Giustizia e burocrazia, la protesta di un docente del Cosentino per ottenere risposte

A raccontare la vicenda fatta di burocrazia e attese è il professore Alessandro Cimino, insegnante di violoncello, che ha anche messo in atto un sit in davanti la sede della Procura di Catanzaro

COSENZA – E’ lo stesso Alessandro Cimino, docente di violoncello di San Giovanni in Fiore a raccontare la travagliata vicenda: “Nel 2015 la legge buona scuola di Renzi, invita i docenti a scegliere il ruolo nelle province di appartenenza. Rendendomi conto che, la collega reclutata in un istituto di Crotone, aveva scelto il ruolo in una provincia della Toscana, mi resi subito conto che il posto sarebbe toccato al sottoscritto (unico in graduatoria nella cattedra di appartenenza cattedra Violoncello) scoprendo che nel 2014, anno di iscrizione al triennio la collega non era ancora di ruolo”.

“Ho presentato ricorso causa lavoro tramite un avvocato cosentino ma qualcosa è andato storto e purtroppo sono andato incontro ad un’assurda soccombenza. In parallelo alla causa lavoro, ho sporto denunce penali presso la Procura di Crotone contro membri del MIUR, in particolare del dirigente L.G.. Anche i procedimenti penali non hanno avuto buon esito alla Procura di Crotone. Attraverso indagini personali, mi sono reso conto che il modus operandi dei pm di Crotone, non siano andati di pari passo con le norme costituzionali. Successivamente mi sono prodigato a praparare quattro esposti per poi presentarli alla Dda di Catanzaro, esattamente come altri colleghi i quali contestavano la sparizione di classi di sostegno. Presentando esposti appunto alla Dda hanno tempestivamente risolto il loro problema. Per quanto riguarda i miei esposti, scopro attraverso le prime richieste ex 335, che grazie agli esposti, sono scaturiti 6 procedimenti penali, tra cui 4 risultano trasferiti a Salerno per competenza e 2 ritenuti proseguibili d’ufficio alla Procura di Catanzaro”.

“Un pm si occupa di un procedimento nello specifico 2174 /mod 44 e l’altro 1261 /Mod 45. Per questo ho presentato richiesta sia dell’uno che dell’altro. Al primo, ho ricevuto riscontro e ho anche reperito i documenti e in conformità dei risultati che non ho ritenuto lecito fare opposizione, considerando le conclusioni del Pm e Gip”.

Per il secondo invece (che tratta il modus operandi dei soggetti che ritengo responsabili della mia soccombenza causa lavoro tra cui: l’avvocato in questione, il dirigente del MIUR e soprattutto il presidente degli ordini di disciplina che a sua volta non ha voluto procedere contro gli avvocati in questione,) intendo fare opposizione e considerando che trattasi di mod. 45, significa che dovrà esserci una richiesta di archiviazione e decreto Gip. Per procedere si effettua una richiesta ex 335 ccp e nei tempi previsti dalla legge, ogni cancelleria preposta deve rispondere entro 15 e non oltre 30 giorni con la dovuta un’autorizzazione del Pm”.

“Sono trascorsi 6 mesi dalla data di presentazione richiesta oltre ad aver inviato una richiesta sollecitativa il 24 gennaio e non ho ottenuto riscontro. Attraverso questa inadempienza, non ho la possibilità di produrre un’ulteriore memoria al cospetto delle conclusione appunto del Pm e decreto Gip, e mi trovo a pagare tasse giudiziarie ingiuste, proprio perché, sia il ricorso che i procedimenti penali non hanno avuto i buoni esiti, grazie alle responsabilità dei soggetti inclusi negli esposti”.

Il docente da mesi attende risposte attraverso una richiesta ex 335 ccp presentata il 30/09/2022 alla cancelleria preposta che riguarda un proc. penale in cui rappresenta la parte offesa ma non ha ricevuto nessuna corrispondenza da parte del Pm. Solo una risposta dalla ricezione e del trasferimento fascicolo in un altro contro ignoti. Protocollata una nuova richiesta al Pm giorno 24/01/2023 al fine di essere notiziato del motivo legato all’accorpamento fascicolo, nuovamente senza riscontro. “Ho il diritto all’accesso atti che riguarda un proc. Penale (1261/mod 45) 2021 per un’eventuale possibilità di dedurre e produrre memoria difensiva in conformità dei risultati attinenti alla richiesta d’archiviazione esuccessivo decreto Gip”. Una “palese incongruenza” spiega Cimino.

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