COSENZA – È il giorno di Santa Rita. Bella ma fuggente è la rosa, a volte dolorosa con le sue spine, proprio come può esserlo la vita. Non a caso questo fiore è il simbolo di Rita da Cascia, che si celebra e festeggia solennemente oggi.
Secondo la tradizione, episodi miracolosi avrebbero scandito da subito l’esistenza di santa Rita da Cascia (Perugia), nata nel 1381. Il suo stesso concepimento fu visto come un evento prodigioso, data l’età avanzata dei genitori. Ancora: mentre si trovava nella culla, alcune api, senza pungerla, le avrebbero riversato in bocca gocce di miele. Nonostante l’inclinazione spirituale, Rita fu indotta al matrimonio: sposò un uomo dal carattere difficile, che lei riuscì a mitigare. La coppia ebbe due gemelli. Rimasta vedova a causa di una faida familiare, Rita espresse la speranza che i figli perissero, piuttosto che vederli a loro volta coinvolti in fatti di sangue: i ragazzi, circa ventenni, morirono poco dopo di malattia. Rita entrò allora tra le Suore Agostiniane. Spirò il 22 maggio 1447.
La rosa e il miracolo della vite e delle api
Un episodio molto noto legato a questo fiore è avvenuto prima della morte della Santa. Chiese a una sua parente che stava per andarla a trovare e salutare un’ultima volta, di portarle dalla sua vecchia casa una rosa e due fichi. Ma non potevano esserci né rose né fichi da cogliere, perché era pieno inverno. Ma ecco che quando la sua parente uscì di casa, trovò nell’orto una rosa fiorita sotto la neve e due fichi, che portò a Cascia. Ma anche le api sono legate al culto della Santa. Lo si deve al fatto che compì un miracolo quand’era ancora neonata, ad appena cinque giorni dalla nascita. Alcune api avevano attorniato la culla, ma invece di pungerla depositarono del miele sulle sue piccole labbra, a simboleggiare che dalla sua bocca sarebbero uscite dolci parole di pace nei confronti dell’umanità sofferente. Un’altra volta Rita bambina si trovava in un campo, vide un contadino che mentre falciava il grano si era ferito ad un braccio, attorniata da uno sciame di api, e la ferita guarì. Proprio per le guarigioni, gli episodi ‘impossibili’, le straordinarie apparizioni di api e fiori, Rita è definita la santa delle “cause impossibili”. La rosa “racchiude il senso del messaggio che ci ha tramandato la santa – spiegano le monache di Cascia – godere appieno dell’amore e della bellezza di Dio attraverso l’amore e la bellezza della vita, accettando le spine come parte di essa. E la sua “spina” sulla fronte, l’aveva espressamente chiesta a Cristo, mentre pregava per partecipare alla sua passione”. “Donna del dialogo e del perdono, Santa Rita – continuano – non ci ha lasciato nulla di scritto, ma continua a vivere attraverso il suo esempio vissuto nella quotidianità e tramandato fino a oggi.
Un esempio fatto di gesti semplici, che però mettono in luce la forte personalità di una “piccola, grande donna” che si pone contro ogni regola del suo tempo, per cercare il dialogo e la pace e mettere fine, così, alla cruenta faida familiare che ha visto suo marito assassinato”. Superate le due porte di entrata del Monastero Santa Rita da Cascia, salendo ci troviamo nel chiostro del monastero dove c’è il pozzo, da cui Santa Rita attingeva l’acqua per l’orto, la cucina, le pulizie. La tradizione racconta che la superiora chiede a Rita, appena novizia, di innaffiare uno sterpo secco in giardino. Rita lo fece umilmente, giorno per giorno, attingendo l’acqua dal pozzo. Così, un giorno, Dio trasformò lo sterpo secco in una vite rigogliosa. La vite che vediamo oggi produce uva bianca ed è plurisecolare, anche se più giovane rispetto all’epoca in cui è vissuta Rita. Sul muro accanto alle scale, possiamo notare qua e là dei piccoli fori; qui abitano le api murarie. Un’antica credenza popolare collega le api al primo miracolo attribuito a Rita in vita: la guarigione di un contadino. Dal passato al presente. “Santa Rita ci dice che non dobbiamo disperare, perché c’è sempre una soluzione” ricorda suor Maria Rosa Bernardinis, madre priora del monastero di Santa Rita di Cascia, alla festa della santa degli “Impossibili”. Parlando delle guerre che stanno insanguinando il mondo, in particolare quelle in Medio Oriente e in Ucraina, suor Bernardinis spiega che “c’è una parte di umanità che è colta dal delirio di onnipotenza, si è sostituita a Dio e non vede altro che nemici da combattere”. “Santa Rita ci insegna invece – aggiunge la religiosa – che dobbiamo combattere il male con la forza del bene, la pace si costruisce giorno per giorno attraverso il dialogo”. La madre priora parla anche delle violenze tra le mura domestiche che vedono sempre più donne sopraffatte e allora invita “all’educazione all’amore vero”. “Come ci ha insegnato Santa Rita – spiega – l’amore nasce con il rapporto con Dio”.
La santa dei casi impossibili
Migliaia, sono le testimonianze di grazie ricevute che ogni anno arrivano in monastero.
Le testimonianze dei miracoli accaduti per sua intercessione sono talmente numerose, che è stata proclamata dal popolo di fedeli “santa dei casi impossibili” (o santa degli impossibili), in quanto, così come Rita ci ha insegnato, se ci si affida a Dio, tutto può accadere. Questa piccola, grande donna ha lasciato tracce di numerose opere miracolose sia in vita, che dopo la morte. Guarigioni che sembrano inspiegabili. Migliaia, sono le testimonianze di grazie ricevute che ogni anno arrivano in monastero.
Donna del dialogo e della riconciliazione, Santa Rita si rivolge a tutti: ai cristiani nel mondo, ma anche alle persone che hanno un credo religioso diverso da quello cristiano.
La strada che Santa Rita ti suggerisce è fatta di umiltà, sacrificio, ascolto dell’altro e ricerca del dialogo. Non è semplice, ma è l’unica strada che ci avvicina a Dio e rende tutto realizzabile. Il suo esempio di semplicità e fede in Dio arriva a te, oggi, sopra il tempo e lo spazio, per ricordarti che la pace si raggiunge solo costruendola sul dialogo.