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Cosenza: CPO Ordine Avvocati sul bimbo 8 anni «è davvero questa la società che vogliamo?»
COSENZA – L’avv. Maria Gagliardi Presidente del Comitato Pari Opportunità del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Cosenza interviene sul tema caldo di cui si parla da giorni, ovvero la non violenza e “della necessità di educare i nostri figli, sin da quando frequentano la scuola primaria, al rispetto dei sentimenti e delle diversità, tutte”.
“E’ dal giorno in cui una giovane vita, l’ennesima, quella di Giulia, è stata stroncata per mano del suo fidanzato, che tutti parliamo dell’importanza dell’educazione ai sentimenti. Siamo nella settimana nella quale ricade il 25 novembre, giornata internazionale della lotta contro la violenza di genere e le giornate di sensibilizzazione si susseguono! E poi? E poi, in barba a tutti i proclami, leggiamo che, intanto, accade un’altra violenza ed un’altra discriminazione. Si, non è di genere ma è altrettanto inaudita, inaccettabile, soprattutto se si considera che la piccola vittima è un bambino di appena otto anni”.
“Colpevole di cosa? Di essere più irrequieto degli altri, di avere quella che, nelle certificazioni dell’ASP, viene definita “iperattività”. No, non è una malattia ma l’ignoranza può anche farla ritenere tale. E se anche fosse? Questo potrebbe mai legittimare l’esclusione di questo bimbo dalla scuola? Giammai”.
“E invece, leggiamo – scrive l’avv. Gagliardi – che è proprio quello che è accaduto perché questo bimbo, invece di essere accolto in classe dagli altri coetanei, i quali non hanno certamente la responsabilità di questa scelta, è stato accolto dai banchi, completamente vuoti, della sua nuova classe. Questa, infatti, da quel che si legge, è stata la soluzione che i genitori di tutti gli altri bambini hanno ritenuto di adottare per dare, al nuovo compagno dei propri figli, il loro benvenuto”.
“E cosa pretendiamo, poi, dalla Scuola, se nella prima delle scuole, che è la Famiglia, diamo di questi insegnamenti? L’inclusione è un’altra cosa. E, se le cose fossero andate davvero così, ci sarebbe davvero da riscriverla la storia dell’accoglienza e dell’inclusione. Perché non è così che si educa i bambini al rispetto del prossimo. Perché questi bambini saranno gli adulti del domani. E, se cresceranno con questi esempi, troveranno sempre il modo di emarginare chi non è come loro. E non è detto, però, che “loro” siano migliori di chi come loro non è”.
“Il diritto all’educazione, all’istruzione ed all’inclusione sono principi fondamentali, che dovrebbero essere rispettati, prima a casa, e poi in ogni contesto scolastico. E quanto abbiamo letto sui media – se le cose sono andate davvero così – è totalmente contrario a tali principi. Tutti i bambini hanno il diritto di un ambiente di apprendimento sicuro, inclusivo e rispettoso, indipendentemente dalla loro condizione o situazione personale. E senza contare, poi, che la discriminazione nei confronti di un bambino con BES – che non è una parolaccia, ma semplicemente l’acronimo di Bisogni Educativi Speciali – è contraria alla legge e agli obblighi internazionali sottoscritti dall’Italia per garantire l’uguaglianza e la dignità di ogni individuo e la discriminazione di cui è stato vittima questo bambino viola i principi fondamentali di uguaglianza ed inclusione, che dovrebbero essere alla base di ogni istituzione educativa”.
“Pertanto – conclude – ci aspettiamo una approfondita riflessione da parte di tutti i soggetti coinvolti in questa brutta vicenda ed invitiamo, da una parte, i genitori a riflettere attentamente sulle conseguenze dei propri comportamenti e, dall’altra, le Autorità Scolastiche ad adottare misure immediate per affrontare e risolvere la grave problematica insorta, che non può essere affrontata pensando di isolare il piccolo alunno. È fondamentale, infatti, che il sistema educativo promuova l’empatia, la comprensione, la cooperazione ed il rispetto, per migliorare le condizioni di tutti gli studenti, senza eccezioni. E, da ultimo, invitiamo i giornalisti a tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica su questo incidente, perché anche questo è un modo di promuovere una cultura di rispetto, inclusione e solidarietà all’interno delle nostre scuole. Perché solo attraverso l’informazione e la sensibilizzazione potremo combattere la discriminazione e lavorare verso una società più giusta.
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