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Folla e selfie per Conte a Cosenza, contro lo ‘scippo’ di Gentile: “in Calabria una cappa che non fa bene”

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Folla e selfie per Conte a Cosenza, contro lo ‘scippo’ di Gentile: “in Calabria una cappa che non fa bene”

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COSENZA – Ad alzare la testa in  senso letterale – secondo l’invito del Movimento 5 Stelle – il cielo nel pomeriggio si è aperto, non ci sono nuvole, la pioggia (che non è arrivata) ha smentito le previsioni e la manifestazione di protesta organizzata a Cosenza si sarebbe potuta fare tranquillamente in pieno centro, su corso Mazzini. Ed invece militanti, forze politiche, comitati, simpatizzanti, associazioni, elettori e semplici curiosi hanno raggiunto il centro storico, nuova location dove alla vigilia era stato dirottato l’appuntamento per scongiurare il rischio temporale.

Alla fine, insomma, meteo sereno, partecipazione caldissima. Mentre gli esponenti territoriali, parlamentari ed europarlamentari pentastellati sono radunati sulla gradinata del teatro Rendano, Anna Laura Orrico è in disparte e attende il presidente Conte lì a pochi passi su corso Telesio per fare gli onori di casa. La deputata ha un po’ l’aria di chi si è pentita di aver spostato l’incontro fuori mano, al chiuso dell’auditorium Guarasci appunto nel centro storico: “Stasera mi verrà il reflusso – sospira – Però il colpo d’occhio della piazza è bellissimo”.

L’ex premier è arrivato, scende dalla macchina e prosegue a piedi andando subito verso due giovanissimi che camminano dalla parte opposta. Gli allunga la mano godendosi il loro stupore, è Giuseppe Conte in persona che li sta salutando. “Tu sei un motociclista?”, chiede al ragazzo che sembra infatti vestito per salire su una moto. “Ah no? Beh, allora dove state andando? Venite a sentirci”.

Immediatamente viene preso d’assalto per i selfie, Anna Laura Orrico è costretta a fare il vigile: “Adesso no, vi prego, siamo in ritardo”.  Alcuni tirocinanti del Mic a cui Forza Italia attraverso un emendamento ad hoc aveva dato tempo addietro l’illusione di un concorso per occupare le competenze acquisite nelle strutture del ministero (emendamento che non ha mai avuto un seguito) si presentano sfiduciati a Conte e ringraziano Vittoria Baldino per il comunicato a sostegno che tanto ha fatto infuriare il collega Francesco Cannizzaro.

Giuseppe Conte in un attimo è già al punto-stampa per le interviste di rito. Peccato che più che dalla stampa sia occupato in prevalenza dalla gente che vuole conoscerlo. I cronisti devono sgomitare per allungargli i microfoni e non possono fare a meno di commentare che per rilasciare la intervista alla Rai il presidente va in una saletta dove i colleghi della tv di Stato possono lavorare più comodi. Il cameraman di una rete privata ricorda quando il Movimento si batteva anche contro questa prassi. “Altri tempi, c’era Grillo, ora però la tv di Stato serve”, borbotta.

Nell’auditorium all’interno del liceo Bernardino Telesio non è rimasto spazio neppure per fare entrare una mosca. È sempre Anna Laura Orrico a salire sul,palco ed a prendere la parola: “Grazie! Grazie ! Grazie!”, ripete tre volte con entusiasmo e soddisfazione. Stracolmo, non si respira. Posti esauriti, non c’è un buco libero, pure i corridoi sono occupati dalla folla rimasta in piedi. Qualcuno litiga per farsi spazio in avanti. Sono venuti da ogni parte della regione, spicca lo striscione di Strongoli. Ci sono molte bandiere e non sono quelle dello stadio San Vito dove il Cosenza in questi stessi minuti sta perdendo miseramente contro il Pisa. Un tifoso del Movimento e dei lupi si fa scappare: “Siamo venuti a piangere il morto”, che appunto non è la politica (forse anche la politica) ma la retrocessione in serie C.

Un video introduce la manifestazione. Scorrono le immagini con gli interventi in aula a Montecitorio, quelli accalorati contro un Andrea Gentile “resuscitato” (a proposito di morti), e quel famoso “fate schifo” pronunciato dalla voce vibrante di Elisa Scutellà che suscita ancora gli applausi del pubblico nei confronti della parlamentare uscente e fischi all’indirizzo del deputato entrante.

“Dobbiamo andare velocissimi”, si raccomanda Orrico. Intanto il microfono gracchia e qualche altro minuto si perde. Comincia il Comitato La Base. Centri anti violenza, spopolamento, disoccupazione, sanità, eccetera. Si passa in rassegna l’elenco triste delle cose calabresi per arrivare allo”scippo” di Gentile, il rampollo di famiglia, come viene definito.”La Calabria non è sfortunata, è stata solo derubata”.

Si susseguono gli interventi. Il relatore di turno confessa al presidente Conte di avere violato i suoi divieti a non uscire di casa durante il lockdown – e qui scatta la risata collettiva- “Ma era per un buon fine, dovevamo fare presidio, per salvare l’ospedale di Cariati”.

Anna Laura Orrico a chiusura di ogni discorso scandisce come un mantra “Questa è la Calabria che alza la testa!”, a rievocare il titolo del raduno. Poi la deputata legge un messaggio ricevuto ieri: “Scusa se domani non ci sarò ma sono arrivati a intimidirmi, sto facendo un corso per accedere ad un posto di lavoro…”. Si infervora: “Questo invece è il posto giusto, grazie a voi per esserci e per metterci la faccia. La politica è libera se voi siete liberi! In campagna elettorale ho percorso la Calabria pezzo per pezzo e per strada non ho mai visto Andrea Gentile! Ricordatevi una cosa… Fatti non fummo a viver come cinghiali, signore e signori, ecco Elisa Scutellà”.

La platea intona il suo nome, “E-li-sa! E-li-sa!”. Nonostante l’atmosfera appassionata, Scutellà entra in scena pacata. “Signori – dice – abbiamo visto qualcosa che non si può raccontare, si può solo vivere. Oggi noi stiamo iniziando una rivoluzione, parte da qua l’avviso di sfratto per Occhiuto!”.

Poi nell’auditotium cala il silenzio. È il momento di ascoltare Giuseppe Conte: “Grazie a ciascuno di voi perché la vostra presenza qui non è indifferente”. Il presidente del Movimento 5 Stelle ringrazia sindaci presenti tra cui Franz Caruso e gli altri esponenti politici venuti a dare supporto. “Sono state cambiate le regole del gioco. Lo sfregio è stato fatto non ad Elisa Scutellà  ma a voi calabresi, perché – ammonisce Conte – in Calabria si tramanda il seggio elettorale da padre a figlio. C’è una cappa che non fa bene”.

Un intervento brevissimo il suo, in cui in verità non si sofferma sulla visione futura di questa regione ma sull’aspetto di eterna Cenerentola della Calabria (“i calabresi – aggiunge – hanno un’aspettativa di vita minore”) e tocca punti come il divario nord-sud, il riarmo, l’autonomia differenziata. Quindi: “Vi aspetto tutti il 5 aprile a Roma.Noi siamo con voil”. E lo ripete: “Con voi. Un abbraccio”.

Si sono fatte le 18, si congeda, neanche un’ora sul palco. All’urlo finale “Calabria alziamo la testa!”, il pubblico guadagna l’uscita ed il cielo è di nuovo nuvoloso, scuro. È stato meglio ritrovarsi nell’auditorium, non foss’altro per l’umidità.

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