Area Urbana
Ex Legnochimica e malattie sospette, Rende attende bonifica e sentenza d’Appello
 
																								
												
												
											RENDE (CS) – Dai ruscelli incontaminati alle falde acquifere altamente inquinate. A Rende un lembo di città è stato trasformato, in pochi anni, da zona agricola a zona industriale. La spinta allo sviluppo l’ha data la Legnochimica, attiva dal 1968 al 2002, con 400 dipendenti nei periodi più floridi. Il suo fallimento ha lasciato ai rendesi una scomoda eredità: 8 laghi “chimici” fatti di scarti di lavorazione (4 tombati) e almeno 40mila metri quadrati di suolo contaminato da reflui industriali. Titolare dell’ex fabbrica di tannino è la piemontese famiglia Battaglia che aveva acquistato centinaia di ettari dal barone Giorgelli, quando Cecchino Principe era sia sindaco di Rende sia sottosegretario del Ministero dell’Agricoltura. Terreni che oggi ospitano: l’impianto di peptina di Silvateam (sempre dei Battaglia di Mondovì), la centrale a biomasse dell’Ecosesto del gruppo Falck, gli stabilimenti di Calabra Maceri e capannoni commerciali. Il tutto poco distante dalla discarica dell’ex inceneritore di Sant’Antonello e dal depuratore consortile di contrada Coda di Volpe.
Ex Legnochimica, bonifica al palo
Il liquidatore di Legnochimica, il commercialista Pasquale Bilotta è stato condannato per omessa bonifica dal Tribunale di Cosenza a 9 mesi di reclusione. Si attende la pronuncia della Corte d’Appello di Catanzaro e la prossima udienza sarà ad ottobre. Il costo della messa in sicurezza dei siti contaminati era stato stimato in 6,5 milioni di euro, ma la proposta fu di spendere solo un decimo di tale cifra (650mila euro) per lavare i fanghi e immetterli nel Crati. Soluzione bocciata dalle analisi sulle prove di decontaminazione. Legnochimica, nonostante abbia chiuso battenti dopo aver fatturato l’anno precedente 44 milioni di euro e aver mobilitato in cessioni di rami aziendali almeno 84 milioni di euro, non ha i soldi per porre rimedio ai danni provocati. Intanto l’ultima perizia ufficiale resta quella dell’ex rettore dell’Unical, Mirocle Crisci, che nel 2011 ha riscontrato la concentrazione, in alcuni casi di 100mila volte superiore al valore consentito per legge, di metalli pesanti e sostanze classificate dalla IARCA (International Agency Research of Cancer) a rischio oncogeno documentato.
 
La lunga scia di morte nell’area dell’ex Legnochimica
Nulla è stato fatto ad oggi, a parte potenziare Calabra Maceri. Come? Con l’inaugurazione di una bioraffineria nel 2018 e nel 2025 con l’apertura di un impianto che produce Combustibile Solido Secondario da inviare agli inceneritori, capace di processare 250 tonnellate di rifiuti al giorno (che si sommano alle circa 700 tonnellate trattate quotidianamente negli stabilimenti di Pellegrino). Gli abitanti dell’area dell’ex Legnochimica sono circa 700. Negli ultimi 30 anni almeno 100 persone tra operai e residenti si sono ammalate di tumore. Chi vive a contrada Lecco lamenta da tempo una costante crescita di patologie potenzialmente correlate all’inquinamento dell’aria e dell’acqua. E tra i lavoratori della fabbrica piemontese l’incidenza appare ancora maggiore. «Prima di chiudere, Legnochimica aveva dimezzato il personale, – racconta un ex operaio – eravamo rimasti in meno di 200. Siamo sopravvissuti in pochissimi, forse solo una ventina di noi siamo ancora vivi. Tanti miei colleghi sono morti ancora giovani, prima degli anni Novanta».
Le paure dei residenti di contrada Lecco
I timori maggiori tra i residenti, che ripetono come un mantra i nomi dei vicini di casa morti o ammalati, oggi riguardano le esalazioni maleodoranti che aleggiano sul quartiere. L’ultimo tra gli abitanti prematuramente scomparso è venuto a mancare a febbraio. A far da eco alle loro preoccupazioni è una giovane madre, nata e cresciuta a contrada Lecco. «Oggi la puzza probabilmente proviene da Calabra Maceri, – afferma la ragazza – ma i danni della Legnochimica non si sentono e non si vedono: sono nelle falde acquifere inquinate e nella mancata bonifica. L’azienda è fallita lasciando un disastro enorme. Il gruppo Battaglia che vanta 170 anni di storia aziendale non si è mai assunto le proprie responsabilità. Anzi. Hanno l’ardire di affermare che le loro imprese sono ecologiche, “green”, lavorano nel rispetto dell’ambiente. Eppure per un lungo periodo hanno sequestrato i pozzi un po’ in tutta la zona perché emerse che le falde acquifere erano inquinate per via delle vasche di decantazione, i “laghi chimici” evidentemente costruiti senza sistemi di sicurezza ambientali».
 
Bimbo con miocardite congenita “sospetta”
«Mio figlio è nato con una cardiopatia congenita, una stenosi valvolare aortica. Nessuno di noi in famiglia però ha cardiopatie, – chiarisce la giovane madre di contrada Lecco – nutriamo forti dubbi e sospetti sulle cause di questa patologia. Sono cresciuta mangiando i frutti dell’orto di casa, non posso giurare che questi metalli pesanti non c’entrino nulla con la cardiopatia congenita del mio bambino. Nel nostro quartiere abbiamo visto spesso morire giovani adulti, nessuno ci dà la garanzia che questi decessi non dipendano dagli inquinanti ritrovati nelle falde e nei terreni. Il problema della bonifica è stato scaricato sul territorio, sulla popolazione. Su noi rendesi che paghiamo a caro prezzo lo sviluppo industriale di quest’area. I profitti di quell’azienda non sono ricaduti sul territorio, dovrebbero ripagare i danni arrecati all’intera comunità, senza nascondersi dietro al fallimento di un’azienda con incassi milionari. Hanno aperto un’altra società negli stessi stabilimenti, ignorano il disastro causato e continuano a fare business nel nostro quartiere. Non è giusto».
Il Comune di Rende alla ricerca di una soluzione
Si attende ora l’intervento dell’amministrazione comunale, appena insediata con l’elezione del sindaco Sandro Principe. Il neo assessore all’Ambiente Andrea Cuzzocrea garantisce il proprio impegno in una risoluzione definitiva del problema. «Stiamo acquisendo la documentazione necessaria – spiega Cuzzocrea – per iniziare a pianificare i prossimi passi. Abbiamo trovato una situazione non molto ben organizzata e in questa prima fase stiamo gestendo le emergenze. Subito dopo le ferie entreremo nel vivo della questione Legnochimica. Al momento stiamo cercando di analizzare con i funzionari e i dirigenti lo stato dell’arte dopodiché prenderemo decisioni volte a produrre una programmazione con risultati duraturi. Puntiamo a una bonifica definitiva dell’area e crediamo vi siano tanti finanziamenti pubblici dai quali attingere per investire in questa direzione. Dobbiamo capire in che termini e in che modo, partendo da analisi dettagliate che ci indichino la migliore strategia per salvaguardare l’ambiente e la salute dei cittadini».
 
 
                         
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
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