Calabria
Infortuni sul lavoro, la Calabria resta in zona arancione: numeri preoccupanti anche nel 2025
COSENZA – Il dramma degli infortuni sul lavoro non si arresta, neanche nei mesi estivi. Secondo l’ultimo report dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega di Mestre, da gennaio a luglio 2025 sono già 607 le vittime in tutta Italia. Di queste, 11 sono in Calabria, una regione che resta in zona arancione, con un’incidenza superiore alla media nazionale, pari a 18,3 morti ogni milione di occupati. Un dato che, come sottolinea Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio, dimostra come le cause degli infortuni mortali continuino a ripetersi, spesso con modalità già note, senza che vi sia un cambiamento strutturale nella prevenzione.
Calabria in zona arancione: rischio sopra la media
Nella mappa nazionale del rischio stilata da Vega Engineering, la Calabria si trova in compagnia di altre regioni come Veneto, Sardegna, Liguria e Abruzzo: tutte con incidenze comprese tra la media nazionale e il +25% rispetto alla media. Peggio ancora fanno regioni come Sicilia, Campania e Puglia, che finiscono in zona rossa, con incidenze superiori al +25%. I settori più colpiti sono quelli delle costruzioni e dei trasporti.
A livello nazionale, i settori più colpiti dagli infortuni mortali sono:
– Costruzioni (67 morti)
– Attività manifatturiere (59)
– Trasporti e magazzinaggio (57)
– Commercio (42)
Anche in Calabria i settori del comparto edile e della logistica continuano a registrare un alto numero di incidenti, a dimostrazione della mancanza di cultura della sicurezza e di controlli sistematici. L’incidenza più alta di infortuni mortali si registra tra gli over 65 (61,4 morti ogni milione di occupati),la fascia 55-64 anni (29,1), e tra i lavoratori stranieri, che registrano un rischio doppio rispetto agli italiani. I giorni più pericolosi? Il lunedì, con il 23,3% degli incidenti mortali, seguito dal venerdì (19,7%).
Donne e infortuni: +15% rispetto al 2024
Anche le donne non sono risparmiate: da gennaio a luglio sono 54 le vittime, con un aumento del 15% rispetto al 2024. Più della metà dei decessi femminili è avvenuta in itinere, ovvero durante il tragitto casa-lavoro. Nonostante un lieve calo delle denunce totali (349.444 contro le 350.823 del 2024), il numero dei morti sul lavoro continua a salire. Segno che, più che il numero degli incidenti, è la loro gravità ad aumentare.
La Calabria, con 11 vittime in 7 mesi e un rischio ancora elevato, non può permettersi di ignorare l’allarme. Servono più controlli nei cantieri e nei settori a rischio ma anche una formazione costante per lavoratori e datori di lavoro e ancora, piani di prevenzione e monitoraggio più efficaci. Infine si avverte la necessità di una cultura della sicurezza che parta dalle scuole e arrivi fino alle aziende.
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