La curva del contagio tende a scendere, anche nelle zone rosse. Ma serve ancora prudenza

L’epidemia di Covid-19 continua a mostrare segni di rallentamento in tutte le regioni, anche quelle dichiarate zone rosse. Ma i numeri sono ancora molto altri, sprattutto nel numero dei decessi. E sebbene le misure di contenimento adottate dal governo stiano dando risultati, la situazione è instabile e richiede ancora la massima prudenza.

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COSENZA – I dati del ministero della Salute indicano un aumento dei casi positivi, passati in 24 ore a 25.853 da 23.232, a fronte di 230.00 tamponi eseguiti. Scende dal 12,3% all’11,2% anche il rapporto casi positivi-tamponi e un altro indicatore positivo vedere ridursi di 6.689 il numero complessivo degli attualmente positivi. In 24 ore i ricoveri nelle unità di terapia intensiva sono stati 32 in più, passando da 3.816 a 3.848 di oggi. Tra le regioni, la Lombardia continua ad avere il maggior numero dei casi (5.173 in più in 24 ore), seguita da Piemonte (2.878), Campania (2.815) e Veneto (2.660). “I dati confermano la tendenza al rallentamento. Anche se il numero dei nuovi positivi non è più in crescita, è ancora molto alto”, osserva il fisico Enzo Marinari, dell’Università Sapienza di Roma. “Si comincia a pensare a una riduzione, comincia a esserci una discesa, ma è ancora molto lenta“, ha aggiunto.

Mentre incoraggia il calo nel rapporto fra casi positivi e tamponi così come il numero dei ricoverati nelle unità di terapia intensiva, “il numero dei decessi è ancora alto – prosegue l’esperto – e dipende dai tanti contagi di dieci giorni fa”, quando si sfioravano 34.000 casi. “Dobbiamo aspettare ancora una settimana prima di poter vedere un rallentamento anche nel numero dei decessi“. Quella in corso è, secondo Marinari, “una decrescita lenta” e “potrà continuare a esserlo a patto di mantenere comportamenti prudenti”. Questo è cruciale perché “ci troviamo in una situazione molto instabile, nella quale è sufficiente una stupidaggine per ripotarci nel dramma”.

In vista del Natale, quindi, “andranno controllati i luoghi più critici, come le località di vacanza, che potrebbero diventare dei possibili detonatori. I numeri sono ancora altissimi: non ci vuole niente a ricadere in una situazione critica e per evitarlo ci vuole molto rigore. Sarebbe grave cadere in una situazione analoga a quella di agosto. Se si dovrà allentare qualcosa, bisognerà farlo con intelligenza”. La decelerazione nella crescita dell’epidemia emerge anche dall’analisi fatta a titolo personale, dallo statistico Livio Fenga, dell’Istat. “E’ particolarmente interessante – osserva il ricercatore – intravedere un inizio di curva discendente nei dati”. Le stime indicano che per il 7 dicembre il numero complessivo delle persone positive in Italia dovrebbe essere 801.000, quasi la metà rispetto al milione e mezzo che risultava dai calcoli fatti lo scorso 6 novembre. Gli stessi calcoli stimavano circa un milione di casi positivi per il 23 novembre, contro i 712.490 reali.

“Sono numeri che indicano che i provvedimenti adottati dal governo stanno funzionando e bene e lo scenario positivo che si delinea adesso potrà essere confermato a patto che non si allentino le misure e non si abbassi la guardia”. Per quanto riguarda le regioni, le stime elaborate per il periodo che va da oggi al 24 dicembre indicano che in Valle d’Aosta la curva ha cominciato a scendere e che la tendenza alla decrescita è destinata a proseguire, “al punto poter sperare in un declassamento regione da rossa ad arancione anche prima di Natale”, rileva lo statistico. Analoga la situazione della provincia autonoma di Bolzano e quella della Calabria, “dove si prevede che la crescita prosegua ancora per poco, per cominciare a scendere nell’arco di tre settimane”. Diversa la situazione della Lombardia: “anche se in questa regione si osserva un buon tasso di decrescita, i numeri restano alti”.

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