Area Urbana
‘Lotto Marzo’, il corteo delle Fem.In. all’Unical: “Ci volete in mille pezzi, ci troverete in mille piazze”
 
																								
												
												
											RENDE (CS) – Continuano le proteste organizzare dalle Fem.in, insieme al Collettiva Medusa nella settimana in cui si celebrano i diritti della donna, con una serie di iniziative, che mettono al centro i diritti delle donne.
“Siamo stanche di assistere ogni giorno alla negazione di diritti e libertà – recita cosi il volantino che ha fatto il tam tam sui social – “in ogni ambito della vita quotidiana ed è per questo che abbiamo deciso di organizzare due giornate di lotta per riappropriarci degli spazi e per manifestare contro la violenza istituzionale, accademica, salariale, economica, razziale e contro il genocidio del popolo palestinese, che vede complice anche il governo italiano”.
La prima iniziativa quella svolta oggi, si tratta del corteo che si è svolto oggi all’università della Calabria, con slogan e striscioni e cori su tutto il ponte dell’ateneo, colorandolo di rosa. “Siamo qui perché siamo stanche di non avere la possibilità di vivere l’università in sicurezza senza la paura di essere molestate, seguite o umiliate – spiegano le attiviste. – Denunciamo nel campus la mancanza di punti di riferimento che ci facciano davvero sentire al sicuro, l’indifferenza della governance verso i nostri diritti e sui casi di abuso più volte documentati nelle aule/biblioteche. Pretendiamo che gli spazi di ascolto per le studentesse non vengano abbandonati, come nel caso dello sportello antiviolenza, usato dall’Unical per creare un’immagine di sé attenta alle questioni di genere ma nella realtà ormai chiuso da svariati mesi. Ci chiediamo se l’imminente riapertura sia accompagnata da una reale intenzione di rendere lo sportello e la Biblioteca Nosside accessibili.
Oggi e domani – proseguono – manifesteremo perché vogliamo rovesciare la cultura che legittima, difende e amplifica la violenza di genere e normalizza la cancellazione di tutte le soggettività che non siano uniformi al modello eternormativo e patriarcale. Non ci resta che rabbia. Per tutti gli studenti che hanno attraversato i cubi di questa università o per tutte quelle che hanno attraversato le strade della città a passo svelto, per le loro segnalazioni inascoltate e ignorate, per tutte le sorelle uccise e stuprate, per la colpevolizzazione che subiamo da ministri, giornalisti e politici, per i ruoli stretti che la società vuole cucirci addosso, per la gogna mediatica che riceviamo se ci discostiamo dagli schemi imposti.
Domani si continua con un flash mob, questa volta a Cosenza nel cuore della città in Piazza XXI settembre dal titolo, “Com’ero Vestita”.
 
                         
								 
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
Social