COSENZA – É ripreso stamattina il processo sulla morte dell’ex calciatore del Cosenza, Denis Bergamini, avvenuta il 18 novembre del 1989 a Roseto Capo Spulico lungo la statale 106 Jonica. In aula era presente anche l’unica indiziata, l’ex fidanzata del mediano rossoblu Isabella Internò.
In Corte d’Assise a Cosenza sono stati ascoltati tre medici legali che hanno smontato definitivamente la tesi del suicidio. Di fatto, le testimonianze dei dottori Vittorio Fineschi, Roberto Testi e Giorgio Bolino hanno provato scientificamente come Bergamini fosse morto prima di essere sormontato dal camion.
Con spiegazione dettagliata, fatta di ricerche scientifiche, slide e foto del corpo di Bergamini cadavere al momento del ritrovamento, Vittorio Fineschi ha parlato alla corte dell’utilizzo della glicoforina per verificare la vitalità delle lesioni inferte. Un esame fondamentale per capire se le vittime fossero ancora in vita o meno, nel momento in cui venivano colpite. “L’avvocato Anselmo – spiega Fineschi – mi ha chiesto di fare il consulente per il caso Bergamini ma, all’epoca ero oberato di lavoro e ho detto no”. Il medico legale compare nel processo come “testimone qualificato”.
“L’avvocato Anselmo mi ha chiesto se post mortem fosse possibile verificare quali lesioni fossero state inferte mentre la vittima era ancora in vita e la mia risposta è stata: ‘si può fare’. Come? attraverso l’esecuzione di una Tac sul cadavere. C’era bisogno che il corpo venisse riesumato – continua Fineschi – così avremmo potuto finalmente riguardarlo su di un tavolo settorio e verificare cosa fosse realmente accaduto”.
“Denis è morto per soffocamento”
Il corpo di Bergamini fu poi riesumato il 10 luglio del 2017 . Su questo Fineschi, che non ha mai visto personalmente il cadavere del centrocampista, ha aggiunto: “il corpo di Denis era ben conservato. Dalla Tac è emerso che lo sconquasso traumatico presente sul bacino e sul basso addome, era stato provocato quando Bergamini era già morto. Con ogni probabilità è deceduto per soffocamento, Denis era già cadavere quando è stato investito”.
Dello stesso parere sono i medici legali Roberto Testi e Giorgio Bolino. “Enfisema acuto”, “asfissia meccanica violenta con mezzo morbido”. Il soffocamento può essere stato attuato con una busca di plastica, dei collant di seta ma queste, restano mere ipotesi. Oggettivamente sul collo del giocatore non ci sono tracce di “strangolamento tramite laccio”. L’unica certezza è l’aspetto dei polmoni di Bergamini che, escludono – per tutti e tre i medici – l’enfisema putrefattivo. Il calciatore è stato prima ucciso e poi posizionato sull’asfalto.
“Bergamini aveva l’AIDS?”
Il controesame dell’avvocato Pugliese, difensore dell’unica indiziata per l’omicidio del mediano rossoblu e sua ex fidanzata Isabella Internò, ha generato non poche polemiche con gli avvocati della controparte. La difesa ha chiesto più volte ai teste in aula: “Bergamini aveva l’AIDS?”.
Una domanda alla quale, ad oggi, è difficile rispondere. Gli stessi medici, al quesito, sono apparsi sorpresi ma, anche su questo, compatti nella risposta: improbabile.
“Bergamini era uno sportivo. Giocava a livello professionale ed era sottoposto a controlli periodici”. L’avvocato Anselmo alla fine dell’udienza rivela, ai microfoni di quicosenza, tutta la sua amarezza sulle domande che la difesa ha rivolto ai medici a proposito dell’Hiv: “sono un insulto alla memoria di Denis. Inaccettabile”. E’ stata, senza dubbio, un’udienza cruciale quella di oggi in Corte d’Assise a Cosenza. “Si è fatta luce sulla vera causa di morte di Denis Bergamini – conclude Anselmo -. E’ stato ucciso, l’hanno detto e sono tutti concordi. E’ un passo fondamentale per la verità”.
Il processo si aggiorna il prossimo 8 novembre.