“Il caso è molto complesso, abbiamo degli ottimi periti e i carabinieri stanno facendo bene il loro lavoro”. Ancora sconosciuto il movente così come la dinamica esatta dei fatti accaduti nella villetta di via Malta
COSENZA – Sono solo queste le parole riferite ai giornalisti dal Procuratore Capo di Cosenza, Mario Spagnuolo a conclusione della riunione tecnica in Procura, convocata a seguito della strage della famiglia Giordano. Sinonimo che il caso è ancora sotto la lente degli investigatori, sia nella dinamica, che nell’accertamento del movente. Le indagini sulla strage di via Malta a Rende fanno presumere che sia stato il padre ad aver ucciso la moglie e i due figli, per poi togliersi la vita. Ma non è chiara la dinamica e pertanto anche questa è ancora una ipotesi. Al vaglio degli investigatori, ci sarebbero anche documenti presenti in casa e nel negozio di telefonia, così come messaggi e contatti telefonici dei familiari e in particolare di Salvatore Giordano.
All’incontro convocato da Spagnuolo in Procura era presente anche il col. Piero Sutera, Comandante provinciale dei carabinieri mentre i militari stanno continuando a sentire parenti e amici della famiglia, ma non sarebbero ancora emersi particolari utili a risalire ad un movente che spiegherebbe il gesto di Salvatore Giordano. Appare invece sicuro che le due pistole trovate sul luogo del delitto, un revolver e una semiautomatica, abbiano entrambe sparato. Da qui l’incertezza, che permane, fino a quando non ci saranno i risultati dello stub, se siano state però utilizzate entrambe solo dal Giordano o anche dal figlio Giovanni. Una delle armi era infatti vicino al corpo del giovane in un’altra stanza.
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