Segnala una notizia

Hai assistito a un fatto rilevante?
Inviaci il tuo contributo.

Richiedi info
Contattaci

Cosenza: lavori fittizi e permessi di soggiorno falsi, indagini partite da una rissa in piazza Bilotti

Cosenza: lavori fittizi e permessi di soggiorno falsi, indagini partite da una rissa in piazza Bilotti

Pubblicato

il

COSENZA – Sono sei le persone, italiane ed extracomunitarie, arrestate oggi con l’accusa di favoreggiamento della permanenza illegale nel territorio dello Stato ed uno dei soggetti, extracomunitario, anche per estorsione nei confronti alcuni connazionali. Tutti sono finiti agli arresti domiciliari, su richiesta della Procura di Cosenza. Si tratta di Luigi Altimari, 45 anni, di Marano Marchesato; Gianfranco Barberio 62enne di Cosenza e di tre cittadini pachistani Arif Nadeem 43 anni, Muhammad Bssharat di 55, Ifitkhar Ahmad di 42 e un bengalese, Mia Ripon di 44 anni. L’accusa è di aver favorito la permanenza illegale nel territorio dello Stato di numerosi stranieri, mediante la presentazione di false attestazioni presso lo Sportello Unico per l’Immigrazione.

La persona, un soggetto extracomunitario, indagata per estorsione, avrebbe costretto alcuni connazionali a consegnargli, in più occasioni, somme di denaro per consentire loro l’occupazione degli spazi pubblici, da utilizzare per la vendita ambulante. Sono 19 complessivamente le persone indagate.

La rissa a piazza Bilotti e il ‘pizzo’ per gli ambulanti

Il provvedimento è l’epilogo di una intensa attività d’indagine, partite da una rissa a maggio del 2021 in piazza Bilotti che ha visto coinvolti cittadini extracomunitari, tutti venditori ambulanti, perlopiù abusivi, che si erano “affrontati” violentemente al fine di contendersi gli spazi pubblici disponibili. L’origine della violenta colluttazione era legata in pratica, alla pretesa estorsiva avanzata da uno di loro nei confronti di alcuni connazionali, rei di aver occupato con i loro espositori alcuni spazi pubblici, senza corrispondere allo stesso la somma di denaro giornaliera, da quest’ultimo pretesa ingiustamente.

Le successive attività di indagine hanno portato ad ipotizzare la responsabilità degli indagati in ordine al reato di favoreggiamento della permanenza irregolare sul territorio dello Stato italiano di vari cittadini extracomunitari che a fronte del pagamento di somme di denaro, sono riusciti ad ottenere, mediante dichiarazioni e documenti attestanti falsamente la preesistenza di rapporti di lavoro, il rilascio di permesso di soggiorno ideologicamente falsi in quanto basati su presupposti inesistenti.

operazione polizia cs immigrazione

Coinvolti un commerciante e un commercialista

Nel corso delle indagini emergevano le figure di un commerciante di abbigliamento, di un commercialista e di un extracomunitario, i quali fungevano da trait-d’union tra coloro che si prestavano a svolgere il ruolo di datore di lavoro fittizio e gli extracomunitari, i quali aspiravano a regolarizzare la loro posizione sul territorio italiano, ma impossibilitati a farlo per diverse motivazioni: clandestini o richiedenti protezione internazionale con diniego dello status richiesto dalle competenti Commissioni Territoriali, che esercizio attività lavorative abusive.

Assunzioni fraudolente e lavori fittizi al ‘prezzo’ di 5mila euro

Gli inquirenti sono riusciti a ricostruire numerose fraudolente assunzioni che gli indagati si erano prodigati a realizzare in favore di falsi lavoratori e di fittizi datori di lavoro. Gli stessi avrebbero svolto varie incombenze amministrative nell’interesse dei loro clienti, molti dei quali non erano in grado di comprendere la lingua italiana e non sarebbero stati pertanto in grado né di affrontare l’iter amministrativo né di predisporre la documentazione necessaria.

Gli indagati pertanto, si prodigavano a fornire il loro contributo in tal senso, non per solidarietà diretta a fornire aiuto materiale a soggetti bisognosi di accoglienza, ma per scopi prettamente di lucro, consistente in somme di denaro pagate dai cittadini stranieri che volevano permanere in Italia senza averne i requisiti. Dalle indagini è emerso che ciascuno dei falsi lavoratori corrispondeva agli intermediari, e per il tramite di quest’ultimi anche “al datore di lavoro”, somme di denaro, in alcuni casi quantificabili in circa 5mila euro, per ottenere, fittiziamente, i requisiti utili per soggiornare in condizione di apparente legalità sul territorio italiano.

 

Pubblicità .

Categorie

Social

quicosenza

GRATIS
VISUALIZZA