COSENZA – Spazzato via l’Antistato. L’arresto di Ettore Lanzino, il 57enne, considerato dagli inquirenti il capo dei capi della criminalità organizzata cosentina, finito in manette nella serata di venerdì, dopo quatto anni di latitanza, segna la fine dell’ultimo “signore” dell’Antistato.
Dentro lui, dentro i suoi “luogotenenti”, dentro Franco Presta, dentro Nicola Acri, la caccia agli spietati “messaggeri” di morte sulla città di Cosenza e sul vasto territorio provinciale è finita. Lo Stato ha vinto, senza aiuti. Ettore Lanzino, catturato in un appartamento, al settimo piano di un palazzo di via Adige a Rende, è stato arrestato dopo 9 mesi di indagini. Pedinamenti, osservazioni a distanza, controlli continui, senza nessuna intercettazione telefonica o alcuna captazione ambientale, ma, soprattutto, senza nessuna “spifferata” da parte di confidenti, pentiti o collaboratori di giustizia e aspiranti tali. Il gruppo scelto di carabinieri, reclutati dal colonnello Francesco Ferace, per “stanare” la primula rossa dai suoi rifugi, ha vinto. I componenti di questo piccolo “esercito scelto”, capace di mimetizzarsi per strada, rendendosi quasi invisibile, ha seguito passo passo i movimenti di Umberto Di Puppo, fratello di Michele, e luogotenente di ferro di Lanzino, fino ad arrivare al padrino della criminalità cosentina. Con Lanzino dentro, è bello credere che il “cancro” dell’antistato e con esso le “metastasi” delle ‘ndrine, siano state sconfitte per sempre. Il capocosca dell’omonimo clan, intanto, oggi pomeriggio, insieme ai suoi due fiancheggiatori, comparirà davanti al gip per l’udienza di convalida dell’arresto. Per lui, intanto, è pronto un biglietto per un viaggio al “41bis”.
CARCERE A VITA – Su di lui pende la condanna all’ergastolo emessa dalla Corte d’Assise di Cosenza perché ritenuto il mandante degli omicidi di Marcello Calvano e Vittorio Marchio, trucidati nel 1999, nell’ambito della guerra di mafia per la spartizione degli appalti pubblici nell’area del Tirreno cosentino. Al momento dell’arresto Lanzino non era solo. I carabinieri hanno fermato alcune persone con l’accusa di favoreggiamento. Negli ultimi mesi gli investigatori dell’Arma avevano intensificato le ricerche del superlatitante, convinti che il boss si muovesse in un territorio ristretto della provincia di Cosenza, proprio per controllare da vicino gli affari della cosca.
CORRUZIONE ELETTORALE – Di Ettore Lanzino si è parlato in questi giorni in occasione dell’inchiesta sulla corruzione elettorale durante le elezioni del 2009, che proprio giovedì scorso ha portato ai domiciliari l’ex sindaco di Rende Umberto Bernaudo e l’ex assessore provinciale Pietro Paolo Ruffolo, entrambi del Pd. Il boss di Cosenza avrebbe imposto una serie di assunzioni nella Cooperativa Rende 2000, società del Comune di Rende che si occupa di lavori edili e pulizia. I magistrati di Catanzaro ipotizzano addirittura che Lanzino e il suo braccio destro Michele Di Puppo, arrestato assieme ai due esponenti politici del Pd, possa aver gestito tutti i servizi comunali attraverso la Rende 2000. Addirittura – secondo il gip che ha ordinato gli arresti dei politici – i due criminali erano regolarmente stipendiati dal Comune di Rende, nonostante Lanzino fosse già latitante. Per i magistrati della Dda l’ex sindaco Bernaudo e l’ex assessore Pietro Paolo Ruffolo in cambio dei favori al boss, avrebbero ottenuto favori elettorali.
PIERLUIGI TERRAZZANO – La scelta del 27enne, con la faccia da bambino, di decidere di collaborare con la giustizia, è legata anche a Lanzino. Il 27enne, infatti, arrestato dai carabinieri della Compagnia di Rende, per la rapina commessa al bar-tabaccheria “Montercarlo” di Montalto Uffugo, sia ai militari dell’Arma che al gip, nonchè al pm di Cosenza, di temere per la sua vita e di non voler essere ristretto insieme ad altri detenuti. Quando gli venne chiesto il perchè, spiegò la sua intenzione di pentirsi. Penstirsi per amore, per l’amore di una “intoccabile”. l’ex nuora di Ettore Lanzino, appunto. Ora è in un carcere del Nord, in attesa di essere ascoltato dai magistrati della Dda di Catanzaro. Le sue “cantate” fanno tremare le cosche.