COSENZA – Non c’è pace per i lavoratori che operano nel servizio di pulizie e sanificazione dell’Ospedale di Cosenza. Dopo le procedure di esubero personale attivate nel 2019 dalla Coopservice, azienda che ha in affidamento il servizio nel Nosocomio cittadino da ben 9 anni, e che determinarono il taglio delle ore di lavoro per una sfortunata parte di lavoratori, continua l’insoddisfazione delle maestranze, o almeno una parte di esse, penalizzate da un nuovo sistema organizzativo rispetto al quale la Filcams CGIL di Cosenza si è vista costretta ad attivare uno stato d’agitazione.
A seguito di un nuovo Piano di attività previsto dall’Azienda Ospedaliera, e sottoscritto con la Direzione della Coopservice poche settimane addietro, l’azienda ha individuato la necessità di rimodulare la propria organizzazione operativa in maniera tale da soddisfare le esigenze poste dal cliente; certamente un’Organizzazione sindacale non è deputata a sindacare le modalità di svolgimento del lavoro o la gestione del personale di un azienda se non fosse però, fa notare Annalisa Assunto Segretario dell Filcams CGIL di Cosenza, che nella comune cultura sindacale alla base delle relazioni con la parte datoriale c’è la condivisione degli intenti e la cooperazione verso il raggiungimento di interessi collettivi e certo mai individuali.
Fino al 23 marzo questo assunto sembrava essere stato rispettato dalla Coopservice, fattasi garante di coinvolgimento delle rappresentanze sindacali presenti sul sito al fine di discutere e valutare un nuovo piano di lavoro che non sconvolgesse gli equilibri organizzativi esistenti pur trovando la giusta quadra per ottemperare ai nuovi servizi.
La denuncia della Filcams CGIL di Cosenza
“La nostra RSA non è stata assolutamente resa partecipe, cosi’ come ci risulta altre RSA ma è stato direttamente programmato un nuovo piano operativo con decorrenza dal 1 aprile prossimo; la fibrillazione insorta sull’appalto ed una volta recepita con forza, tradotta dalla Filcams CGIL in uno stato d’agitazione con preannuncio di sciopero, scaturisce dal fatto che questo nuovo impianto organizzativo ha indubbiamente penalizzato una parte della forza lavoro attraverso una sperequativa distribuzione dei carichi di lavoro, distorsione dei tempi di conciliazione di vita e di lavoro, attribuzione di attività maggiormente impegnative a personale con limitazioni, e spostamenti da un settore all’altro non meglio giustificati”.
“Avevamo acquisito con positività questo nuovo piano di attività che comporta anche per una parte di lavoratori e lavoratrici miglioramenti in termini contrattuali attraverso l’incremento degli orari individuali e certo ogni sindacato in maniera entusiasta abbraccia condizioni di miglior favore; non sarà la Filcams CGIL a compromettere o condizionare risultati positivi per i lavoratori che sono stati peraltro fortemente rincorsi anche da questa Federazione ma è oggettivo che ci sia stata una leggerezza nella gestione di questi intervenuti cambiamenti da parte della Coopservice che ha minato la stabilità già precaria di un appalto dove una parte dei lavoratori in forza ( gli stessi che il 2019 hanno subito il taglio delle ore) svolgono orario di lavoro supplementare con una tale sistematicità da poter rivendicare il consolidamento orario, dove alcuni più fortunati possono scegliere il servizio che maggiormente gli aggrada, dove i lavoratori che hanno bisogno di lavorare abbassano la testa anche di fronte ad iniquità, dove vince la legge del più forte. Stavolta – conclude Annalisa Assunto – anche i meno forti hanno alzato la testa, stavolta anche i meno forti hanno detto NO ad un sistema”.