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Decesso Bonaventura Ferri, notificata la citazione in giudizio all’Ao di Cosenza e Mater Domini

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Decesso Bonaventura Ferri, notificata la citazione in giudizio all’Ao di Cosenza e Mater Domini

Bernadette Serratore

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COSENZA – La Famiglia Ferri, dopo un anno di attesa delle determinazioni dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, ha richiesto il risarcimento dei danni davanti al Tribunale di Cosenza per il decesso di Bonaventura Ferri dopo che l’Ospedale ha respinto ogni ipotesi di condotta colposa dei sanitari che, a vario titolo,  si occuparono dell’amato sindacalista appartenente ai Vigili del Fuoco. E’ emerso da un corposo dossier medico legale che l’infezione virale è stata complicata da varie infezioni ospedaliere e che all’atto del ricovero nella Unità Operativa Complessa di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, dove fu somministrato Tolicizumab, le stesse infezioni non erano presenti al momento del suo ingresso in ospedale considerato che il paziente era in buon compenso mediante ossigenoterapia e terapia farmacologica.

“Il quadro patologico era in fase di stabilità ed era avviato alla remissione quando è stato aggravato da una doppia infezione sopravvenuta indicabile come infezione ospedaliera (ICA) da Acinetobacter Baumani e Klebsiella Pneumoniae. E’ emerso, anche, – fa sapere l’avvocato della famiglia Massimiliano Coppa –  che il catetere venoso inserito a Cosenza era infetto per come certificato dall’Azienda Ospedaliera Universitaria di Catanzaro e fu sostituito come la terapia farmacologica che determinò il fallimento del trattamento assistenziale effettuato a Cosenza e che non lasciò scampo a Bonaventura Ferri.  Il sindacalista – continua il legale –  all’epoca del fatto aveva 52 anni, era affetto da psoriasi e prestava regolarmente servizio come Vigile del Fuoco nel Comando Provinciale di Cosenza, era integro sotto il profilo fisico e psichico, non era affetto da preesistenze patologiche neurologiche, cardiorespiratorie, dell’apparato digerente o osteo articolari e, per l’attività lavorativa svolta, era sottoposto a controlli periodici che ne attestavano l’idoneità alla mansione“.

La famiglia, assistita dall’avvocato Massimiliano Coppa, ha nominato un pool di esperti e professori universitari che hanno accertato le responsabilità che hanno condotto al decesso del sindacalista. Ora tocca ai giudici a stabilire le singole responsabilità da addebitare al comparto assistenziale.

 

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