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A Cosenza il segretario della UIL Bombardieri «In Italia troppo precariato. Sono lavoratori fantasma»

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A Cosenza il segretario della UIL Bombardieri «In Italia troppo precariato. Sono lavoratori fantasma»

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COSENZA – “Nonostante i proclami del governo sull’aumento dell’occupazione, in Italia esiste ancora un’enorme fetta di lavoro precario. Ragazze e ragazzi invisibili per le banche, per chi vende case, per chi dovrebbe offrire opportunità. È ora che diventino persone riconosciute e rispettate: 6 milioni di italiani vivono in povertà, altri 7 milioni rischiano di finirci. Chi guadagna 20-24 mila euro lordi all’anno, anche se lavora, non vive con dignità. Per questo chiediamo rispetto e diritti, non solo numeri da sbandierare».

È quanto dichiarato dal segretario generale dell UIL PierPaolo Bombardieri,  parlando con i giornalisti a Cosenza a margine dell’iniziativa promossa dal sindacato sul tema ‘No ai lavoratori fantasma’ primo punto nell’agenda del sindacato. “Il Senato – ha spiegato il segretario della UIL – stima una perdita di 50.000 posti di lavoro. Ci dicono niente panico, ma provate a dirlo a chi rischia di non pagare il mutuo o la rata dell’auto. Per loro è una catastrofe reale, non una crisi astratta”.

Bombardieri UIL

“Ricordo i numeri dell’Istat – ha aggiunto ancora Bombardieri – secondo i quali ci sono in Italia sei milioni di persone in povertà e sette milioni che si avvicinano alla povertà assoluta. È ovvio che chi guadagna 20-24 mila euro lordi all’anno, anche se ha un lavoro, non è in grado di vivere dignitosamente. Noi chiediamo allora che ci sia rispetto per queste persone, che non devono essere più fantasmi. In Spagna il Parlamento ha approvato un accordo che elimina i contratti a tempo determinato e grandissimi economisti hanno sostenuto che sarebbe stato il panico. E invece non è successo niente, anzi è cresciuta l’occupazione. I contratti a tempo determinato possono essere applicati solo in alcuni casi“.

“Sul tema dei dazi – ha aggiunto Bombardieri – il governo parla solo con le imprese. Ma se le aziende chiudono, chi perde il lavoro sono i lavoratori. Chiediamo che al tavolo siedano anche i sindacati, non solo una parte del Paese. Le soluzioni ci sono: occorre diversificare i mercati, affidare all’Europa le trattative, aumentare i salari per rilanciare i consumi, sbloccare i contratti scaduti dei metalmeccanici e del pubblico impiego”.

E sulla questione meridionale scomparsa dai radar. “Senza il Sud, l’Italia non riparte. Il Mezzogiorno ha bisogno di infrastrutture, investimenti e attenzione reale. Chi vive lì ha la stessa dignità di chi vive altrove. Basta lavoratori invisibili. È il momento di scelte coraggiose per un’Italia più giusta, più inclusiva, più vera”.

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