Area Urbana
Cosenza, Popolare di Bari condannata a risarcire un risparmiatore con 400mila euro
L’arbitro bancario finanziario ha condannato la filiale di Cosenza a risarcire un cliente al quale erano stati vendute azioni e obbligazioni non quotate in borsa
COSENZA – L’Arbitro Bancario Finanziario (ABF), il sistema di risoluzione alternativa delle controversie che possono sorgere tra i clienti e le banche, ha condannato la filiale di Cosenza della Banca Popolare di Bari a risarcire un cliente al quale erano stati vendute azioni e obbligazioni non quotate in borsa, emesse proprio dalla Popolare di Bari, la più grande banca del Sud Italia. Il fatto di aver venduto azioni e obbligazioni non quotate in borsa, è uno dei profili della violazione contestati che è stato accolta dall’arbitro bancario. L’istituto dovrà risarcire il risparmiatore con 400mila euro. Una vicenda complessa che interessa migliaia di risparmiatori (centinaia solo a Cosenza) in tutto il Sud Italia, che era la zona di operatività della Popolare di Bari, e che si sono trovati in pancia azioni e obbligazioni non quotate in borsa, che si erano poi rivelate carta straccia. Da qui le denunce degli azionisti di cui si sta occupando un giudice Penale di Bari e che avevano fatto esplodere la bolla poco meno di un anno fa.
A spiegare tutta la vicenda l’avvocato Fernando Scarpelli di Adusbef (Associazione a difesa dei consumatori e degli utenti “Noi sappiamo che le azioni e le obbligazioni vengono vendute nell’ambito di un mercato regolamentato – spiega Scarpelli – che in questo caso è quello della Borsa di Milano. Quando invece le azioni non sono inserite nel mercato regolamentato, succede che se il risparmiatore, per necessità, volesse liquidarle e quindi recuperare e venderne una parte, non trova un compratore. Ed è quello che è accaduto ai risparmiatori della Banca Popolare di Bari. Le azioni e le obbligazioni servono per acquisire liquidità necessaria a fare investimenti. Quegli investimenti non si sono realizzati e le azioni hanno perso valore.
L’avvocato Scarpelli ha evidenziato che l’appetto più inquietante di tutta la vicenda è stata l’assenza degli organismi di vigilanza (Consob e Banca d’Italia), incapaci di prevenire questi fenomeni “come Adusbef da anni sosteniamo che occorre una profonda riforma della normativa che regola la trasparenza dei servizi bancari e finanziari, o come in questo caso quelli di investimenti. Succede che la scelta dell’investimento viene viene lasciata al risparmiatore che viene semplicemente informato del contenuto di quello che gli veniva venduto”.
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