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Cosa c’è davvero dietro le dimissioni di Roberto Occhiuto? L’analisi di Pino Tursi Prato

Calabria

Cosa c’è davvero dietro le dimissioni di Roberto Occhiuto? L’analisi di Pino Tursi Prato

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Pino tursi Prato

COSENZA – L’ex consigliere regionale Pino Tursi Prato interviene sulle dimissioni annunciate dal Governatore Occhiuto con un’analisi della decisione presa, che per l’ex consigliere merita una approfondita lettura, degli scenari futuri soprattutto dei cittadini calabresi. «Le annunciate, e non formalizzate, dimissioni di Roberto Occhiuto da presidente della Regione Calabria – scrive lasciano presagire che, per la prima volta, si aprirà una fase del tutto inedita e piena di incognite. Possiamo dedurre questa motivazione se ci fermiamo, anche solo per un attimo, a valutare con attenzione le sue poche ed esigue parole, che sono state alla base del suo gesto e della sua decisione».

«Una decisione fulminea, che impone però una lettura approfondita, sia all’interno del suo schieramento sia tra le opposizioni (anch’esse prese alla sprovvista e al momento spiazzate). In politica capita spesso che ciò che sembra chiaro e proficuo diventi tortuoso e pieno di incognite, aprendo scenari e prospettive insidiose, che portano inevitabilmente a fasi di adattamento. Queste, a loro volta, indurranno a rivedere le strategie del momento e a modificarle all’occorrenza, costringendo l’interlocutore principale, Roberto Occhiuto, a fare i conti con un’imprevedibilità oggettiva. Le parole, al momento, pesano, e su questo si pensa di costruire una strategia. Cosa ci sia realmente dietro, però, non è chiaro. Si possono fare solo supposizioni e congetture. Il caso si presenta grave e rischioso. Così come rischiosa è la faciloneria di alcune argomentazioni».

«Si oscilla – evidenza Pino Tursi Prato – tra la tesi del logoramento e quella del rilancio, come se fosse una semplice partita tra pochi intimi. Eppure, c’è innanzitutto il popolo calabrese, al centro dell’attenzione e della loro capacità di essere governati e protetti. Ma, al momento, sembra di poco interesse. Lo diventerà quando, in un confronto serrato e duro, verranno rese note le reali motivazioni e le nuove, inedite problematiche. Assisteremo a uno scontro senza precedenti e senza colpo ferire, sia nell’attuale maggioranza, sia tra il centrodestra e l’area progressista. Possiamo prevedere che se ne daranno di santa ragione, e forse assisteremo, per la prima volta, a vicende e fatti che faranno inorridire le coscienze di ognuno di noi. Tutto ciò avverrà ancor prima di sapere chi guiderà le varie coalizioni politiche in campo. Certamente si apriranno scenari sconvolgenti, tali da inorridire e preoccupare seriamente».

«Dalla durezza dello scontro si potrà prevedere una alta percentuale di cittadini che andranno al voto, e questo sarà l’unico elemento certo e positivo. Non tutto va preso sul serio, ma spesso chi apre una fase incerta e logorante rischia di pagarne interamente le conseguenze, che potranno avere ripercussioni pesanti in ogni caso, portando a conclusioni terrificanti: dalla perdita della ragione al cadere in torti imperdonabili. Il presidente, dalle dimissioni annunciate, si crede uno statista e ha scoperto di avere al suo fianco colleghi politici e amministratori della sua maggioranza di secondo livello, ma soprattutto scarsi e incompetenti. Ancora, secondo Roberto Occhiuto, la giustizia deve fare il suo corso, e fa bene a indagare, come se lui potesse dare i tempi e le modalità all’organo inquirente. Non conosce questa categoria, che oltre a essere indipendente, è anche ostinata e razionale sulle vicende aperte, che non sono di poco conto. Possiamo immaginare che ciò che accadrà si arricchirà di nuovi capitoli significativi e senza precedenti. Non basta dire che la storia della Calabria è stata segnata da un percorso che ha interessato quasi tutti i presidenti di Regione».

«A mia memoria, e per essere più precisi, ai tempi della Prima Repubblica questo non si è mai verificato, mentre è diventata una certezza, quasi una consuetudine, nella cosiddetta Seconda Repubblica. Una ragione ci deve essere, o no? Quelli della Seconda Repubblica spesso si sono presentati, dopo un periodo di attività, come i migliori rispetto al loro predecessore (e questo può andar bene per i mediocri), ma il vero problema è sempre stato il modo di interpretare il ruolo: da una parte, il potere assoluto attribuito ai Presidenti di Regione è stato sempre prevalente; dall’altra, la mancanza di equilibrio e la presunzione di sentirsi “unti” e al di sopra di ogni forma di partecipazione con le forze politiche e i territori, utilizzati solo durante le campagne elettorali e poi dimenticati il giorno dopo. Il primo tema da porre è, innanzitutto, che dovete diventare seri e onesti prima con voi stessi e poi di fronte al popolo calabrese. Al momento non mi interessa valutare gli schieramenti politici; mi interessa esprimere un pensiero politico, perché i calabresi sono stanchi di assistere alle solite manfrine e, fino ad oggi, hanno dovuto constatare che nessun governo, precedente o attuale, si è mai distinto nel merito, al punto che i calabresi ne abbiano nostalgia».

«Lo dimostrano i risultati, inutili e inefficaci, che nel tempo hanno aggravato le condizioni economiche e sociali della Calabria. I giovani, laureati e non, continuano a lasciare la regione in cerca di lavoro: negli ultimi dieci anni più di trecentomila, tra giovani e meno giovani. Per non parlare di uno sviluppo tradito e di una sanità pietosa. Solo i pochi privilegiati della cosa pubblica sono sempre pronti a non perdere i loro vantaggi e a schierarsi al fianco dei presunti vincitori. È una pratica consolidata, da quando i partiti, per come li abbiamo conosciuti, sono stati fatti a pezzi per volontà e strategia dei poteri economici (e non solo). La speranza è che la coscienza dei cittadini calabresi si risvegli e reagisca, imboccando finalmente la strada giusta, manifestando con forza che la delega in bianco è finita. Devono farsi sentire, senza titubanze e senza timori. Oggi più di ieri, il futuro è nelle loro mani e non devono fare sconti a nessuno».

Pino Tursi Prato

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