“Disubbidirono” al clan Sena – Pino. Furono attirati in una trappola invitati ad un “maiale” a casa di Patitucci. Morirono fucilati e decapitati
COSENZA – Marcello mi aveva detto che doveva andare a casa di Francesco Patitucci a mangiare le frittole. Lui soffriva di ulcera, aveva mal di stomaco e prima di uscire aveva mangiato un piatto di pasta in bianco. Io gli ho detto “che ci vai a fare!” e lui mi ha risposto “per stare un po’ insieme con Francesco Lenti”. Duplice omicidio Lenti – Gigliotti avvenuto nel febbraio del 1986 tra le montagne di Falconara Albanese. Un caso irrisolto e rimasto senza colpevoli per lungo tempo, fino a quando l’ex pm Pierpaolo Bruni della Dda (oggi a capo della Procura di Paola) lo rispolverò dagli archivi. Si riaprì il caso iscrivendo sul registro degli indagati Franco Pino, Francesco Patitucci, Gianfranco Bruni e Gianfranco Ruà tutti elementi di spicco della ‘ndrangheta cosentina. Gianfranco Bruni e Gianfranco Ruà scelsero il rito abbreviato e furono giudicati colpevoli e condannati a 30 anni di carcere, ma senza l’aggravante dell’associazione mafiosa, il 27 novembre del 2017. Franco Pino e Francesco Patitucci hanno scelto il rito ordinario. Francesco Lenti e Marcello Gigliotti furono uccisi attirati in una trappola perché considerati ormai scomodi e disubbidienti al clan Pino – Sena. Furono invitati ad un “maiale” e invece furono uccisi. Gigliotti venne fucilato e Lenti decapitato. I loro corpi furono trovati vicini, coperti dalla neve a pochi metri dall’auto completamente bruciata, all’interno della quale era stato abbandonato un fucile. Durante l’udienza sono stati sentiti due carabinieri che all’epoca dei fatti comandavano il nucleo carabinieri a Paola, una guardia venatoria volontaria e la moglie di Marcello Gigliotti che ha raccontato gli ultimi momenti di vita vissuti insieme al marito prima della sua scomparsa, la ricerca di Gigliotti a casa degli amici, le telefonate anonime ricevute e le cassette registrate con le dichiarazioni del marito, che ormai non si fidava più di nessuno. A porre le domande il pubblico ministero della Distrettuale Camillo Falvo titolare dell’inchiesta.
Pileria Taranto, moglie della vittima Marcello Gigliotti racconta gli ultimi momenti in cui ha parlato con il marito
«Siamo stati sposati nell’84, abbiamo avuto un figlio. Quando morì il padre, non aveva neanche due anni. Noi avevamo vissuto un periodo ad Avezzano, e poi a San Giovanni in Fiore perché aveva trovato lavoro in un allevamento di trote. Dopo circa sette mesi, nell’85 ci siamo trasferiti a Cosenza, ospiti a casa di mia madre in via Rivocati. Ci aiutavano i nostri genitori. Io ho conosciuto poco gli amici di mio marito. Ero giovane, avevo 16 anni. Di persona non conoscevo nessuno, Mi parlava degli amici che frequentava, di Francesco Lenti perché uscivano insieme. Frequentava un sacco di persone che all’epoca erano suoi amici. Ma io avevo un figlio piccolo, non uscivo mai». E sulla scomparsa del marito. « Io mi accorgo della scomparsa di mio marito. Mia mamma si era ricoverata fine gennaio, inizio febbraio e Marcello quel giorno mi disse che doveva uscire ad andare a vedere i suoi amici. Era il 2 febbraio 1986. Ho denunciato la sua scomparsa dopo due giorni. Sono andata a casa di un suo amico, adesso deceduto, Demetrio Amendola, a domandare se lo avessero visto; mi hanno risposto che non lo vedevano da tempo. Il sei febbraio vado in questura. Il dottore Callipari mi fa sporgere denuncia. Marcello mi aveva detto che doveva andare a casa di Francesco Patitucci a mangiare le frittole. Lui soffriva di ulcera, aveva mal di stomaco e prima di uscire aveva mangiato un piatto di pasta in bianco. Io gli ho detto “che ci vai a fare!” e lui mi ha risposto “per stare un po’ insieme con Francesco Lenti”. Si è allontanato nel primo pomeriggio. Mio marito e Lenti stavano sempre insieme. Non mi disse in quale località doveva andare: aveva una Ritmo diesel verde».
