Area Urbana
Cosenza, la tassa sul suolo pubblico in centro città? Una stangata che preoccupa i commercianti
COSENZA – La nuova tassa comunale sull’occupazione del suolo pubblico, rappresenta una vera e propria mannaia per le attività commerciali di ristoro (Bar, Pub e Ristoranti) del centro città. Infatti, come previsto dal nuovo regolamento comunale, ogni metro quadro, alle attività di ristoro (almeno quelle del centro città) costerà 120 euro. Se si calcola che ogni esercizio o locale commerciale può allestire delle strutture amovibili fino ad un massimo di 32 mq, alla fine dovranno sborsare circa 4.000 euro l’anno per l’occupazione del suolo pubblico, rispetto ai 600 euro che pagavano (chi le pagava) fino allo scorso anno: un aumento di quasi il 700%.
Tassa sul suolo pubblico in centro città: un salasso
Un vero e proprio salasso che rischia di mettere definitivamente in ginocchio un settore già in crisi. Una crisi, ad onor del vero, causata dalle precedenti amministrazioni comunali, quando la centralissima corso Mazzini, considerata fino ad allora il centro commerciale all’aperto della città, è stato trasformato in un corso di bar, pub e ristoranti. Un numero di attività, oltre 60, che alla lunga non ha potuto reggere, a causa di una utenza molto limitata. Ritornando alla nuova tassa che ha pensato l’attuale Amministrazione comunale, andava sì adeguata, ma forse lo è stato fatto al rialzo, anche perché i dehors, generano un ulteriore fatturato, circa 4 mesi l’anno (i mesi estivi).
Commercianti preoccupati
I gestori delle attività commerciali interessati, sono preoccupati per l’aumento spropositato della tassa che ha stabilito Palazzo dei Bruzi. «Un adeguamento della tassa per l’occupazione del suolo pubblico poteva essere comprensibile, ma l’Amministrazione comunale non può pensare di fare cassa imponendoci di pagare 120 euro al metro quadro, cifra che appare chiaramente sproporzionata». E’ quanto hanno affermato numerosi operatori del settore, già fortemente provati dall’aumento dei costi delle materie prime e da una crisi economica che continua a colpire duramente. «Misure così gravose – concludono – rischiano di mettere ulteriormente in difficoltà attività che, invece, andrebbero sostenute».
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