Area Urbana
«No alla fusione dei Comuni imposta dall’alto»: Castrolibero chiede aiuto ad Anci
 
																								
												
												
											CASTROLIBERO (CS) – La fusione tra Cosenza, Rende e Castrolibero non s’ha da fare. Anche il primo cittadino Orlandino Greco, dopo il sindaco di Cosenza, non ci sta a fondere il proprio comune con quelli limitrofi e chiede aiuto all’Associazione Nazionale Comuni Italiani e al suo presidente Antonio De Caro.
“Gentilissimo Sindaco e Presidente Anci, è un mio impellente dovere scriverLe. In Calabria, è stata recentemente approvata dal Consiglio regionale una modifica – inserita in un provvedimento omnibus votato il 22 c.m. – alla legge nr. 15/2006 che, in tema di fusione dei comuni, svuota del tutto il significato del referendum preventivo delle comunità coinvolte, riducendolo così a strumento meramente consultivo. Ciò allo scopo di affidare esclusivamente alla Regione il potere di decidere al riguardo, prescindendo dalla volontà e autodeterminazione di ciascun territorio interessato e quindi dall’ eventuale esito negativo del referendum stesso.
Una contraddittorietà manifesta con un altro articolato (art. 2) della legge medesima – precisa Greco – che assegna proprio ai comuni interessati l’esercizio esclusivo di proporre una eventuale fusione – da qui la definizione che l’anzidetta reca di «fusioni volontarie dei Comuni» e non già imposte e «sulla base dell’iniziativa dei Comuni» e non già per decisione della Regione – da compiersi tra comuni limitrofi. Così non è stato con quella che dovrebbe riguardare Cosenza, Rende e Castrolibero disposta ex abrupto dal Consiglio regionale calabrese.
E’ quindi mio dovere segnalare alla Sua attenzione, nella mia qualità di sindaco recentemente eletto del comune di Castrolibero, l’intervenuto atto di prepotenza istituzionale perpetrato dal Consiglio regionale calabrese nei confronti dell’esercizio delle pratiche democratiche, di quelle individuate a tutela delle libere scelte della collettività. Lo faccio in un particolare momento, nel quale si avverte più che mai l’esigenza di rivedere complessivamente la disciplina generale e le funzioni fondamentali degli enti locali, da sostenere con la ormai prossima metodologia finanziaria basata sui fabbisogni standard, sostitutiva di quella incentrata sulla spesa storica: un cambiamento radicale che dovrà essere funzionale a concorrere all’equilibrio di bilancio della Repubblica.
Tutto questo – chiosa ancora il primo cittadino di Castrolibero – dimostra una scarsa considerazione, insomma, dei valori costituzionali identificativi dei diritti di cittadinanza, tra i quali quelli di erigersi a salvaguardia della autonomia dei propri comuni, palesemente violata a seguito dell’esclusione delle rispettive comunità dalle decisioni determinanti il proprio futuro, sia di quelle esercitate in via diretta che attraverso gli organi dai medesimi eletti. Un assunto che offende l’autonomia posta a presidio della esistenza stessa dei Comuni e che sottrae irragionevolmente agli organi gestori dei Comuni l’importanza del dibattito e del confronto pubblico di aula su un tema così importante e fondamentale per l’esistenza stessa dell’ente di appartenenza, cui consegue – in difetto – lo scioglimento.
Così facendo la fusione rischia di diventare un atto burocratico d’imperio contra la civitas. Quindi, senza anima, corpo e ragione collettiva. Lei Presidente, più di ogni altro, conosce i danni di un confuso ricorso alla fusioni, cui è dato pervenire solo a seguito di analisi e studi curati di fattibilità, propedeutici alle scelte di mettere insieme, in un unico Ente, il meglio di ciò che ogni Comune esprime distintamente, contribuendo così a collaborare per il buon esito dell’equilibrio economico. Un risultato, quest’ultimo, messo obiettivamente in discussione, attesa la condizione di uno dei tre comuni in profondo dissesto, più esattamente la città capoluogo.
Ritengo che Lei, per il Suo importante ruolo di massimo riferimento nazionale dei Sindaci Italiani, possa adoperarsi in ogni mezzo per riportare la disciplina calabrese in materia di fusioni in una condizione di regolarità, di rispetto della volontà delle cittadinanze coinvolte e, infine, di tutela del principio di quella autonomia ineludibile che la Costituzione attribuisce ai Comuni, in siffatti ipotesi chiaramente violata. Il tutto – conclude Greco – mediante sollecitazione al Governo perchè lo stesso impugni davanti la Corte costituzionale, a mente dell’art. 127 della Carta, questa legge regionale, nella parte qua, per ripristinare l’autonomia dei Comuni nel decidere il proprio destino, nell’esercizio della centralità che la Costituzione assegna loro all’art. 118″.
 
                         
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
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