Italia
Eugenio Barone, è cosentino il docente universitario tra i più giovani d’Italia
COSENZA – Nell’ambito accademico italiano, spicca la figura di Eugenio Barone, 40 anni, originario di Paola, provincia di Cosenza, docente universitario di prima fascia all’università La Sapienza di Roma, che si distingue non solo per la sua eccezionale competenza, ma anche per essere il più giovane nel suo ruolo. Con una brillante carriera accademica alle spalle, in particolare sui meccanismi che provocano il morbo dell’Alzheimer, Barone si è affermato per il suo impegno nella ricerca e nella didattica che gli è valso la nomina a docente universitario ordinario tra i più giovani d’Italia.
“E’ iniziato tutto all’Università della Calabria, è stata una scuola di vita dove mi sono trovato benissimo e con cui intrattengo ancora collaborazioni con i miei vecchi professori. Lì ho studiato Chimica e Tecnologie Farmaceutiche, poi sono andato a fare la tesi al policlinico Gemelli di Roma dove sono rimasto per un po’ di anni”, ci spiega Barone. “Ho fatto un dottorato in Neuroscienze dove ho iniziato a studiare quello di cui mi occupo tutt’ora, ovvero la malattia di Alzheimer”. Barone ha studiato anche all’estero, approfondendo i suoi studi inizialmente negli Stati Uniti, dove è rimasto per un anno. “Lì ho lavorato con un dei professori più importanti al mondo che studia l’Alzheimer e mi sono appassionato ancora di più a questo tipo di ricerca”. Ma la formazione vera e propria che gli farà ‘fare le ossa’ sarà il Politecnico di Losanna in Svizzera, una delle università migliori al mondo, dove studia per due anni. “Quella è stata un’esperienza molto formativa perché ti confronti con delle realtà molto attrezzate da questo punto di vista, in quell’occasione ho ampliato le conoscenze e affinato la tecnica”.
Poi, il rientro in Italia, dopo aver vinto il progetto europeo Marie Curie. “Qui c’era già un gruppo con cui io collaboravo – precisa il prof Barone – dunque sono rimasto all’università La Sapienza con un percorso accademico prima come ricercatore poi come professore associato e ora come professore ordinario“.
L’Alzheimer e la ricerca sulla sindrome di down
Negli ultimi anni gli studi sui meccanismi che provocano l’Alzheimer si stanno concentrando sulla sindrome di down come modello genetico da studiare “perché le persone che ne sono affette sviluppano l’Alzheimer prima degli altri per via della trisomia del cromosoma 21”, ci spiega Barone. “Stiamo cercando di capire come si sviluppa l’Alzheimer nella sindrome di down perché questo permetterebbe di aiutare tutto il resto della popolazione in generale in quanto quello che succede nelle persone con sindome di down si sviluppa molto prima, verso i 40/45 anni, rispetto a quello che potrebbe accadere in una persona sana i cui sintomi si palesano intorno ai 55/60 anni”. “Cerchiamo di giocare d’anticipo sullo sviluppo della malattia, in questo caso”, precisa il docente.
Purtroppo sull’Alzheimer, oggi, non esiste ancora nessuna cura. “Ci sono dei passi avanti ma non quelli che tutti vorremmo vedere”, risponde Barone quando gli domandiamo a quale punto si trovi attualmente la ricerca. “C’è ancora tantissimo da fare perché ancora è una malattia complicatissima”.
La conferenza Internazionale sulla Sindrome di Down
Eugenio Barone sarà organizzatore e presidente della prossima conferenza internazionale sulla Sindrome di Down che si terrà il prossimo anno, dal 5 all’8 giugno 2024 presso l’Università Sapienza ed il Roma Convention Center “La Nuvola”.
“Con cadenza biennale, organizziamo una conferenza internazionale alla quale partecipano circa 500 delegati da tutto il mondo. La conferenza è fondamentale per promuovere gli scambi scientifici, massimizzare l’uso delle risorse e definire le linee di ricerca più promettenti a livello di base, traslazionale e clinico. Io e il mio gruppo siamo stati selezionati per il progetto presentato ma l’Italia è sempre in prima linea per questo tipo di studi”, sottolinea Barone.
Inoltre, un aspetto chiave che rende la nostra Conferenza unica è che due delle giornate (7 e 8 giugno 2024) prevedono un programma parallelo a quello scientifico, interamente dedicato alle famiglie delle persone con sindrome di Down ed ai loro cari, per dare loro la possibilità di confrontarsi direttamente con le eccellenze della ricerca nel campo della SD provenienti da tutto il mondo. Qualcosa che abbiamo già sperimentato con grande successo. Ci aspettiamo – conclude – che numerose famiglie con i loro cari raggiungeranno Roma in occasione della Conferenza”.
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