Relazione della Dia: «L’Africa Occidentale diventata base logistica della ‘ndrangheta»

Presentata la relazione della Direzione investigativa Antimafia al Parlamento e relativa all'attività svolta nei primi sei mesi del 2023. Lo spaccio di droga passa attraverso i social e le app

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ROMA – Le organizzazioni criminali, da tempo impegnate ad adattarsi ai cambiamenti socio-economici e ad infiltrarsi nell’economia legale, hanno “implementato le capacità relazionali sostituendo l’uso della violenza, sempre più residuale ma mai ripudiato, con strategie di silenziosa infiltrazione e con azioni corruttive. Oggi le mafie preferiscono rivolgere le proprie attenzioni ad ambiti affaristico-imprenditoriali, approfittando degli ingenti capitali accumulati con le attività illecite”.

Droga e organizzazioni albanesi

Dalla relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia presentata oggi a Roma in Parlamento emerge che “le organizzazioni criminali albanesi manifestano un’alta pericolosità e una forte incidenza nelle attività illegali, con particolare riferimento al traffico di droga. Si tratta di sodalizi ben strutturati e sorretti da una forte componente solidale poiché rafforzate al loro interno da legami parentali. Le organizzazioni albanesi si sono rivelate particolarmente adatte anche a livello internazionale, oltre che capaci di interloquire direttamente con i cartelli sudamericani per l’importazione, dai Paesi tradizionalmente produttori, di ingenti quantità di cocaina. A tal proposito, molte attività antidroga condotte in diverse regioni italiane hanno accertato sinergie operative della criminalità organizzata albanese con la criminalità autoctona”. Nella relazione viene inoltre spiegato che “il modus operandi adoperato – conclamato ormai anche giudizialmente – vede tali organizzazioni criminali transnazionali trasportare dai litorali albanesi sul territorio italiano per mezzo di potenti gommoni e imbarcazioni a vela, attraverso il Canale d’Otranto, numerosi migranti di varia etnia (prevalentemente iraniani, pakistani, iracheni, egiziani, siriani e afghani)”.

A Roma la mafia albanese e i Casamonica in affari

A tal proposito “su Roma la criminalità mafiosa albanese ha stretto rapporti con la malavita organizzata romana, in primis i Casamonica, non solo per il traffico di droga ma anche per le attività di riciclaggio”. Per Mario Conio, capo del centro operativo di Roma della Dia “gli albanesi, da un punto di vista di impatto criminale, sono gli eredi dei Casamonica. Hanno lo stesso imprinting, in cui la violenza è il modo in cui si esprimono sul territorio”. Quanto alla ‘Ndrangheta “ha un ruolo importante” nella capitale. “E’ sicuramente riferimento tra le mafie tradizionali – afferma Conio -. Bisogna considerare che storicamente Roma è anche legata alla camorra dove il ruolo di Senese nel tempo è stato centrale nelle dinamiche criminali”.

Le mafie interessate ai fondi Pnrr

“Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresenta un importante pacchetto di investimenti e riforme attualmente in corso di implementazione. A causa dell’alto valore complessivo dei finanziamenti coinvolti, sussiste il rischio che le organizzazioni mafiose possano manifestare interesse per tali fondi, aumentando il fenomeno di infiltrazione nell’economia legale”. Dalla relazione emerge che “per contrastare efficacemente questi tentativi, il Ministero dell’Interno ha adottato una strategia preventiva focalizzata sulla documentazione antimafia, con particolare attenzione alle informazioni fornite dalle Prefetture”. Nel primo semestre del 2023 “le richieste di avvio istruttoria antimafia PNRR sono state 11.890 a livello nazionale e 8 si sono concluse con esito positivo, ovverosia con l’adozione di provvedimenti interdittivi antimafia”.

