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Regionali, arriva la conferma: con Tridico Lucano e Di Cesare: «Non mi sono fatta intimorire»

Calabria

Regionali, arriva la conferma: con Tridico Lucano e Di Cesare: «Non mi sono fatta intimorire»

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CATANZARO – Dopo giorni di incertezze, polemiche e accuse, alcuni nodi si sciolgono in merito alle liste dei candidati nella coalizione di centro-sinistra guidata da Pasquale Tridico. Al suo fianco, alle elezioni regionali ci saranno Donatella Di Cesare e Mimmo Lucano. La professoressa negli scorsi giorni è stata bersaglio delle critiche di Fdl che l’ha accusata di essere stata vicino alle BR e di diffondere messaggi di violenza.

Questa mattina Di Cesare ha sciolto ogni riserva e sui social ha confermato la sua candidatura insieme a quella dell’ex sindaco di Riace. “Ho accolto l’invito di Alleanza Verdi e Sinistra – Sinistra Italiana e alle prossime elezioni regionali in Calabria sarò capolista, insieme a Mimmo Lucano, nella Circoscrizione Sud (provincia di Reggio Calabria) e nella Circoscrizione Nord (provincia di Cosenza). – ha scritto la professoressa – Con il sostegno di tutte e tutti voi, con il vostro decisivo voto, offriremo il nostro contributo alla vittoria della coalizione del centro-sinistra guidata da Pasquale Tridico”.

“La Calabria ha bisogno di lasciarsi alle spalle le rovine prodotte dalla destra e di recuperare la propria dignità fatta di lavoro, salute, cura, cultura, rinascita. La Calabria ha bisogno di ritrovare la speranza” ha aggiunto Di Cesare.

Regionali, oltre Lucano anche Di Cesare. Le puntualizzazioni sulla candidatura: “Volevano epurarmi e hanno ottenuto l’effetto opposto”

Di pochi minuti fa un ulteriore post di Di Cesare nel quale spiega le sue ragioni della sua discesa in campo e dice a gran voce: “Non mi sono fatta intimorire, mi candido con tanta più fermezza e determinazione”.

“Non appena ha cominciato a circolare la notizia di una mia possibile candidatura, il partito di Fratelli d’Italia ha pubblicato sul proprio sito un post contro di me, indicandomi come bersaglio di una nuova campagna calunniosa e denigratoria. – ricorda la professoressa – Non si smentiscono mai: al posto dei manganelli di un tempo usano oggi la diffamazione. Quel post ha dato la stura a una valanga di insulti, attacchi, falsità oltraggiose, insolenze inaccettabili. Alla campagna d’odio si sono subito associati quei giornali che ormai, anziché informare, sono ridotti a biechi mezzi di potere che pretendono di decidere chi può o non può accedere allo spazio pubblico”.

“Non avevo ancora proferito parola, né dichiarato alcunché sulle elezioni, che già veniva messo in discussione il mio diritto di cittadina a candidarmi. Come se io fossi una terrorista, una pregiudicata, una criminale. Lo sappiamo: la criminalizzazione del dissenso è diventata prassi quotidiana. – tuona Di Cesare –  Essere chiamati in causa per tesi mai sostenute, idee mai professate, parole mai pronunciate, è l’ultima trincea dello scontro provocato intenzionalmente da chi vuole avvelenare il clima politico per sopraffare l’avversario, governare con la prepotenza e il manganello”.

La precisazione sulla “questione Br”

“Più di un anno fa per un tweet ero stata sottoposta a un vergognoso processo propagandistico e strumentale. – ricorda – La pietas umana e la vicinanza generazionale, lì espresse, sono state fin dall’inizio intenzionalmente distorte per colpirmi e infangare la mia persona e la mia figura di intellettuale e di filosofa. Chi mi conosce di persona o attraverso i libri che ho scritto, i miei articoli, le conferenze e gli interventi pubblici, sa che il tema che più mi contraddistingue è quello della pace e della nonviolenza. – precisa –  Non ho mai avuto nulla, ma assolutamente nulla a che fare con le Br, con le loro scelte, con quella spirale di violenza distruttiva e autodistruttiva che ha mietuto vittime e ha ostacolato, anzi fermato, il movimento degli operai, degli studenti, delle donne.

“Quelli erano i tempi bui dell’eversione nera, delle stragi e dei possibili colpi di Stato e io ero con coloro che presidiavano le piazze, le fabbriche, le università, le scuole di questo paese in difesa della democrazia. Proprio quella democrazia che oggi si va incrinando e che richiede il nostro contributo attivo, la nostra resistenza. – sottolinea ancora Di Cesare – Non ho mai “elogiato le Br”, né “omaggiato” o “inneggiato” – né altri verbi usati con disonestà pretestuosa e con malafede senza limiti. L’ermeneutica dell’inganno è giunta persino, con acrobazie e piroette, ad attribuirmi i crimini commessi, come se io fossi una terrorista, una complice responsabile di delitti”.

L’effetto contrario dei post diffamatori

“Un anno e mezzo fa, quando sono stata sottoposta a un “processo alle streghe”, ho spiegato in tutti i modi e in tutte le forme per giorni, settimane, mesi. Invano! Perché chi non vuol intendere non intende. – ricorda ancora – Mentre veniva ventilata l’ipotesi di una mia candidatura, il post è stato riesumato e brandito come arma di diffamazione contro di me. Evidentemente per fermarmi, perché il pensiero critico fa paura e le voci scomode devono essere tacitate. La richiesta di abiure fantomatiche, di grotteschi autodafé, deve preoccupare chiunque abbia a cuore la democrazia. Perché chiunque può diventare la prossima vittima di tali ingranaggi di censura e di calunnia”.

“La pesante pioggia di fango, la grandinata nera che si è abbattuta su di me in questi ultimi giorni viene dai postfascisti che sbandierano in pubblico effigi mussoliniane e ci invitano a chiudere un occhio sui saluti romani. Vogliono che la destra peggiore venga normalizzata. Un modo semplice per raggiungere questo obiettivo è fare del proprio interlocutore politico un nemico da demonizzare, un bersaglio pubblico da esibire. – tuona la professoressa – Avrebbero voluto epurarmi dallo spazio pubblico, mentre hanno ottenuto l’effetto opposto, quella di una mia ancor più convinta candidatura” ha puntualizzato.

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