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Contratti pirata e dumping contrattuale, «danno per lavoratori e imprese». La dura posizione dell’Ente bilaterale del Terziario
COSENZA – L’Ente Bilaterale del Terziario della Provincia di Cosenza, composto da Confcommercio Cosenza, Filcams CGIL, Fisascat CISL e Uiltucs UIL, prende posizione sui contratti pirata e sul fenomeno del dumping contrattuale specificando come queste forme non facciamo altro che creare danni ai lavoratori e alle imprese che agiscono correttamente.
“L’adozione di contratti collettivi sottoscritti da sigle prive di adeguata rappresentatività comparativa – affermano congiuntamente Confcommercio Cosenza, Filcams CGIL, Fisascat CISL e Uiltucs UIL – produce un effetto devastante sul mercato del lavoro: abbassa i salari, riduce le tutele, mina la dignità del lavoro e crea una concorrenza sleale intollerabile. Chi sceglie queste scorciatoie si espone inoltre a gravi rischi: sanzioni, vertenze giudiziarie, esclusione da gare pubbliche e perdita dei benefici contributivi. È un danno – continuano – non solo per i lavoratori ma anche per le imprese stesse, che credono di risparmiare ma rischiano di pagare a caro prezzo questa scelta”.
Contratti pirata e dumping contrattuale, l’Ente: “Salari più bassi, minori tutele e condizioni di lavoro peggiorative”
“Il dumping contrattuale, ovvero la proliferazione incontrollata di contratti collettivi nazionali negli ultimi anni, è stato oggetto di una recente e approfondita analisi condotta dal CNEL, che ha comparato alcuni dei principali contratti applicati nel settore terziario, evidenziando le profonde differenze economiche e normative tra i diversi testi contrattuali – spiegano onfcommercio Cosenza, Filcams CGIL, Fisascat CISL e Uiltucs UIL – Dallo studio emerge chiaramente che i contratti sottoscritti da associazioni non comparativamente rappresentative prevedono salari più bassi, minori tutele e condizioni di lavoro peggiorative rispetto al Contratto Collettivo Nazionale del Terziario Confcommercio, che resta il riferimento per il settore”.
Per un commesso addetto alla vendita spiega il gruppo, il differenziale salariale mensile tra il contratto Confcommercio e quello sottoscritto da una sigla non rappresentativa, può “superare i 400 euro; per un capo reparto la differenza media sfiora i 155 euro mensili”. Le disparità, precisano ancora, emergono anche nelle maggiorazioni per il lavoro notturno e festivo, e nella maturazione dei permessi retribuiti.
Le criticità non si fermano però agli aspetti economici. “È bene ricordare che, come chiarito dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro con la circolare n. 3/2018, i contratti sottoscritti da soggetti privi di adeguata rappresentatività comparativa possono non essere idonei per disciplinare alcuni istituti di flessibilità previsti dal D.lgs. 81/2015, come il part-time, l’apprendistato, i contratti stagionali o di lavoro extra” dicono Confcommercio Cosenza, Filcams CGIL, Fisascat CISL e Uiltucs UIL.
Rapporti di lavoro stabili e regolari per un mercato del lavoro equo
“Questo rischia di creare incertezza giuridica e può esporre le imprese a contenziosi, che non sempre trovano un orientamento univoco da parte degli enti preposti al controllo. L’obiettivo – spiegano – deve essere garantire rapporti di lavoro stabili, chiari e regolari: chi utilizza contratti sottodimensionati rischia di complicare, non di semplificare, la gestione del personale. È inoltre fondamentale vigilare affinché non si creino situazioni in cui i lavoratori vengano assegnati d’ufficio a contratti meno tutelanti o ad associazioni non scelte da loro, pratica purtroppo non infrequente e che alimenta confusione e disparità di trattamento”.
“Chi lavora va rispettato – conclude l’Ente – E chi fa impresa in modo corretto va tutelato. I contratti pirata sono una scorciatoia pericolosa che mina il sistema economico e sociale del nostro territorio. Come Ente Bilaterale continueremo a vigilare e a denunciare ogni forma di concorrenza sleale. Il nostro obiettivo è un mercato del lavoro equo, moderno e sostenibile”.
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