Area Urbana
Caso Bergamini, Iuliano:”Il Cosenza calcio era dominato dalla malavita. Denis aveva paura”
 
																								
												
												
											COSENZA – Continua senza sosta l’intricatissimo caso della morte di Denis Bergamini, l’ex calciatore del Cosenza calcio morto in circostanze mai chiarite il 18 novembre 1989 sulla statale 106, a Roseto Capo Spulico. Questa mattina la cinquantaquattresima udienza in Corte d’Assise a Cosenza. Assente l’unica imputata per la morte del calciatore rossoblu Isabella Internò accusata di omicidio pluriaggravato e premeditato con l’aggravante dei futili motivi. Chiamato a testimoniare Alfredo Iuliano cronista classe 1940. Iuliano è stato sentito a Castrovillari dal procuratore Eugenio Facciola nel maggio del 2019. “Fu una discussione basata su ipotesi – spiega alla corte il giornalista – ma non avevo prove.
Il rancore verso Michele Padovano
Ho conosciuto Padovano perché bussò alla porta di casa mia a Torino, credo fosse il 1999, cercava mio figlio”. Alfredo Iuliano è il padre di Mark, ex difensore bianconero e compagno di squadra di Padovano. “Gli aprì la porta di casa – continua il racconto il giornalista – Padovano andò nella stanza di Mark. Ero insospettito e mi avvicinai alla camera da letto dove sentì che il giocatore diceva a mio figlio: ‘ questa è buona, la prendono anche altri giocatori’, probabilmente si riferiva alle dosi. Prima che andasse via da casa invitai l’ex giocatore del Cosenza Calcio a non presentarsi più”.
Michele Padovano e Iuliano junior contro il cronista
Sul rapporto tra Michele Padovano e Iuliano junior, il cronista non le ha mai mandate a dire, usando spesso i social per far sentire la sua voce. “Padovano è colpevole – scrisse una volta e senza mezzi termini sulla sua bacheca Facebook – riforniva anche mio figlio”. “Sono decine i calciatori vittime dello spaccio di Padovano. Lui è un cancro da estirpare – scrisse ancora Iuliano senior – . Padovano è stato devastante. Mio figlio lo stimava anche perchè quando era bambino era il suo idolo nel Cosenza“.
Insomma Alfredo Iuliano ha da sempre e come lui stesso ha confermato stamane in aula, nutrito rancore nei confronti di Padovano che, a suo dire, fu la persona che avrebbe spinto il figlio sulla via della tossicodipendenza. Però, a difendere Padovano, da tutte le accuse mosse negli anni dal cronista, è stato proprio Mark, suo figlio. Che non solo denunciò il padre ma disse di Padovano: “non siamo mai andati oltre l’ambito sportivo. Siamo amici di vecchia data per i nostri trascorsi, ma non ho mai sospettato che Michele potesse essere coinvolto in vicende di droga”.
Le parole di Domizio Bergamini a Iuliano
L’attenzione si è poi spostata sull’intervista (divisa in sei parti) che Iuliano fece al padre di Denis, Domizio Bergamini. L’intento del cronista era quello di avere più risposte su Padovano e sui suoi ipotetici “giri”. In realtà, Iuliano, alla corte racconta la sua verità sulle parole che, dietro le quinte, Domizio avrebbe confidato al giornalista.
“Mi raccontò che dopo la partita Monza-Cosenza litigò con il figlio perché si rese conto che il match non era regolare“. Denis – secondo il racconto di Domizio al giornalista – tranquillizzò il padre dicendo che quella partita sarebbe stata l’ultima. “Mio figlio me l’ha rovinato Padovano” avrebbe detto Domiziano al cronista. “Il papà di Denis mi parlò anche di Paese e disse che il figlio era succube perchè aveva paura di lui, lo minacciava. Fu costretto a comprarsi anche la Maserati e sarebbe stato proprio Paese a imporglielo. Anche sulla questione aborto ci fu l’intromissione di Paese. Domizio era convinto che quel bambino, in grembo alla Internò, non fosse di Denis. Secondo papà Bergamini – a detta del cronista – il calciatore era una pedina per il calcio scommesse e, tra tutte le pedina, Denis era la più fragile perché buono e gentile. Già prima della tragica morte Domizio Bergamini aveva paura che suo figlio, Denis, venisse ucciso perché si rifiutò di stare nel giro del calcio scommesse”.
“Il Cosenza Calcio era dominato dalla malavita” tuona poi in aula Iualiano. L’ha verificato? chiede il presidente Lucente al teste. “No, non ho prove, ma si sapeva. Tutti lo sapevano”. Il processo si aggiorna il prossimo 13 febbraio.
 
 
                         
								 
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
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