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Cosenza: Bianca Rende «salviamo Casa San Francesco, non si può lasciare tutto al volontariato»

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Cosenza: Bianca Rende «salviamo Casa San Francesco, non si può lasciare tutto al volontariato»

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COSENZA – “Il nostro ammirevole Arcivescovo, mons. Giovanni Checchinato, continua a distinguersi per la profondità della sua vocazione e per l’attenzione concreta verso gli “esclusi”, quei poveri spesso dimenticati, soprattutto al Sud, che oggi più che mai subiscono gli effetti di un declino morale e sociale che non conosce tregua”. Sono le parole della consigliera comunale di Cosenza, Bianca Rende, dopo l’appello lanciato dal vescovo di Cosenza rispetto al rischio chiusura di Casa San Francesco.

“In questi giorni, mons. Checchinato ha lanciato un appello forte e chiaro per scongiurare la chiusura della Casa San Francesco, presidio storico di carità sul territorio. Un appello che va ben oltre il semplice gesto caritatevole individuale: è un richiamo alla responsabilità delle istituzioni locali, affinché inseriscano con convinzione nel cuore dei loro bilanci un’attenzione concreta ai più fragili”.

“Esistono istituzioni, infatti, preposte a sostenere chi vive in condizioni di estrema marginalità, senza che ciò tolga nulla al prestigio delle altre loro attività, spesso legate alla cultura o alla promozione territoriale. Lo stesso vale per le numerose fondazioni che operano tra Calabria e Basilicata: la domanda che sorge spontanea è se non sia il momento di riequilibrare l’allocazione delle risorse, restituendo priorità alla dignità umana”.

“Un esempio emblematico è quello della Fondazione Carical, da sempre attiva nella promozione culturale interregionale. Tuttavia, dall’ultimo bilancio consuntivo risulta che solo il 3% delle spese complessive sia stato destinato alla lotta alla povertà. E meno di 10.000 euro sono stati indirizzati alla Casa San Francesco. Davvero non si può fare di più Anche altre realtà bancarie e fondazioni locali, pur meritevoli per la valorizzazione della memoria del movimento cattolico cooperativo, dovrebbero riflettere su un possibile riequilibrio delle priorità: la cultura della memoria non può prescindere dalla solidarietà attuale, concreta, viva”.

“Mons. Checchinato non si rivolge a una platea generica, ma chiama in causa direttamente la classe dirigente di buona volontà, quella che ricopre incarichi di rilievo in enti pubblici e fondazioni, e che oggi ha la possibilità – e il dovere morale – di fare la differenza. Non si può più lasciare tutto sulle spalle dell’eroico volontariato, che ha già dato tutto in tempi in cui il “non expedit” imponeva un limite alla presenza cattolica nelle istituzioni. Oggi quel limite non c’è più. E allora, perché non allargare il campo delle possibilità e proporre nuove forme di sostegno? Perché non immaginare – scrive Bianca Rende – una sinergia tra istituzioni civili, fondazioni e mondo ecclesiale per salvare Casa San Francesco e, con essa, la speranza di tanti? Nel mare della “politique d’abord”, delle responsabilità incrociate e delle promesse mancate, l’appello dell’Arcivescovo è un faro di coscienza. Chi vuole davvero il bene del territorio ha ora l’occasione di dimostrarlo con i fatti”.

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