Area Urbana
Cosenza sangue infetto, muore dopo la trasfusione: chiesto risarcimento di 13 milioni
 
																								
												
												
											COSENZA – Una vicenda in cui trovano spazio dubbi, sospetti e dolore. Questa è la drammatica storia del 79enne Cesare Ruffolo, che ha perso la vita all’ospedale di Cosenza, il 4 luglio del 2013, dopo una trasfusione di sangue contaminato da germi. L’involucro contenente il sangue proveniva dal centro di raccolta di San Giovanni in Fiore ed era contaminato da un batterio. Dal decesso sono passati 11 anni, cinque i gradi di giudizio che hanno confermato le responsabilità del personale medico e dirigenziale dell’Ospedale di Cosenza, ma ancora nessun riconoscimento di responsabilità, nessun risarcimento è stato fornito alla famiglia Ruffolo dai vertici dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza.
È stato depositato un corposo elaborato peritale dinanzi al Tribunale di Catanzaro, dove si sta celebrando l’ennesimo procedimento civile, il sesto, nel quale la famiglia Ruffolo seguiti dell’avvocato Massimiliano Coppa, insieme con i legali Luigi Forciniti, Giovanni Ferrari e Marco Amantea, ha convenuto in giudizio per un importo di 13 milioni di euro l’Ospedale dell’Annunziata, il Ministero della Salute, l’Asp di Cosenza per violazione della posizione di garanzia derivante dai ruoli dirigenziali.
“Il batterio da serratia marcescens”
Lo stesso Tribunale di Catanzaro ha nominato la Professoressa Isabella Aquila, Professore Associato di Medicina Legale dell’Università di Catanzaro ed il Professore Carlo Torti, Professore Ordinario di Malattie Infettive Università “Magna Graecia” di Catanzaro, i quali alle legittime obiezioni del collegio peritale della Famiglia Ruffolo composto dai Professor Vincenzo Pascali, Ordinario di Medicina Legale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma – Policlinico Gemelli e del Dottor Berardo Silvio Cavalcanti, non hanno potuto fare a meno di concludere affermando che:
“il batterio da serratia marcescens contenuto nella sacca trasfusa a Ruffolo presentava tutte le caratteristiche di patogenicità da se solo sufficienti e necessarie per cagionare la morte e tale infezione, trattandosi di infezione contratta in regime di degenza, ben potendosi definire nosocomiale. Le responsabilità riscontrate sono da considerarsi in termini censurabili della negligenza a carico della Struttura Sanitaria e del comparto addetto alla vigilanza degli emoderivati e tale responsabilità può certamente attribuirsi alla inefficienza della struttura sanitaria e degli organi preposti per vigilare sulla catena di custodia della sacca. Si può dunque affermare che nell’ambito dell’emovigilanza non venivano rispettate le Linee Guida circa la catena di custodia e la sorveglianza circa eventuali contaminazioni. Alla luce della valutazione.
“Ruffolo non sarebbe morto”
Alla fine i medici hanno ipotizzato che se non vi fosse stata la grave infezione certamente il signor Ruffolo non sarebbe deceduto. Tale infezione poteva essere evitata attraverso l’applicazione di corrette misure di sorveglianza delle sacche di sangue nell’ambito di una corretta emovigilanza. A nulla sono valse le contestazioni mosse dal Consulente Medico Legale dell’Ospedale di Cosenza, Dottor Ottavio Stefano, che ha richiesto la sostituzione dei periti, poi respinta dal Tribunale di Catanzaro.
“Il silenzio assoluto dell’Ospedale di Cosenza”
L’ospedale di Cosenza ha, tra l’altro, ha già risarcito per grave infezione identica a quella del paziente Ruffolo un altro paziente Francesco Salvo, rimasto tra la vita e la morte per oltre 40 giorni, nello stesso periodo del ricovero di Cesare Ruffolo, a causa dell’elevatissima carica batterica contenuta nella sacca a quest’ultimo trasfusa. A ciò si aggiunga il fatto che ancora dopo tre anni (nel 2016) un’altra paziente rimase ceca sempre per la stessa infezione da serratia racescens, il cui batterio fu isolato nell’ospedale di Cosenza nell’anno 2016 per ben 35 volte.
Dopo 11 anni dalla tragedia si chiede ancora la Famiglia Ruffolo:che fine ha fatto la sanità calabrese?
 
                         
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
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