Area Urbana
Cosenza, il Tribunale riconosce l’affido esclusivo alla madre di un ragazzo gravemente disabile
COSENZA – Il Tribunale di Cosenza in composizione collegiale (Presidente Andrea Palma, relatrice Maria Giovanna De Marco) con sentenza n. 675 dell’11 aprile ha riconosciuto l’affido esclusivo ad una madre di un adolescente nato gravemente disabile e che necessità di cura e assistenza costanti. La madre, molto nota in città per le sue battaglie politiche e sociali, aveva lamentato il forte disinteresse paterno nei confronti del figlio (che ha portato all’apertura di molteplici procedimenti penali a carico del padre), la cui gravosa gestione, assistenza e cura ricadeva (e ricade) solo sulla stessa ma il regime di affido condiviso risultava essere un ulteriore vessillo, perchè era, nei fatti, più un ostacolo che un beneficio per il figlio.
Dirimente per i Giudici del Tribunale bruzio, tra le altre cose, sono state le dichiarazioni rese in udienza dallo stesso padre, secondo il quale per il figlio disabile sarebbe stata sufficiente una terapia domiciliare, non avendo nessuna possibilità di recupero dal punto di vista fisico e che, pertanto, si opponeva a ché il ragazzo venisse curato e trattato in centri di eccellenza come l’ospedale Pediatrico Bambin Gesù del Lazio. Struttura presso la quale la madre, con grande sacrificio, ha portato il figlio più volte e per periodi prolungati e che ha attestato, invece, che il ragazzo “ha fatto registrare dei miglioramenti” e “ha effettuato training specifici a mezzo di operatori che è difficile reperire presso i Servizi Territoriali”.
A causa di questa contraddizione il Tribunale ha ritenuto che “dopo la disgregazione del nucleo familiare il padre non abbia svolto responsabilmente il proprio ruolo genitoriale, essendo risultato carente sotto il profilo delle capacità di attenzione ai bisogni del figlio, in considerazione anche delle gravi e peculiari condizioni di salute del minore”, arrivando a definire l’affido condiviso “pregiudizievole per il minore”.
Proprio per quanto sostenuto dal padre nel procedimento, inoltre, il Tribunale ha registrato “situazioni di stallo nelle decisioni riguardanti il minore, in specie riguardo alla sua condizione di salute e alle relative cure” in ragione del contegno e delle “convinzioni” paterne. Alchè è stato disposto, altresì, l’affido super-esclusivo per le decisioni in campo sanitario alla madre, delle cui capacità genitoriali, si legge in sentenza, “non è dato dubitare”.
Particolarmente soddisfatta è il difensore della donna, Avv. Maria Aloi del Foro di Catanzaro, secondo la quale: «I Giudici del Tribunale di Cosenza hanno riconosciuto che il regime ordinario di affido condiviso in taluni casi particolari può diventare una vera e propria spada di Damocle in capo al genitore collocatario che, come nel caso deciso, non solo vive sacrificata e dedita al proprio figlio, ma si è trovata a dover fare i conti con un atteggiamento paterno che si sostanziava in una genitorialità dalla stessa (e dal Tribunale) ritenuta non responsabile e non orientata al benessere della prole».
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