COSENZA – Andare al lavoro e non tornare a casa, non rivedere e riabbracciare chi si ama mai più. E’ l’incubo di ogni famiglia che purtroppo è diventato reale per Francesca, moglie dell’ingegnere Alessandro Marcelli, che il 23 gennaio del 2022 ha perso la vita, mentre era al lavoro. Un incidente, una fatalità, un tragico destino che ha segnato per sempre la vita dei suoi cari, dei figli Simone e Marta e di tutte le persone che lo conoscevano e amavano.
A scrivere alla nostra redazione è propria Francesca, che chiede di poter ricordare Alessandro ad un anno dalla sua scomparsa e non perché collegato ad un fatto tragico quale il decesso sul lavoro «ma perché il 23 gennaio ciascuno di noi, con la sua scomparsa – scrive alla nostra redazione – ha perso una persona di enorme spessore, coscienza, professionalità. Un uomo dal grande cuore. Il tempo forse lenisce i dolori, ma lo stesso non deve accadere per i ricordi. Alessandro ha amato immensamente la sua famiglia e ha dato tutto sè stesso per il lavoro ed io ho trovato un pò di consolazione nell’affetto manifestato da amici e parenti».
Una stima immensa è quella che ha accompagnato anche il momento del suo ultimo saluto, lo scorso anno. Tutti i presenti al funerale, i colleghi di Ferrovie della Calabria, conoscenti, amici e familiari hanno descritto l’ingegnere Marcelli come un «uomo pieno di passione e spirito di abnegazione, disponibile a dare consigli, a supportare. Una persona umanamente eccezionale, scrupolosa, competente». Una mattina maledetta, proprio il lavoro che tanto amava, lo ha strappato alla sua vita. «Ci sarebbe tanto da dire su Alessandro – spiega commossa Francesca – a partire da quanto ha realizzato per la sua azienda al punto da morire per ciò che amava».
Il ricordo di Francesca: “la qualità che lo descrive meglio è l’empatia”
La scomparsa di Alessandro Marcelli ha segnato profondamente la sua famiglia. Un vuoto incolmabile per la sua amata compagna di una vita, Francesca, e per i figli Simone e Marta, di cui Alessandro Marcelli andava fiero. Simone peraltro, il più grande, è da pochi mesi diventato papàe la notizia della gravidanza gli è arrivata a pochi giorni dalla scomparsa di suo padre. La più piccola, Marta, ha 22 anni, e lavora a Valenza per una prestigiosa firma orafa.
«Alessandro non era una persona che passava inosservata – scrive Francesca – e non solo per la sua mole. La sua scomparsa ha intristito così tanta gente, da farmi chiedere quanto potesse essere grande il suo cuore e quanto avesse anteposto a sé stesso. Taciturno e schivo non amava mettersi in mostra ed era un buon ascoltatore. La qualità che lo descrive meglio è l’empatia: gli è sempre venuto naturale porsi nei panni altrui e questo lo faceva amare da chi gli stava vicino».
«Ricordo con affetto e sorpresa le parole affettuose spese per lui dagli operai dell’azienda, in particolare un capotreno o macchinista, non ricordo, che mi raccontò come Alessandro a Natale bussasse sempre al suo ufficio per fare gli auguri e come questo gesto gli suonasse strano: il dirigente che faceva gli auguri all’operaio».
«Per Alessandro non c’erano paletti lui era il dirigente tra i dirigenti, l’operaio tra gli operai; lui era un vero ferroviere come gli era stato insegnato da suo padre. Ma questo non ne faceva un pressapochista, al contrario: era meticoloso, preciso, professionale e coscienzioso. Ricordo come ridevo quando partiva per impegni lavorativi fuori città e prendeva il treno a differenza dei suoi colleghi che viaggiavano in aereo; ma per lui era un piacere utilizzare le rotaie e poi non amava gli sprechi aziendali».
«Lo so, sembra che descriva un uomo perfetto, ma Alessandro era proprio così. Anteponeva gli oneri ai suoi bisogni ed amava in modo viscerale il suo lavoro e la sua azienda. Il suo più grande difetto: quello di non lamentarsi mai del carico lavorativo che gli veniva affidato o delle responsabilità affidategli. Ci sarebbe tanto altro da dire, ma mi fermo qui. Ho conosciuto più cose del suo lavoro in questo ultimo anno che non in più di trent’anni di vita insieme e me ne rammarico; Alessandro ne sarebbe stato felice. Io ho amato l’uomo e non il suo ruolo e questo spesso non è stato facile, ma Alessandro mi lascia tante cose. Facendo mia una frase di Joel Dicker, ho scritto per lui: “la grande debolezza della morte è che può vincere solo la materia. Non può nulla contro i ricordi e i sentimenti”».
Per ricordare l’ingegnere Marcelli ad un anno dalla scomparsa, il prossimo 23 gennaio, sarà celebrata alle 18.30 una Santa messa presso la Chiesa della Madonna di Loreto a Cosenza.