Il colpo ai patrimoni delle mafie: sequestri e confische 

Oltre 29 milioni di beni sequestrati e quasi 130 milioni di beni confiscati. Sono alcuni dei dati dell’azione di contrasto ai gruppi mafiosi contenuti nella Relazione semestrale della Dia relativa all’attività svolta nei primi sei mesi del 2023. In particolare, ammonta a 29.130.500 euro il valore dei beni sequestrati nell’attività preventiva e a 542.343 euro nella repressiva. Confiscati beni per 120.620.101 euro con l’attività preventiva e per un valore di 8.230.00 con la repressiva. Nel dettaglio, oltre 4 milioni di beni sono stati sequestrati alla criminalità organizzata calabrese, circa due milioni a quella siciliana e 2,6 milioni alla criminalità organizzata campana. Quanto alle confische il valore dei beni sequestrati alla criminalità siciliana sfiora i 100 milioni. Tredici le attività investigative concluse dalla Dia nello stesso periodo e 63 i provvedimenti restrittivi. Allo stato – si legge nella relazione – sono in corso 295 attività di polizia giudiziaria, di cui 77 operazioni denominate (13 avviate d’iniziativa e 64 su delega) e 218 indagini relative ad accertamenti investigativi connessi a procedimenti penali.

L’Africa Occidentale diventata base logistica della ‘ndrangheta

“Negli ultimi anni anche l’Africa occidentale è diventata per le cosche di ‘ndrangheta, una tappa sempre più importante per i propri traffici. In particolare, la Costa d’Avorio, la Guinea-Bissau e il Ghana sono diventate cruciali basi logistiche per i narcos. A questi Paesi si aggiunge di recente anche la Libia”. “Analoghe considerazioni valgono per gli Stati Uniti ed il Canada – viene aggiunto – dove l’infiltrazione criminale della ‘ndrangheta appare oramai compiuta, così come dimostrato negli ultimi anni da operazioni di polizia nel settore del traffico internazionale di stupefacenti”.

Le mafie usano i social e le app anche per lo spaccio di droga

“Con il liberarsi dal modello di una mafia di vecchia generazione, aderendo piuttosto alla nuova ed accattivante immagine imprenditoriale, l’uso della tecnologia assume un ruolo determinante per l’attività illecita delle organizzazioni criminali che, con sempre maggiore frequenza, utilizzano i sistemi di comunicazione crittografata, le molteplici applicazioni di messaggistica istantanea e i social”. “Dagli esiti delle indagini concluse nel semestre, emerge come la principale fonte di redditività dei cartelli criminali, a livello transnazionale, continui ad essere il traffico di sostanze stupefacenti a volte gestito – viene sottolineato – mediante nuovi modelli organizzativi capaci di sfruttare il web, soprattutto nella fase dello smercio”.

La corruzione e i comuni sciolti per infiltrazioni

“La corruzione costituisce lo strumento privilegiato per trasformare i potenziali nemici in alleati preziosi, con l’ulteriore vantaggio di essere silenziosa”. A dirlo è il direttore della DIA, Michele Carbone: “Le intimidazioni – ha aggiunto – sono risultate essere anche funzionali talvolta al condizionamento dell’operato dei pubblici amministratori, in special modo nell’affidamento di appalti di imprese vicine ai clan. Inquietanti sotto questo profilo sono stati i non pochi episodi minatori ai danni di consiglieri comunali e sindaci, in particolare nei comuni calabresi”. Il direttore della Dia ha poi sottolineato che “dal 1991 al 2023 sono stati sciolti 379 consigli comunali per infiltrazioni mafiose, di cui 25 annullati a seguito di ricorso. A questi si aggiungono 7 aziende ospedaliere ( 5 in Calabria e 2 in Campania). La regione con maggior numero di consigli comunali sciolti per infiltrazione mafiosa è la Calabria con 130 Comuni”.

“Aumentano poi, i casi di intimidazioni nei confronti degli amministratori locali – spiega il direttore della Dia  Michele Carbone – sia consiglieri comunali che sindaci”. “Questo soprattutto dove non arriva la corruzione – aggiunge -. Ci sono episodi di collusione negli apparati poltico-amministrativi come dimostra la lunga serie di consigli comunali sciolti per infiltrazioni mafiose. Dove i tanti pubblici amministrazioni si oppongono a queste infiltrazioni sono oggetto di danni e minacce affinché si pieghino a queste organizzazioni”.

Armi da guerra: conflitto russo-ucraino potrebbe favorirne il traffico

“La lotta alle mafie nel primo semestre 2023 registra cospicui sequestri di armi, anche da guerra, operati dalle forze di polizia nei confronti di tutte le consorterie criminali organizzate”. Carbone spiega che “in questo quadro è sempre elevato il rischio reale che il conflitto bellico ‘russo-ucrainopossa favorire il traffico di armi da guerra da quel territorio verso quello nazionale – ha aggiunto – un rischio segnalato anche recentemente da Europol, sebbene non vi siano evidenze specifiche in tal senso”.

 

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