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Mendicino, ex amministratori chiedono lo scioglimento del Consiglio: «Bilancio approvato fuori termine»

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Mendicino, ex amministratori chiedono lo scioglimento del Consiglio: «Bilancio approvato fuori termine»

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MENDICINO – Acque agitate al Comune di Mendicino, perché un gruppo di ex amministratori, guidati dall’ex consigliere comunale Raffaele Vena, insieme agli attuali consiglieri d’opposizione Margherita Ricci, Angelo Greco e Rosaria Aiello, e all’ex presidente del Consiglio Natalie Crea, ha inoltrato alla Prefettura una richiesta formale di scioglimento del Consiglio comunale.

La motivazione sulla quale si basa la richiesta, come ha spiegato il promotore, l’ex consigliere di lungo corso Raffaele Vena, sarebbe il mancato rispetto del termine di legge per l’approvazione del bilancio stabilmente riequilibrato. Vena, come ci spiega in una intervista, dice che il Consiglio aveva l’obbligo di approvare il bilancio entro tre mesi dalla nomina dell’Organismo Straordinario di Liquidazione (OSL), avvenuta il 21 giugno 2024.

La scadenza fissata per il 21 settembre invece non sarebbe stata rispettata, poiché il bilancio è stato approvato soltanto il 15 novembre, ben oltre il termine perentorio stabilito dalla normativa. Adesso la palla passa alla Prefettura che dovrà valutare la documentazione e verificare eventuali violazioni procedurali che potrebbero portare allo scioglimento dell’assise comunale.

Vena, avete presentato al Prefetto una richiesta formale di scioglimento del Consiglio comunale di Mendicino. Su quali basi normative poggia questa istanza?

La richiesta si fonda sugli articoli 259 e 262 del TUEL. Il Consiglio comunale aveva l’obbligo di approvare e trasmettere il bilancio stabilmente riequilibrato entro tre mesi dalla nomina dell’OSL, avvenuta il 21 giugno 2024. La scadenza era quindi il 21 settembre 2024. Il documento è stato approvato soltanto il 15 novembre 2024, oltre il termine perentorio previsto dalla legge. Qui interviene la Sentenza n. 91/2025 della Corte Costituzionale, depositata il 1° luglio 2025, che ha stabilito in modo inequivocabile che il mancato rispetto di questo termine integra le condizioni dell’art. 141, comma 1, lettera a) TUEL, cioè “gravi e persistenti violazioni di legge”. La Consulta ha quindi equiparato questo inadempimento a una delle ipotesi più gravi che comportano lo scioglimento dei Consigli comunali. Secondo noi, forti della sentenza, non ci sono margini: è un atto dovuto.

Chi ha sottoscritto l’istanza insieme a lei? Una istanza condivisa e sottoscritta anche con gli attuali consiglieri di opposizione?

Sì, Perché era necessario dare all’istanza una base istituzionale ampia e autorevole. Detto questo, la loro adesione non è stata un atto formale: è stata una scelta consapevole, che ha richiesto coraggio e senso di responsabilità. Hanno compreso la gravità della situazione e hanno deciso di assumersi anch’essi il compito di difendere la legalità e la credibilità del Comune. Il mio impulso iniziale è servito a far emergere l’urgenza e a costruire un percorso, ma la forza di questa richiesta nasce dall’aver trovato in loro una risposta matura e determinata. Senza la loro firma sarebbe rimasta un’iniziativa personale; con la loro firma, è diventata un atto collettivo di tutela dell’ente e della comunità.

A Mendicino sono in molti che si chiedono, come si sia arrivati a questa situazione di forte insicurezza politico-amministrativa?

Il peccato originario è il dissesto finanziario dell’ente, la madre di tutti i problemi di Mendicino. Non è stato un evento imprevisto, ma l’esito di anni di amministrazione segnati da scelte poco oculate e assenza di correttivi. Diverse maggioranze, spesso con le stesse persone e gli stessi metodi, hanno progressivamente eroso la solidità economica del Comune fino a portarlo al primo dissesto della sua storia. Il dissesto aprirà inevitabilmente la strada ad un accertamento della Corte dei Conti che andrà a individuare le responsabilità puntuali dei protagonisti politici e amministrativi degli ultimi anni e sarà lì che si vedrà la differenza: da un lato chi ha sempre lavorato per impedire questa deriva e attende fiducioso l’esito delle verifiche; dall’altro chi oggi tenta di scaricare colpe dimenticando che una parte consistente di questa crisi è stata generata dalle loro scelte politiche.

L’attuale maggioranza che ruolo ha in tutto questo?

Un ruolo enorme. Gli elementi di punta sono corresponsabile del dissesto e ha ulteriormente aggravato il quadro. Si è presentata alle elezioni con la promessa di “mettere a posto i conti”, ma ha fallito già ai nastri di partenza: non approvare nei tempi l’atto più urgente e vitale, il bilancio riequilibrato, è una dimostrazione lampante di manifesta incapacità amministrativa. E non è solo un problema tecnico. È una questione politica e istituzionale. Chi non riesce a garantire l’adempimento fondamentale per la sopravvivenza dell’ente tradisce il mandato dei cittadini e certifica la propria inadeguatezza. A rendere il quadro ancora più allarmante c’è un altro fatto: la prima ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato presentata dal Consiglio comunale è stata bocciata dal Ministero. Un segnale chiaro di incapacità politica e tecnica. Oggi attendiamo l’esito della seconda versione, di cui non è ancora trapelato nulla. Se anche questa dovesse essere respinta, sancirebbe una incapacità strutturale gravissima, che andrebbe oltre l’errore contingente e confermerebbe che questa amministrazione non è in grado di gestire la crisi. Il dissesto ha aperto un capitolo drammatico per l’ente, ma la gestione successiva ne sta scrivendo uno ancora più pesante: dimostra che chi governa non ha né la competenza né la lucidità per affrontare una fase così delicata, mentre la comunità di Mendicino continua a pagare il prezzo di queste mancanze.

Arrivati a questo punto, c’è il rischio di un nuovo commissariamento prefettizio?

Sì, ed è un rischio concreto e gravissimo: sarebbe il secondo in due anni. Significa paralisi amministrativa e perdita totale di credibilità istituzionale. Non è una possibilità remota e sarebbe un segnale devastante per la comunità e la conferma del fallimento politico e amministrativo dell’attuale maggioranza.

Si aspetta reazioni da parte di chi governa?

Sono certo che qualcuno proverà a scaricare le responsabilità costruendo un capro espiatorio. È un copione vecchio: invece di guardare in faccia la realtà, si attacca chi chiede legalità e rispetto delle regole. Ma le responsabilità sono grandi come una casa e gridano almeno una cosa: scuse pubbliche alla città. Non a noi firmatari, ma ai cittadini traditi due volte: prima con il dissesto, poi con l’incapacità di risanare.

Cosa vuole dire ai cittadini di Mendicino?

Che questa non è solo una procedura burocratica: è una lezione civica. Mendicino non può più permettersi superficialità travestita da normalità. La democrazia richiede memoria, coraggio e scelte responsabili. È tempo di pretendere amministratori all’altezza, capaci di rispettare la legge e la fiducia ricevuta. La nostra comunità merita molto di più.

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