Sos randagismo in Calabria: “per il Ministero nei canili solo 1.096 cani, ma sono 17mila”

Il problema affrontato dalla presidente dell'Associazione Adozione 'Oasi Argo': "la Regione Calabria non ha fornito dati aggiornati e abbiamo perso fondi essenziali"

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COSENZA – Il randagismo in Calabria è una piaga sociale complessa, e nessuno lo sa meglio di Caterina Semerano, presidentessa e fondatrice dell’Associazione Adozione “Oasi Argo” di Cirò Marina, la quale insieme ai soci del sodalizio si occupa di recuperare ed accudire i cani randagi e quelli abbandonati dagli esseri umani.

In un’intervista, Semerano ha affrontato con passione e fermezza la questione, denunciando le gravi carenze istituzionali e proponendo soluzioni concrete per un problema che affonda le radici non solo nell’abbandono degli animali, ma in una cultura ed in un sistema di gestione che necessitano di un cambiamento radicale.

In Calabria dati discordanti con la realtà sui numeri dei cani in canile

Il randagismo in Calabria rappresenta una delle emergenze sociali più critiche della regione, ma viene sistematicamente trascurato dalle istituzioni. La discrepanza tra i dati ufficiali e quelli reali è solo la punta dell’iceberg di una gestione inefficace e disorganizzata. Secondo i dati ufficiali del Ministero della Salute, nei canili e nei rifugi calabresi sarebbero presenti solo 1.096 cani, ma i numeri reali raccontano una storia diversa: sono almeno 17 mila i cani che popolano le strutture della regione. Questo scarto allarmante indica non solo una mancata comunicazione, ma anche un problema di monitoraggio che ha avuto conseguenze significative sulla gestione delle risorse e sull’efficacia delle politiche di prevenzione del randagismo.

Secondo Semerano, parlare di randagismo è riduttivo. “Molti dei cani che vediamo vagare per le strade calabresi non sono randagi, ma animali abbandonati dai loro proprietari” spiega Caterina. Questa distinzione è fondamentale, perché trasforma il problema da una questione di gestione di animali selvatici ad una questione di responsabilità umana e civica. Il vero problema non è il randagismo, ma l’abbandono” afferma Semerano, ponendo l’accento su come l’incuria e la mancanza di responsabilità da parte dei proprietari generino non solo sofferenza per gli animali, ma anche costi sociali ed economici rilevanti.

Caterina difende con forza l’operato dei volontari, spesso ingiustamente criticati o sottovalutati. “Alle volontarie ed ai volontari – secondo la fondatrice dell’Oasi Argo- dovrebbero essere ‘baciati i piedi’ per il lavoro che svolgono. Essi non solo salvano vite animali, ma alleggeriscono il peso economico sui Comuni, che altrimenti sarebbero obbligati a gestire in prima persona il problema. I volontari aiutano i Comuni a non spendere soldi” spiega Semerano, ribadendo come il loro impegno sia un servizio indispensabile per la comunità.

“Investire nella prevenzione per ridurre il numero di abbandoni”

Il costo della gestione dei canili in Calabria è significativo: circa 17.000 cani sono ospitati nei rifugi ad un costo medio di 2-2,50 euro al giorno per animale! Semerano evidenzia come questo rappresenti un danno erariale evitabile. “Se si investisse in prevenzione, in particolare attraverso campagne di sterilizzazione obbligatorie e gratuite, il numero di cani abbandonati diminuirebbe drasticamente, riducendo così i costi per i Comuni e migliorando la qualità della vita degli animali. Investire nella prevenzione, invece che nel pagamento dei canili, è la chiave per risolvere il problema -afferma Caterina Semerano- proponendo un approccio a lungo termine che possa finalmente spezzare il ciclo di abbandono e sofferenza.”

Uno dei problemi principali, secondo Caterina, è la mancanza di una cultura che veda il cane come un vero e proprio membro della famiglia. Troppo spesso, i cani sono considerati “semplici animali,” e vengono abbandonati al primo segno di difficoltà. Questa mentalità porta inevitabilmente ad un aumento del numero di animali abbandonati e, di conseguenza, ad un aggravarsi del problema del randagismo.

Semerano non risparmia critiche alle istituzioni locali e regionali, che accusa di non aver rispettato la legge del 1991, la n. 281, che regolamenta la gestione degli animali d’affezione e la prevenzione del randagismo. “La mancanza di azioni concrete da parte dei sindaci, delle ASL e delle regioni ha portato a un perpetuarsi del problema, senza che nessuno sia stato chiamato a rispondere per i danni causati. Perché nessuno è stato denunciato? Perché nessuno paga per questo danno?” si chiede Semerano, facendo appello ai cittadini affinché prendano coscienza dell’importanza di una gestione responsabile ed attiva del problema.

“La Regione non ha fornito dati aggiornati e abbiamo perso fondi essenziali”

L’inadeguatezza nel fornire dati aggiornati da parte della Regione Calabria dal 2018 – ha proseguito la responsabile dell’Oasi Argo – ha comportato la perdita di fondi essenziali, che avrebbero potuto essere utilizzati per arginare il fenomeno. La Regione aveva a disposizione 1,2 milioni di euro per la costruzione di canili sanitari, ma nessun Comune ha presentato richiesta per utilizzarli, preferendo invece convenzioni con strutture private. Questa scelta è indicativa di una mancanza di programmazione o, peggio ancora, un disinteresse verso una soluzione strutturale del problema.”

L’intervista a Caterina Semerano non è solo una denuncia, ma un richiamo all’azione. La fondatrice dell’Associazione Argo offre una visione chiara e concreta di come affrontare il randagismo, mettendo al centro la prevenzione, la responsabilità istituzionale e la valorizzazione del volontariato. In un contesto come quello calabrese, dove il problema del randagismo è particolarmente acuto, le sue parole rappresentano una speranza ed una guida per un cambiamento necessario ed urgente.

Il randagismo in Calabria è un problema complesso che richiede un approccio sistematico e coordinato. Attraverso una gestione trasparente, l’utilizzo efficace dei fondi disponibili ed il rafforzamento del coordinamento interistituzionale sarà possibile affrontare questa emergenza in modo efficace e duraturo. Il tempo delle soluzioni tampone è finito; è ora di adottare strategie lungimiranti che mettano fine a questa piaga sociale.

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