Area Urbana
Vandali al Parco Piero Romeo, l’appello che pesa come un ultimatum: «o si mobilita la città, o smontiamo tutto»
 
																								
												
												
											COSENZA – Per il compleanno del Parco Piero Romeo nessun concerto, niente zucchero filato né risate di bambini quest’anno. Il 15 luglio, il Parco più inclusivo della città di Cosenza non celebrerà la feste che meriterebbe con la consueta allegria, ma con un momento di riflessione collettiva e, forse, un doloroso addio. L’associazione La Terra di Piero, che dal 2016 cura con dedizione questo spazio, lancia un grido d’allarme: “Non ce la facciamo più. I vandalismi sono quotidiani – scrive Sergio Crocco sui social – le telecamere sono inutili, le ronde dei volontari non bastano. E le istituzioni? Assenti”.
Dall’accorato appello diffuso in queste ore, emerge la fatica crescente nel difendere il parco da chi lo devasta: giochi rotti, sporcizia, atti vandalici sempre più frequenti. “Appena ci distraiamo un’ora, riprendono a fare danni. Anche noi abbiamo una vita, degli affetti. Non possiamo più reggere da soli”. Il messaggio è chiaro: la città deve decidere se vuole ancora questo spazio di civiltà. Il 15 luglio sarà una “conta”, una chiamata a raccolta per capire se il Parco Piero Romeo ha ancora un futuro a Cosenza o se è giunto il momento di voltare pagina.
I giochi in Tanzania dove “avranno il rispetto che meritano”
Se non ci sarà una vera mobilitazione popolare, l’associazione intitolata a Piero Romeo ha già annunciato la sua clamorosa decisione: smontare tutti i giochi e spedirli in Tanzania, dove “avranno il rispetto che meritano”. Un gesto simbolico, ma anche estremamente concreto, che spezza il cuore di chi in quel parco ha visto crescere i propri figli.
“Un’oasi di civiltà non può essere lasciata sola”
Il Parco Piero Romeo, sorto nel nome di solidarietà e partecipazione, ha rappresentato per anni un modello virtuoso. Ma oggi, più che mai, la sua sopravvivenza dipende dalla risposta della comunità. “Se Cosenza può farne a meno, ce ne andremo. Ma vogliamo saperlo guardando negli occhi la città”.
 
                         
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
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