Area Urbana
«Lasciateci restare». L’appello di un giovane studente in medicina «La Calabria si cura con il cuore dei suoi figli»
COSENZA – Dalle notizie dell’ultim’ora con le ambulanze in coda all’Annunziata e le corsie congestionate del Pronto Soccorso dell’Annunziata di Cosenza arriva un appello che va oltre l’emergenza sanitaria: è un appello per il futuro della sanità calabrese e cosentina, scritto da un giovane studente di Medicina, soccorritore e appassionato di emergenza-urgenza, Mattia Madeo. Una testimonianza sincera e potente di amore verso la propria terra e di dolore per un sistema che rischia di perdere le sue energie migliori.
Un ospedale al limite, simbolo di una terra stanca ma viva
Parte proprio dalle notizie di ieri e dall’allarme del Sindaco di Cosenza: 13 ambulanze bloccate davanti al pronto soccorso, pazienti costretti ad attendere per ore, personale stremato. “Chi conosce davvero quei corridoi sa che non è un episodio isolato. È la normalità. E quella normalità ormai fa male. E Mattia racconta di aver vissuto proprio quei corridoi da soccorritore, da studente e anche da paziente. “In quei momenti la sanità non è più un tema di discussione: è carne, è respiro, è paura e speranza insieme”.
“Il Pronto Soccorso di Cosenza non è solo un luogo di cura. È lo specchio della Calabria intera: stanca, fragile, ma ancora viva“. Le sue parole dipingono un quadro che però va oltre la sola città di Cosenza: “Da Corigliano-Rossano a Paola, da Castrovillari a Cetraro, passando per Acri e San Giovanni in Fiore, ovunque la stessa storia: medici ridotti, infermieri al limite, ambulanze che attendono, pazienti che sperano”.
Io sono uno di loro
“Una rete di emergenza che tiene in piedi un territorio vastissimo con poche risorse e tanto sacrificio. Eppure, nonostante tutto, la Calabria non è una terra senza speranza. È una terra che ha cuore. E quel cuore sono i suoi giovani, quelli che studiano, che si formano, che sognano di servire la propria gente. Io sono uno di loro. Ho scelto Medicina per passione e mi sono innamorato dell’emergenza-urgenza. Vorrei restare qui, crescere qui, lavorare qui. Non vorrei essere costretto a passare anche gli anni della specializzazione lontano da casa, dopo sei anni di studio fuori“.
Nessuna scuola di specializzazione in Emergenza-Urgenza
Il paradosso, evidenzia Mattia, è che a Cosenza non esiste una Scuola di Specializzazione in Medicina di Emergenza-Urgenza. “La città che accoglie ogni giorno decine di codici rossi non forma i medici che li dovranno affrontare. E così, chi sogna di dedicarsi all’urgenza parte: per studiare altrove, per lavorare altrove. E spesso non torna più. Intanto i pronto soccorso restano vuoti, sempre più soli”.
Un appello alle istituzioni: “Dateci una ragione per restare”
Il giovane si rivolge direttamente al Presidente della Regione Roberto Occhiuto, al Sindaco di Cosenza Franz Caruso e alla Commissione Sanità regionale, chiedendo risposte concrete. “Non chiediamo privilegi, ma futuro. Vogliamo una Calabria che creda nei suoi giovani, che investa in loro, che li faccia diventare protagonisti del cambiamento”.
Le sue richieste sono chiare: risorse vere, assunzioni, strumenti adeguati e fiducia.
“Perché la Calabria non si cura con i tagli o con i proclami ma con la presenza, la dedizione e la voglia di rimboccarsi le maniche”.
“Lasciateci restare”: il cuore della Calabria che non si arrende
Mattia conclude il suo appello che è insieme speranza: “Lasciateci restare. Lasciate che siano i calabresi a curare la Calabria. Perché nessuno potrà mai farlo meglio di chi questa terra la ama, la soffre e la porta nel cuore. La Calabria non si salva da fuori: si salva da dentro, con le sue mani, con il suo cuore, con i suoi figli. E noi siamo pronti. Con amore, con coraggio, con passione. Perché la Calabria non è solo la nostra terra. È la nostra missione“.
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