Le ultime parole di Marcello al figlio
«Nei giorni antecedenti la scomparsa vedevo mio marito turbato. Mi ricordo solo una cosa: si è preso in braccio suo figlio e mi ha detto: “quando sarà grande digli che gli ho voluto un bene dell’anima”. Non so perché fosse turbato. Era un periodo che con lui discutevamo molto: lo vedevo aggressivo, nervoso; il giorno prima e lo stesso giorno della scomparsa abbiamo avuto una piccola discussione io gli ripetevo “dove devi andare, perchè devi uscire”.
Le registrazioni segrete. Non si fidava più di nessuno
Mi ricordo una cassetta che è stata sequestrata dalla polizia. Lui registrava tutto. Era così turbato che camminava con il registratore in mano. Questa cassetta mi è venuta in mano quando lui è morto. Marcello prima di uscire da casa registrò delle dichiarazioni su una cassetta con un tono preoccupato, il giorno prima. Mi ricordo che una cassetta l’aveva conservata e l’aveva data al padre Alberto per conservarla. Aveva fatto più copie di questa cassetta perchè una me la ritrovai io. Il giorno prima della scomparsa si incontrò con Lenti e Bruni. Ascoltai la registrazione ma non si capiva bene. Marcello diceva al Lenti “perchè ti porti sempre dietro aru Tupinaru? e Lenti: “ Poverino e solo e non sa dove andare”. La cassetta audio ce l’hanno gli inquirenti. E’ stata sequestrata. Marcello prima di uscire da casa registrò delle dichiarazioni, forse ha cancellato queste frasi per registrare. Lui era molto preoccupato. Prima di andare via mi disse: “Se non dovessi tornare dall’incontro con Carminuzzo vuol dire che è successo qualcosa. Se dovessi mettere piede a Cosenza ti avviso con un telegramma o con qualcuno“. Poi mi disse che comunque sarebbe andato a trovare Patitucci per salutarlo perché era appena uscito dal carcere. “Ricordo ancora che il primo febbraio Lenti telefonò. Sentii che mio marito sarebbe sceso giù al portone, ma non sarebbe andato più di là “Stai affacciata e vedi se noti qualche movimento brutto”. Poi arrivò Lenti a bordo della 112, insieme a Bruni. Dopo l’incontro sotto casa, al rientro disse “non so più di chi fidarmi” Registrava anche me, mia madre. Registrava tutti”
Le amicizie di Gigliotti
Oltre a Francesco Lenti ero amica della moglie di Demetrio Amendola. C’erano altri nomi che faceva ma io non li conosco: Gianfranco Bruni detto “U tupinaru”, Alberti Rocchetti, Roberto Pagano, Michele Lorenzo (ucciso anche lui poco prima). Non so se la sua preoccupazione era legata alla scomparsa di Michele Lorenzo.
Il giorno della scomparsa
L’accusa ricorda poi le dichiarazioni riportate nel verbale del 12 febbraio: “C’era un altro pranzo o cena a casa di Patitucci, il giorno prima, l’uno febbraio, per andare a mangiare il maiale, ma lui era malato di ulcera e non è andato“. E poi ancora “So che in quell’occasione dovevano parlare della scomparsa di Michele Lorenzo; a quella riunione era presente Francesco Lenti”. La teste spiega che sapeva del fatto di Lenti perchè sicuramente era stata informata dal marito. Poi continua l’accusa a “ricordo di memoria”, a leggere parte del verbale: “Sempre sabato sera mio marito è stato alla discoteca a Castiglione Scalo, all’Akropolis con Bruni e Lenti che sono venuti a prenderlo a casa con la 112”. Sono rientrati verso l’una e mio marito mi riferisce di essere stato fermato dalla polizia”.
