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«Inchieste farlocche e giustizia deviata in Calabria». La denuncia del consigliere provinciale Ciacco

Area Urbana

«Inchieste farlocche e giustizia deviata in Calabria». La denuncia del consigliere provinciale Ciacco

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Giuseppe Ciacco

COSENZA – “Le raffiche  di assoluzioni,  pronunciate nel processo Reset, nel processo Lande Desolate, nel processo Malarintha, nel processo Rinascita Scott;  nel processo Why Not;  nel processo Rimborsopoli (e dimentico, certamente, altri processi)  certificano, ciascuna per sé e tutte nel loro combinato disposto, fragorose e  incendiarie barbarie politico-giudiziarie. E, allora, è opportuno bandire linguaggi opachi, perché è in sofferenza la tenuta democratica dell’assetto istituzionale. Qui, in Calabria, in alcune latitudini giudiziarie, si è realizzato un uso patologicamente disinvolto – se non, addirittura, spregiudicato – delle inchieste penali, che si è trasformato, maledettamente, in un cancro metastatico per l’intera regione. Quanti amministratori, quanti esponenti politici, sono stati, brutalmente triturati da inchieste farlocche?! In Calabria è stato sperimentato e  applicato il “modello di magistrato da combattimento”. Lo dichiara in una nota il consigliere provinciale di Cosenza Giuseppe Ciacco.

“Ed è  un modello estremistico  sino al punto di sollevare problemi di compatibilità con la stessa funzione di magistrato. È finito il tempo delle ipocrisie, delle anime belle e dei sepolcri imbiancati. Gli Uffici di Procura sono i luoghi nei quali si esercita il potere più forte e incontrollato tra tutte le istituzioni del Paese. Figurarsi, poi, se questo potere viene esercitato, accecati da un “chiaro pregiudizio accusatorio” Qui, in Calabria,  c’è stata gente, che, con furioso accanimento, ha tentato di modificare, dentro il sistema democratico, i rapporti tra potere rappresentativo e potere giudiziario. Volevano prendere il potere, – conclude Ciacco – per modificare la struttura della democrazia! Una sorta di golpe in bianco! Allearsi con le Procure per smantellare la democrazia politica è un suicidio. E’ un errore grave e storico pensare di demolire l’avversario politico per via giudiziaria. Guai a tenere la coda ai disegni golpisti! Guai ad alimentare il fuoco giustizialista. E, attenzione, perché dietro l’angolo incombono,  minacciose,  torbide tentazioni da “superuomo” dannunziano, la cui eventuale nefasta concretizzazione, sarebbe, semplicemente, letale per la terra di Calabria. La Calabria non ha bisogno di giustizieri!”.

                                              

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