COSENZA -I fasti della carità cosentina degli anni ’90 sono lontani. E sono lontani pure i tempi in cui raccogliere i fondi per uno come Padre Fedele era uno scherzo. Non sembri un paradosso, ma la crisi manda in crisi pure chi, per vocazione e missione,
si occupa delle crisi, piccole e grandi che scuotono i settori più poveri della società. Perciò quasi non meraviglia che il Paradiso dei poveri, la Onlus con cui l’ex frate cerca di continuare alla meno peggio dopo l’“Oasi” stenti a tirare avanti. Al riguardo, il paragone tra le due strutture, quella “maxi” che troneggia all’ingresso di piazza Riforma e quella “mini”, che resiste, quasi in segno di sfida, nell’appartamentino di via Montagna, è un po’ deprimente. Nel “Paradiso”, si nota soprattutto la voglia di continuare nonostante i tanti problemi e i pochi mezzi che, per povertà, ricordano il gruppo Tnt. Due stanzette più bagno al primo piano, pochi arredi, una Seicento parcheggiata sul lato opposto della strada e il “mitico” Mercedes Sprint, il furgone storico (ha 17 anni e migliaia di chilometri) di Padre Fedele, che finisce un giorno sì e uno no dal meccanico. Ieri, ad esempio, era in riparazione. «Lo dovremmo cambiare perché dà sempre problemi», dice Giovanni Valentino, un affezionato, anzi un ultrà, del monaco, legato a Padre Fedele dall’ormai lontano ’93. Inutile dire che i mezzi non si limitano a scarseggiare: mancano addirittura. Infatti, prosegue Giovanni, «il “Paradiso” esiste solo grazie alla pensione» che il religioso ha devoluto completamente con un atto notarile alla Onlus.