Calabria
Agenas, reti oncologiche: la Calabria in difficoltà nella lotta ai tumori, è tra le “cinque regioni da aiutare”
ROMA – La Calabria si conferma una delle regioni più fragili del sistema sanitario italiano nella lotta contro i tumori. A dirlo è la sesta indagine nazionale condotta dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas), che ha analizzato lo stato delle Reti Oncologiche Regionali nel 2023, con un focus specifico sulla presa in carico dei pazienti e l’accesso alle cure.
Una rete oncologica debole e frammentata
Insieme a Molise, Marche, Basilicata e Sardegna, la Calabria figura tra le cinque regioni che presentano le maggiori criticità. La rete oncologica regionale – evidenzia il report – mostra gravi lacune nell’integrazione tra ospedali e territorio, tempi lunghi per l’avvio delle terapie e scarsa prossimità delle cure. In pratica, un paziente oncologico calabrese può trovarsi a dover affrontare viaggi lunghi e faticosi per ricevere trattamenti essenziali come chemio o radioterapia, quando non è costretto addirittura a spostarsi fuori regione.
Una delle conseguenze più gravi di questo divario è la disomogeneità di trattamento tra pazienti affetti dalla stessa patologia: a seconda della regione di residenza, infatti, le tempistiche e la qualità delle cure possono variare sensibilmente. Al Nord – in regioni come Toscana, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte – il modello di rete oncologica è strutturato, capillare e tempestivo. Al Sud, invece, la situazione resta drammaticamente in ritardo.
Screening oncologici: Calabria assente dai dati
Anche sul fronte della prevenzione, la Calabria resta al palo. Il nuovo monitoraggio Agenas del 2024, relativo agli screening oncologici (mammella, colon-retto e cervice uterina), evidenzia come in Calabria i dati siano assenti o non ancora pervenuti. Un’assenza preoccupante che si aggiunge a una già nota difficoltà strutturale. La mancanza di adesione agli screening – fondamentali per la diagnosi precoce – è particolarmente grave in un contesto dove l’accesso alle cure è complesso e disomogeneo.
Secondo Agenas, sette regioni italiane non raggiungono nemmeno la soglia minima del 25% di copertura per lo screening del colon-retto, sei non superano il 35% per la mammografia. Calabria e Sardegna, però, risultano ancora prive di dati aggiornati. Una carenza che ostacola il monitoraggio e impedisce l’attivazione di azioni correttive efficaci.
Siccardi (Agenas): “Ridurre le disuguaglianze territoriali”
“Il nostro obiettivo è identificare e ridurre le disuguaglianze che ancora oggi penalizzano troppi pazienti in alcune aree del Paese”, ha dichiarato Giulio Siccardi, direttore facente funzione di Agenas. “Monitorare lo stato delle Reti Oncologiche è uno strumento fondamentale per supportare le Regioni e migliorare la qualità dei servizi offerti”. Tuttavia, i risultati del report mettono nero su bianco quanto il sistema sanitario italiano sia ancora spaccato in due: da una parte un Nord con servizi efficienti, dall’altra un Sud che, come la Calabria, fatica a garantire anche i livelli minimi di assistenza oncologica e preventiva.
Verso un piano di recupero strutturale
Di fronte a questo scenario, appare urgente un intervento straordinario per la Calabria, mirato non solo al potenziamento delle infrastrutture sanitarie, ma anche al rafforzamento delle competenze, della governance e della rete territoriale. Senza un cambio di passo deciso, il rischio è che i pazienti oncologici calabresi continuino a essere cittadini di serie B in un diritto alla salute che dovrebbe essere uguale per tutti. Nel frattempo, Agenas attende i dati mancanti da parte della Regione, un primo passo indispensabile per fotografare con esattezza il problema e cominciare, finalmente, a intervenire.
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