Area Urbana
Bimba di 8 anni morta al Parco Acquatico di Rende, tre indagati per omicidio colposo
RENDE – La Procura di Cosenza ha iscritto tre persone nel registro degli indagati per la morte di Simona Vanessa Szilagyi, la bambina di otto anni deceduta lunedì scorso nella piscina del Parco Acquatico Santa Chiara di Rende. Un dramma che ha scosso la comunità locale e sollevato pesanti interrogativi sulla sicurezza della struttura. Gli indagati sono Maria Candelaria De Rose, in qualità di amministratrice della Marconi Village srl, il suo convivente Antonio Fusinato, e la bagnina trentenne che si trovava nel Parco Acquatico al momento della tragedia e che sarebbe in possesso di regolare brevetto. I primi due sono difesi dagli avvocati Giuseppe De Marco e Francesco Turco, mentre la bagnina è assistita dal legale Ugo Ledonne.
Dopo il decesso, la struttura è stata posta sotto sequestro. Oggi pomeriggio sarà eseguito l’esame autoptico sul corpo della bimba, affidato al medico legale Berardo Cavalcanti, che sarà determinante per chiarire come sia morta Simona Vanessa.
Le indagini puntano a capire anche come sia stata gestita l’emergenza alla luce delle parole del fratello di Simona, che in un’intervista al Tg 3 Calabria ha denunciato l’assenza di personale qualificato e la mancanza di apparecchiature salvavita: «Abbiamo iniziato a urlare, a chiedere aiuto, ma nessuno ha fatto nulla per salvarla». La magistratura intende verificare dunque, se il Parco Acquatico fosse in possesso di tutti i requisiti di sicurezza previsti dalla normativa.
La gestione del Parco Acquatico di Rende
Antonio Fusinato è noto alle cronache. L’uomo viene finanche citato nella relazione della commissione d’accesso antimafia al Comune di Rende che ha portato allo scioglimento per infiltrazioni mafiose. Il Parco Acquatico, si legge nell’atto, è infatti ritenuto “esempio di non corretta gestione del patrimonio immobiliare” comunale, mentre Fusinato risulta già «condannato per emissione di assegni senza provvista, fallimento, emissione di assegno senza autorizzazione, emissione di assegni senza provvista continuato e atti osceni; agli atti dell’Arma annovera un precedente di polizia (15.11.2019) per i reati di disciplina del fallimento e bancarotta».
Il Parco Acquatico Santa Chiara costato ai cittadini oltre 18 milioni di euro doveva essere affidato a un nuovo gestore. La gara d’appalto, indetta dai commissari con un bando identico a quello che aveva predisposto l’amministrazione Manna, però è andata deserta per ben 2 volte. Eppure l’affidamento vale quasi 20 milioni di euro di potenziali introiti per il gestore. Un business che però pare essere poco appetibile. Oggi in lutto cittadino Rende si stringe attorno alla famiglia di Simona Vanessa e inevitabilmente si pone interrogativi sull’effettiva sicurezza dell’impianto.
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