzio in aula. Gianluca Presicci si commuove davanti alla corte. 

“E’ impossibile. E’ impossibile. Sono queste le parole che mi ripetevo – continua l’ex calciatore -. Eravamo stati in vacanza a giugno e non dava nessun segnale di sofferenza. Zero. E poi, Bergamini nei momenti più bassi era ancora più forte e più determinato a risollevarsi“. Gianluca Presicci, tra la commozione, racconta che la notizia gli parve così incredibile – conoscendo bene Bergamini – che si confrontò con Padovano per capire se lui sapesse qualcosa in merito alla morte dell’amico. ‘Ciccio (nomignolo con il quale Padovano chiama ancora tutt’oggi Presicci n.d.r) ma stai scherzando?’. “Dalla sua voce, dalla sua disperazione capì che Michele era assolutamente estraneo ai fatti. Non ho mai creduto al suicidio. E’ morto per mano di qualcuno. Denis è stato ucciso”.

La telefonata con Donata

“Circa sette anni fa, ho sentito telefonicamente Donata. Era profondamente turbata. Cercava ovunque indizi, prove e testimonianze. Mi chiese di parlare con Padovano. A quel punto mi sono sentito in dovere di dirle: ‘se ti rimane ancora un po’ di forza, vai verso un’altra direzione perché Padovano non c’entra nulla. E lei mi diede retta”.

La Corte ha deciso di acquisire la dichiarazione resa da Maria Zerbini, la madre di Denis, a causa delle sue condizioni di salute che le impediscono di deporre in aula. La prossima udienza è stata fissata per l’8 marzo.

 

 

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