L’uno febbraio abbiamo pranzato da mia suocera in contrada Andreotta e verso le 14.50 siamo andati in ospedale ad accompagnarla. Tra le altre pietanze vi erano anche delle frittole di maiale. Mi è venuto spontaneo dirgli di non mangiarle. Lui mi rispose che non le avrebbe mangiate per poi recarsi nel pomeriggio a casa del Patitucci dove era stato invitato per l’uccisione del maiale. Alle 16 Marcello si ricorda di un importante appuntamento con il Lenti, per cui mi ha lasciata all’ingresso dell’abitazione ed è scappato via senza neanche indossare un giubbotto. All’epoca non c’erano nemmeno i cellulari. “Ma se non ti senti bene dove vai, hai mal di stomaco” gli dicevo. Nel verbale gli ricorda il pubblico ministero di avere dichiarato: “Andavano da Patitucci a mangiare il maiale”. Ma tale fatto mi è parsa una scusa perchè sapevo che il maiale c’era stato il giorno prima”. “Mi lasciò davanti al cancello di casa: “Liliana ti dico dove vado: devo andare di nuovo da Carminuzzo, in quanto dobbiamo ultimare un discorso lasciato in sospeso e poi devo andare da Patitucci a mangiare il maiale sempre se faccio presto”
Le telefonate anonime, una voce maschile rideva
La moglie di Gigliotti ricorda poi che nei giorni successivi alla scomparsa del marito ricevette qualche telefonata di notte. “Io dormivo a casa di mia zia, in via degli Stadi prima che venisse ritrovato il cadavere di mio marito, e sentivo solo ridere per telefono. C’ è stato un momento che pensavo fosse lui. La voce era maschile“. L’utenza di mia zia era sull’elenco telefonico. Mentre il numero di telefono di mia madre era intestato a mia sorella, ma pagava mia madre.
L’accusa chiede ancora al teste se avesse mai sentito i nomi Carlo Drago e Francesco Pino. “Sicuramente si conoscevano. Avevo 18 anni per me era una cosa nuova”. Ancora a ricordo di memoria l’accusa legge un’altra parte del verbale del 13 febbraio 1986 rilasciato ai carabinieri. In questo verbale ribadisce che Gigliotti si era allontanato con Lenti per andare da un certo Patitucci in commenda di Rende. La sera prima fa riferimento ad un certo Carminuzzo marittimo di San Lorenzo del Vallo “Il giorno prima, la sera dell’uno febbraio, verso le 18.30, mio marito si è incontrato con Lenti e sono andati da Carminuzzo a San Lorenzo del Vallo”. Si ripercorrono ancora le fasi in cui mangiano la pizza e poi si dirigono in discoteca all’akropolis insieme a Lenti per incontrare Gianfranco Bruni detto “U tupinaru”. L’accusa le ricorda che nel far riferimento alle persone con le quali si frequentava la moglie nomina un certo Tony De Rose, Antonio De Rose. “Lo nominava mio marito. Credo fosse amico anche di Lenti “Spesso si univa a loro De Rose Tony il quale, in verità, era molto amico di Lento”.
La ricerca del marito dopo la scomparsa
Dopo la scomparsa del marito la teste ricorda di essere andata dai familiari di Lenti “Mi recai a casa loro. Chiesi se avessero visto Marcello, ancora non sapevo che fosse scomparso Lenti. Non conoscevo i familiari che mi dissero della scomparsa di Francesco Lenti. Le ultime notizie in loro possesso era che il figlio andasse a mangiare il maiale dalla famiglia Patitucci. A casa loro andai un giorno prima che decidessi di sporgere denuncia. Sono stata anche a casa di Demetrio Amendola per sapere se l’avessero visto”. “Pensavo che mio marito stesse scappando per paura, in quel periodo aveva una causa in Appello. Non sapevo fosse morto. I coniugi Lento riferirono che avrebbero appreso, non so da chi, che Francesco Patitucci era a casa della sua famiglia, quel pomeriggio e non aveva visto nè Marcello e nè Lento“.
