Area Urbana
Nessuna forza può bloccare di fronte all’amore per i figli: è questo “Il coraggio delle madri”
COSENZA – Tutte le vibrazioni pulsanti e salvifiche delle madri, le attese, le paure, quella forza infinita che viene da chi genera la vita e che non si ferma davanti a niente. È stato questo il tema dell’incontro intitolato “Il coraggio delle madri”, voluto dalla presidente della Provincia di Cosenza, Rosaria Succurro, che si è svolto questa mattina nell’auditorium Guarasci per celebrare la giornata dedicata alle donne e alle mamme. “Un’importante occasione per ricordare il ruolo fondamentale delle donne e delle madri nella nostra società”, ha detto Rosaria Succurro. Un excursus storico e letterario sulla potenza sociale, oltre che umana, delle madri.
“Non c’è alcuna forza al mondo che possa bloccare il coraggio di una madre rispetto ai propri figli”, ha detto il giornalista e scrittore Arcangelo Badolati nel corso della sua intensa narrazione davanti alle autorità civili e militari, ai docenti e, soprattutto, davanti agli alunni di vari istituti scolastici che hanno ascoltato in religioso silenzio. Una lectio magistralis molto sentita, quella di Badolati, per onorare la figura più importante nell’esistenza di ognuno.
Le citazioni e gli approfondimenti su Ungaretti, Pasolini, Alvaro, Goran, Quasimodo, Luzi e Fallaci sono stati intervallati dalle letture dell’attrice napoletana Eva De Rosa e dell’attrice cosentina Emilia Brandi. “Qual è la prima parola che dice un bambino? Qual è l’ultima? A chi vi rivolgete quando siete in difficoltà? Alla mamma”. Badolati ha esortato i ragazzi ad innamorarsi dei versi: “Le madri hanno gli occhi di lupa, io immagino l’odore delle madri che è l’odore dei gelsomini”.
Ed ancora: “Le madri difendono i figli davanti a chiunque, non hanno paura di niente”. Riferimenti letterari alti – come i classici sempre attualissimi – ripresi con trasporto come in un monologo teatrale: lo strazio di Andromaca che deve salutare Ettore sapendo che potrebbe non rivederlo, e l’amore del sommo poeta: “Dante sublima la mamma perché la presenta come la Madonna, egli scrive della Madonna perché scrive della madre”.
L’iniziativa ha poi visto gli interventi di Anna De Luca e Alfredo Lio, moglie e figlio dell’appuntato scelto dei carabinieri Renato Lio ucciso a Soverato nel 1991 durante un controllo in una notte in cui stava quasi per finire il turno. Aveva comprato al figlio lo Swatch che tanto desiderava per potergli fare gli auguri di compleanno al rientro a casa, invece Lio cadde a terra con quell’orologio che gli usciva dalla tasca.
“Sono molto orgogliosa di essere qui e di rappresentare il coraggio delle madri – ha esordito la signora De Luca – Tengo a ricordare anche mia suocera, madre di mio marito, che ha visto suo figlio intraprendere una strada pericolosa, erano gli anni del terrorismo”. Anna De Luca aveva solo 29 anni quando la sua vita e quella dei suoi figli è cambiata per sempre.
“Renato è morto il 20 agosto, giorno del compleanno del mio secondogenito. Negli occhi dei miei figli io poi ho trovato mio marito. Loro sono il mio motore di vita”. Una tragedia che non si accetta, i sogni come occasione consolatoria per non sentire l’assenza e, su tutto, l’esempio di madre che si rimbocca le maniche e non si fa uccidere a sua volta dal dolore.
Alfredo Lio ha parlato dell’importanza fondamentale della madre e, di conseguenza, del rispetto che si deve alle donne: “Sono felice di avere avuto come compagna di viaggio, nel ruolo di madre, proprio lei – ha detto – perché non avrei potuto sperare di meglio. Quello che noi figli abbiamo realizzato è stato possibile grazie a nostra madre che ha fatto la differenza”.
In una mattinata carica di significato, in questo mese mariano dedicato alle madri del mondo, le conclusioni le ha tracciate la giornalista Mafalda Meduri che ha moderato l’incontro: “La ‘ndrangheta si combatte non solo con le leggi, ma con la cultura e l’educazione. Il coraggio delle madri è quello di alzarsi ogni mattina per costruire un futuro diverso”. Ed infine, rivolgendosi ai giovani presenti: “Fatene promemoria”.
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