Area Urbana
Cosenza, Tiziana Mirabelli condannata a 17 anni per l’omicidio del 75enne Rocco Gioffrè
COSENZA – Per l’omicidio di Rocco Gioffrè, avvenuto a Cosenza il 4 febbraio 2023 in via Monte Grappa, la Corte D’Assise di Cosenza ha condannato Tiziana Mirabelli, 49 anni, unica imputata, alla pena 17 anni (16+1) oltre al risarcimento dei danni alle parti civili costituite e a una provvisionale per le stesse parti civili di 60mila euro. La Mirabelli è stata anche condannata all’interdizione perpetua dei pubblici uffici. Rea confessa, la donna ha sempre sostenuto di essersi difesa dopo un tentativo di violenza sessuale sotto la minaccia di un coltello temendo per la sua vita. Il dispositivo della sentenza è stato letto nel tardo pomeriggio dalla Presidente Paola Lucente (a latere De Vuono) al termine della camera di consiglio durata circa 3 ore dopo che, nella mattina, c’era stata sia la requisitoria del PM che l’arringa difensiva. La Corte ha dunque condannato la Mirabelli per l’omicidio ritenendola colpevole dell’azione omicida a sfondo passionale (come chiesto dalla diesa) e non con l’intento di una rapina come invece aveva sostenuto l’accusa.
Riconosciute alla Mirabelli le attenuanti generiche, escluse tutte le aggravanti riferite al capo 1 della rubrica, riqualificate anche le ipotesi di occultamento di cadavere e della rapina aggravata. Ritenuto il vincolo della continuazione dei reati sub 1 e 3, applicata per tutti i reati la diminuente del rito abbreviato. La corte nella sentenza ha mantenuto fermo il vincolo sull’appartamento dell’imputata in sequestro, ai fini di prova. Disposta la distruzione dei coltelli e dei materiali residui ad eccezione di PC, smartphone e tablet se di proprietà delle persone offese disponendone la restituzione agli aventi diritto. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni.
La richiesta di condanna per Tiziana Mirabelli della Procura
Nella requisitoria il PM Marialuigia D’Andera, aveva chiesto la pena dell’ergastolo escludendo invece la legittima difesa. «Il movente che ha portato la Mirabelli ad uccidere il Gioffrè – aveva dichiarato la PM a conclusione della requisitoria – sarebbero stati i soldi per saldare un debito pregresso. Spinta dalla bramosia di denaro, per saldarlo, avrebbe ucciso un uomo che invece l’aveva sempre aiutava, che le dava sempre soldi e le pagava anche la luce».
La Procura aveva chiesto anche l’aggravante sia dei futili motivi, l’occultamento del cadavere e della crudeltà, relativamente alle coltellate inferte con efferatezza quando l’uomo era già a terra. Per la procura c’era un chiaro intento omicidiario e «non c’è mai stato pentimento di quanto fatto. Alla Mirabelli interessava solo la sua persona, come ne usciva lei e quello che dicevano di lei dopo i tanti anni di volontariato». Anche la parte civile, rappresentata dall’avvocato Francesco Gelsomino, aveva chiesto la condanna all’ergastolo.
La difesa “tragico omicidio maturato in un contesto passionale”
Tesi smentita seccamente dalla difesa della donna, rappresentata dall’avvocato Cristian Cristiano, che, invece aveva chiesto l’assoluzione della Mirabelli per legittima difesa, contestando ancora una volta le consulenze del dottor Cavalcanti. In via subordinata aveva chiesto l’eccesso colposo di legittima difesa con il riconoscimento delle attenuanti generiche. Il legale aveva contestato punto per punto quanto detto dell’accusa, parlando di “suggestioni della Procura”, sia sul movente che sulla dinamica, presentando anche una corposa memoria e parlando di un tragico omicidio maturato in un contesto passionale.
«Sono suggestioni quella della Procura e che non trovano nessun riscontro mentre i dati oggettivi e cristallizzati ci parlano di altro. Il Movente economico crolla – aveva spiegato Cristiano -, perché la rapina sarebbe avvenuta dopo l’omicidio, ma senza nessun riscontro nei video. Per l’avvocato Tiziana Mirabelli aveva ucciso Gioffrè per difendere la sua vita. «Non è pazza – aveva dichiarato- ha fatto quello che ha fatto o sarebbe stata l’ennesima vittima di femminicidio».
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