Area Urbana
Morte di Frank Morris, Azienda Ospedaliera di Cosenza condannata a pagare
“Suicidio o non suicidio? E’ stato accertato che “Frank Morris” non fu vigilato dai medici che lo presero in cura e morì per loro colpa”
 
																								
												
												
											COSENZA – Il Tribunale di Cosenza ha condannato l’Azienda Ospedaliera di Cosenza ad un risarcimento dei danni per svariate centinaia di migliaia di euro per la morte di Francesco Morrone, meglio conosciuto come Frank Morris, avvenuta nel 2017 all’interno del nosocomio bruzio. La sentenza ha dato ampio conto dei lamenti dei familiari del chitarrista, già rappresentati ed accolti dalla Procura di Cosenza.
La vicenda
In particolare il Tribunale ha tracciato un quadro allarmante della vicenda, specificando che “…è pacifico, sulla base della documentazione in atti, che Morrone Francesco sia deceduto in data 10.6.2017 presso l’Ospedale civile di Cosenza, dove veniva trasportato dal 118, a seguito di tentato suicidio presso la struttura dove si trovava agli arresti domiciliari (come confermato anche dai testi escussi). Il paziente era, quindi, sottoposto a colloquio psicologico, il quale evidenziava l’assenza di disturbi psicopatologici, salvo disturbi “d’anima” e della personalità, con necessità tuttavia di rivalutazione. Il paziente restava, quindi, in osservazione presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Cosenza, fino al decesso avvenuto alle ore 5:55 del 10 giugno 2017.

Frank Morris
È altrettanto pacifica, quindi, “…la sussistenza di una colpa – peraltro grave – in capo ai sanitari che lo ebbero in cura nei giorni 9/10 giugno 2017, posto che il medesimo Morrone era certamente ed intuitivamente soggetto a rischio suicidio (tanto da essere stato portato in Pronto Soccorso proprio per aver tentato di togliersi la vita presso la struttura ove si trovava agli arresti domiciliari) e alcuna adeguata vigilanza era garantita nei suoi confronti nel tempo in cui restava presso la struttura sanitaria: il Morrone, infatti, era lasciato in osservazione in Pronto Soccorso e sottoposto a visita solo alle 21:15, per poi gettarsi da un parapetto (privo, peraltro, di delimitazioni di sicurezza) circa 8 ore dopo…. appare evidente la violazione del protocollo per la prevenzione del suicidio del paziente in ospedale (prodotto da parte attrice), non essendo stato predisposto nei suoi confronti alcun sistema di monitoraggio o di cautela, anche minima, finalizzati ad evitare il ripetersi del proposito suicidiario, manifestatosi solo qualche ora prima presso la struttura dove il Morrone si trovava ricoverato.
Né sussistono elementi per dire che il paziente non fosse a rischio suicidio, dato il motivo del ricovero e la diagnosi per nulla tranquillizzante fatta in sede di consulenza psicologica, in quanto il medico incaricato, pur escludendo patologie, indicava il paziente come “da rivalutare” …. né può rilevare il fatto che non vi fossero posti letto disponibili nel reparto di psichiatria nell’A.O. di Cosenza o in altri centri psichiatrici nelle vicinanze, in quanto anche la scelta di mantenere il paziente “in osservazione” implicava un obbligo di vigilanza in capo alla struttura sanitaria, in presenza, come detto, di un soggetto a fortissimo rischio suicidio…”.

L’avv. Massimiliano Coppa
La tesi del suicidio
Le tesi tracciate dal Tribunale ripercorrono quanto già evidenziato dalla Procura di Cosenza che ha chiesto ed ottenuto il rinvio a giudizio di tutti i medici che a vario titolo si occuparono incautamente del paziente, essendo già fissata l’udienza dibattimentale dinanzi al Tribunale Penale di Cosenza. I familiari sono assistiti sia in sede civile che penale dall’avvocato Massimiliano Coppa coadiuvato dall’ingegnere Fabrizio Coscarelli, i quali hanno sottoposto sia al Tribunale Civile che a quello Penale un corposo dossier su tutte le probabili cause che hanno determinato il decesso per morte violenta di Francesco Morrone. Gli argomenti, quindi, sono risultati fondati sia in sede civile che penale determinando l’affermazione di responsabilità della Struttura Ospedaliera e dei medici suoi dipendenti (come affermato nella sentenza civile) le cui condotte – per la responsabilità penale – sono ancora al vaglio del Tribunale in sede penale. Suicidio o non suicidio, è stato accertato che il paziente non fu vigilato dai medici che lo presero in cura e morì per loro colpa.
In definitiva le condotte difettuali ipotizzate e documentate dall’avvocato Coppa sono risultate accertate ed involgono comportamenti omissivi posti in essere non solo da chi aveva l’obbligo di vigilare sul paziente, per altro detenuto, e preso in carico dall’Ospedale di Cosenza con un preciso obbligo giuridico di garanzia di tutela sulla sua salute ed incolumità come medici e primario di reparto, ma anche da parte di figure apicali a capo dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza e dei suoi servizi tecnici, individuate per documentato e conclamato deficit organizzativo. Detta circostanza è ancor di più aggravata dal fatto che le ragioni del trasporto d’urgenza mediante 118 dalla Comunità Terapeutica Regina Pacis di Torano Castello all’Ospedale di Cosenza risiedevano nella impossibilità di gestione del paziente successivamente preso in carico dal P.S. dell’Ospedale di Cosenza che non ottemperava a quegli obblighi di vigilanza, terapia e contenzione, oltre al collocamento immediato del paziente all’interno di locali idonei ed adatti alla propria condizione clinica al momento del ricovero, anche alla luce dell’obbligo di sorveglianza incombente sulla struttura sanitaria ospitante.
 
                         
								 
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
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