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Il caso mediatico di Davide Barzan alle “Iene”: quando la tv prima dà la fama e poi la gogna
COSENZA – Dai riflettori come consulente “criminalista” ai riflettori come presunto autore di crimini (nel senso di reati, secondo il dizionario dei sinonimi della lingua italiana con cui il diretto interessato ha dimostrato di non avere purtroppo spiccata familiarità). È riassunta tutta qui la triste parabola di Davide Barzan, volto televisivo nell’ambito della famosa inchiesta sull’assassinio di Pierina Paganelli, l’anziana di Rimini uccisa a coltellate il 3 ottobre 2023 nei box sotterranei dove aveva appena parcheggiato per rientrare a casa, nell’ormai noto condominio di via dei Ciclamini.
Il giallo dell’omicidio, come spesso accade nei casi mediatici trattati attraverso un racconto che diventa praticamente una soap, fuori dal contesto giudiziario ad un certo punto ha dimenticato la vittima. La trattazione giornalistica infatti ha dato spazio prima alla storia d’amore clandestina tra Manuela Bianchi (l’ex nuora) e Louis Dassilva (il vicino di casa), ed oggi – dopo aver scandagliato i fondali per non dire il fondo dei dettagli pruriginosi tra i due amanti e la moglie di lui – apre una voragine sul discutibile passato di Barzan. E qui si cade in un burrone. Perché la figura dell’esperto venuto dal nulla ed asceso a protagonista nazional popolare dei salotti di cronaca nera, facendo il paladino della giustizia a tutela della sua assistita Manuela Bianchi, è finito a sua volta nel tritacarne del giustizialismo da social. Non solo: adesso si scopre che sul vero banco degli imputati – al di là del tribunale dei soliti social network – Barzan c’era già stato (truffe varie sia a privati che a una banca).
Il passato discutibile di Barzan
Chi glielo doveva dire alla povera nonna Pierina che all’età di 78 anni sarebbe stata assassinata ed il suo nome si sarebbe andato ad intrecciare con le vicende di un individuo dal passato fosco? Non tanto Louis Dassilva, bensì – appunto – Davide Barzan. Diverse persone di Cosenza, intervistate dalle “iene” nell’inchiesta di Gaston Zama e Marco Occhipinti, ci hanno messo la faccia e si sono messe in fila per denunciare vecchi torti e reati che avrebbero subito da Barzan. Il cosentino che a Cosenza si era già fatto “conoscere” e che da anni si è trasferito in Romagna, spesso ospite della trasmissione “Quarto grado”, è stato così analizzato e sbugiardato da un altro programma Mediaset (“Le Iene”).
Ne è uscita fuori l’immagine di un presunto millantatore, truffatore, uno dalle cento identità e da un’unica costante, l’ambizione al protagonismo. Che sia riferita al comprare una squadra di calcio coi milioni mai vinti al superenalotto oppure al “vendersi” degli scoop quando si parla dell’omicidio Paganelli (quest’ultima accusa è stata avanzata davanti alle telecamere da Valeria Bartolucci, moglie dell’unico indagato attualmente in carcere, che fra le altre cose lo ha denunciato per esercizio abusivo della professione forense, essendosi Barzan presentato a lei ed al marito come avvocato).
Uno dei tanti bluff televisivi?
Non è la prima volta che il piccolo schermo crea “mostri”, come insegnano “Blob” ed i “Nuovi mostri” di Striscia la notizia. Però è forse la prima volta che sul terreno apparentemente autorevole di eclatanti inchieste giudiziarie trasposte in tv, il campo venga profanato da un personaggio dalle tante ombre che stridono con l’idea di quella verità che lui stesso porta avanti nei confronti della signora Bianchi. Barzan, insomma, non è solo un semplice meme per gli strafalcioni linguistici che ai microfoni lo vedono pronunciare, ad esempio, “lubrìo” al posto di “ludibrio” ed altri termini sballati con i quali ha dato spesso l’assist alla criminologa (ed avversaria di parte) Roberta Bruzzone di correggerlo volentieri in pubblica piazza. È un personaggio, Davide Barzan, che con la scusa di essere criminalista a supporto dell’avvocata Nunzia Barzan (sua sorella, raramente comparsa in pubblico, mai eccessivamente esposta), si è guadagnato l’ingresso nei principali palinsesti Rai e delle grandi reti private.
Chi è, e cosa fa un “criminalista”?
Ma chi è e cosa fa un criminalista, come lui si auto definisce in virtù di non meglio specificati studi giuridici? Il Criminalista è un esperto tecnico (attenzione: tecnico) dell’investigazione criminale che utilizza il sapere e le metodologie delle scienze matematiche, fisiche, chimiche e naturali, nonché la tecnologia, ai fini dell’accertamento del reato e della scoperta del suo autore. E se comunque non lo abbiamo mai sentito pronunciare tesi strettamente scientifiche, di certo sarà per questi suoi studi matematici che Davide Barzan non eccelle nell’uso della lingua italiana. Come si può pretendere che dica “ludibrio” anziché “lubrìo”? Il “criminalista”, quale lui è (o sarebbe), si limita alle materie scientifiche. A proposito di numeri, magari ora inizierà a contare quanti accusatori sono emersi dal suo passato. Alla redazione delle “Iene”, dopo le prime due puntate che lo riguardano, starebbero arrivando ancora numerose altre segnalazioni di gente che non vede l’ora di svelare chi è stato, a Cosenza, Davide Barzan. Da consulente della difesa al dover essere difeso, da accusatore di Dassilva ad indagato dai media: nei gialli i cambi di ruolo – ed i colpi di scena – sono davvero un attimo. Ma Barzan, di professione criminalista, forse non lo sapeva.
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